Testimonianza di Maurizio Carta, architetto
per Fondazioni Febbraio 2020
Siamo un pianeta di città, in cui in solo il 2% della superficie vive più di metà della popolazione, con una maggiore concentrazione nelle nazioni più sviluppate ed una crescita esponenziale nei paesi in via di sviluppo. Nelle città si produce più della metà della ricchezza globale con una insostenibile diseguaglianza distributiva, si genera e si subisce il maggior impatto del cambiamento climatico, si concentrano la creatività, la cultura e l’educazione. Nelle città vive sempre di più una umanità che aspira a potenziare la propria vita attraverso la società della conoscenza, dall’essere interconnessi, dall’impegno per l’adattamento climatico e dall’utilizzare la potenza creativa del riciclo delle aree dismesse per ridurre lo spreco di suolo. Davanti a queste rivoluzioni della nostra vita, le città rimangono troppo spesso desolatamente ferme all’incubo dell’Antropocene! Un insostenibile modello erosivo, predatorio, ineguale, egoista che intrappola l’umanità in un cieco presente che ne ottunde e mutila il futuro. Ma non esiste solo l’eterno presente, perché numerose città posseggono le chiavi per aprire le porte del diverso presente per entrare nel futuro possibile, sostenibile, creativo, giusto e solidale. Io le chiamo “Città aumentate” del Neoantropocene, una nuova era in cui l’umanità torni a prendersi cura dello spazio urbano, torni a generare bellezza, torni alleata della natura.
Il Neoantropocene per me è un’era in cui l’umanità assuma la consapevolezza di essere la responsabile del cambiamento climatico e accetta la sfida di essere responsabile della sua soluzione, agendo in maniera attiva e collaborativa alla mitigazione degli impatti ecologici, ma soprattutto alla progettazione di nuovi spazi, forme e modalità dell’abitare in grado di riattivare la potente energia generativa dell’ambiente urbano: ambiente di cura, di giustizia, di diritti, di convivenza, spazio plurale e fluido e mai più spazio segregato e in perenne conflitto con la natura. Città che costituiscano di nuovo organismi vibranti di luoghi e comunità, di culture e conoscenze, di sensori e di intelligenza, di visioni e di azioni. In un mondo attraversato da cambiamenti politici, economici, sociali e climatici, le Città Aumentate non sono solo più reattive ai nostri cambiamenti, ma sono esse stesse dispositivi abilitanti per migliorare la vita contemporanea delle multi-comunità che le abitano e le attraversano. La Città Aumentata del Neoantropocene, quindi, incrementa la qualità dell’insediamento umano attraverso l’azione congiunta di dispositivi cognitivi senzienti, collaborativi e intelligenti, concorre all’incremento della produttività valorizzando le nuove manifatture digitali, usa la creatività per rigenerare lo spazio pubblico e adotta il riciclo come modalità di azione sulle aree, infrastrutture ed edifici in obsolescenza.
Una Città Aumentata, quindi, incrementa la preziosa resilienza per adattarsi ai mutamenti ambientali, sociali ed economici che la attraversano. La Città Aumentata non è la città di un futuro impossibile, ma ci rivela come abitare un diverso presente, recuperando dalla storia delle città del mondo la loro memoria più potente: la collaborazione tra le persone come forza generatrice di diversità, eguaglianza e, quindi, di futuro.
Dalla rivista Fondazioni gennaio – febbraio 2020