Giovani, storia, arte e tecnologia: sono questi gli ingredienti principali di due iniziative didattiche sperimentali che la Fondazione Cariplo sta realizzando in questi anni nelle scuole e nei musei della Lombardia. La prima si chiama “Art@lab” ed è rivolta alle scuole secondarie lombarde, con l’obiettivo di condividere il patrimonio artistico della Fondazione Cariplo. Realizzata in collaborazione con la Direzione Scolastica Regionale e in partnership con Micro soft, Art@lab porta i ragazzi a incontrare da vicino e approfondire la conoscenza della ricca collezione di opere d’arte della Fondazione Cariplo. Propone loro di utilizzare queste ultime come risorsa di studio, facendone l’occasione per sperimentare una metodologia didattica innovativa, basata su laboratori, interdisciplinarità e multimedialità. L’iniziativa, avviata nell’anno scolastico 2011-2012, ha coinvolto oltre 240 ragazzi di 6 scuole di Bergamo, Lecco, Lodi, Mantova e Milano. Durante l’anno scolastico, le classi partecipanti sono affiancate da operatori didattici specializzati in attività di educazione al patrimonio culturale, i quali coprogettano i percorsi con i docenti, conducono incontri laboratoriali con i ragazzi e li aiutano nella realizzazione di elaborati multimediali che hanno al centro la rilettura e la reintepretazione delle opere della Collezione Cariplo. I migliori tra questi elaborati hanno dato vita a veri e propri percorsi multimediali su tablet a disposizione dei visitatori delle Gallerie d’Italia, in Piazza Scala a Milano, dove la Collezione Cariplo è ospitata. Ogni anno Art@lab propone agli studenti un tema specifico da affrontare. L’ultimo era intitolato “Viaggio nella memoria”: ovvero bisognava far dialogare il mondo passato rappresentato dalle opere con il presente dei visitatori. Particolarmente riuscito è stato l’elaborato dell’Istituto di istruzione Santa Caterina da Siena di Milano, intitolato “I mestieri” (nella foto), in cui i ragazzi hanno selezionato le opere che raffiguravano artigiani, operai e professionisti del XIX secolo e li hanno messi in relazione con le fotografie dei loro omologhi contemporanei, dando vita a un interessante cortocircuito temporale che può certamente aiutare lo spettatore a entrare in relazione con le opere. La seconda iniziativa didattica finanziata dalla Fon – da zione Cariplo nel campo arte e tecnologia si chiama “ArcheoWiki. Nuovi archeologi in Lom bardia. Percorsi reali e virtuali”. Essa mira a coinvolgere il pubblico nella fruizione del patrimonio archeologico meno conosciuto del territorio lombardo, attraverso le modalità di condivisione del sapere sviluppato da Wikipedia, uno strumento fortemente utilizzato dai giovani, anzi quasi il loro strumento conoscitivo di elezione. Il progetto nasce dalla consapevolezza che la regione Lombardia è ricca di istituzioni museali (oltre 300) che custodiscono al loro interno collezioni provenienti da mondi lontani nel tempo e nello spazio, frutto dei viaggi e delle scoperte di esploratori e scienziati lombardi accomunati dalla passione per l’archeologia. ArcheoWiki è realizzato da tre associazioni di promozione sociale: Wikimedia Italia, Mimondo e Gruppo Archeologico Ambrosiano. I volontari di queste organizzazioni stanno progressivamente mettendo online, rendendolo quindi disponibile a tutti, il vasto patrimonio archeologico dei musei lombardi, attraverso fotografie e schede dettagliate. Finora ne sono state caricate circa mille che si possono consultare all’indirizzo: www.archeowiki.it. «Siamo convinti che oggi la condivisione della conoscenza sia il vero motore dello crescita, dello sviluppo e dell’innovazione – ha commentato Piermario Vello, segretario generale della Fondazione Cariplo –. Progetti come ArcheoWiki non rappresentano una mera catalogazione, ma aprono mondi apparentemente lontani, come quello dell’archeologia, ad un pubblico vasto, in un’ottica moderna con una prospettiva che per definizione, attraverso il web, non ha confini nel mondo». Oltre che ai giovani il progetto ArcheoWiki rende facilmente accessibile il patrimonio artistico lombardo anche alle persone disabili e anziane, che hanno particolari difficoltà a muoversi, secondo la logica della “domiciliazione della cultura”.