Editoriale del Presidente della Fondazione Cariparo Gilberto Muraro
C’è stato qualcosa di nuovo quest’anno nella Festa del 2 giugno a Padova. Accanto alle manifestazioni ufficiali si sono infatti realizzate numerose iniziative sportive, culturali, ludiche, concluse con un importante concerto gratuito. È stata la risposta all’appello lanciato dal Comune e dalla Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo per una partecipazione popolare alla Festa.
Una festa nazionale effettivamente sentita da tutti diventa un elemento identitario che crea coesione sociale e aiuta a consolidare, al di sopra dei quotidiani contrasti politici e sociali, un insieme condiviso di ricordi e di speranze. Forse non avremo mai un rapporto con qualche nostro evento storico paragonabile a quello dei francesi con il 14 luglio, il giorno della presa della Bastiglia, e a quello degli americani con il 4 luglio, giorno dell’indipendenza. Ma possiamo e dobbiamo trovare nella istituzione della Repubblica, il 2 giugno 1946, un grande patrimonio morale che appartiene a ciascuno di noi ed è fonte di gratitudine e legittimo orgoglio per il passato e di fiducia nel futuro.
Il referendum di 78 anni fa, che per la prima volta accolse il voto delle donne, segnò una svolta epocale non solo perché cambiò l’ordinamento dello Stato, da monarchico a repubblicano, ma anche perché implicò un insieme di valori radicalmente diverso. La sintesi migliore rimane quella illustrata da De Gasperi due mesi dopo alla Conferenza di pace di Parigi, quando dichiarò che la nuova Repubblica voleva armonizzare in sé “le aspirazioni umanitarie di Mazzini, le concezioni universalistiche del cristianesimo e le speranze internazionalistiche dei lavoratori”. Fu un momento magico di confronto costruttivo tra le forze politiche. Dopo poco tempo esse si sarebbero aspramente scontrate negli schieramenti ideologici creati dalla guerra fredda, ma intanto riuscirono a produrre una Costituzione esemplare, basata sui diritti inviolabili della persona e sui doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. In effetti, il 2 giugno è già recepito come festa della Repubblica e della Costituzione insieme, e questo binomio ne esalta il valore.
Ma c’è una terza componente della Festa che va messa in luce, e si tratta della vicenda economica che si accompagnò al cambiamento politico. Già nel 1948 l’inflazione postbellica appariva sconfitta, mentre il Piano Marshall innescava la ripresa produttiva. E dal 1948 partì quella fase di forte crescita dell’economia, durata fino alla metà degli anni ’60, che trasformò l’Italia povera e rurale in un paese industriale e ricco. Si usa parlare di miracolo economico italiano, anche se fu miracolo del tutto terreno, alimentato da migrazioni massicce e dolorose. Si trattò di un’autentica epopea del lavoro, che vide un popolo povero e umiliato risollevarsi con una determinazione incredibile, che rese accettabile ogni sacrificio, portò a vincere la concorrenza economica europea, generò un’esplosione di capacità imprenditoriale.
Repubblica, Costituzione, progresso economico: è davvero un nuovo Risorgimento che inizia il 2 giugno 1946, e come tale ci tocca tutti, nella gratitudine per gli italiani che resero possibili tali conquiste politiche e sociali e nell’impegno a renderle irreversibili.
A consuntivo dell’esperimento padovano, possiamo dichiarare che il beneficio, a giudicare dalla reazione delle associazioni e della cittadinanza, è risultato alto, comunque lo si voglia misurare; certamente più alto del costo che si è limitato al rimborso delle eventuali spese dirette per le attività realizzate.
Potrebbe essere un impegno corale delle nostre Fondazioni?