Per raccontare un progetto che trattasse il tema cittadinanza abbiamo deciso di andare a Milano a conoscere alcune delle attività de “Lacittàintorno”, un vasto programma promosso da Fondazione Cariplo, in partnership con il Comune di Milano, dal 2016. Sapevamo che nella sua cornice si svolgevano varie attività di cittadinanza attiva, ma solo “entrandoci dentro” siamo riusciti a capire a fondo quanto coinvolga davvero la città intera. Raccontare “Lacittàintorno” non è un esercizio facile, probabilmente perché chi ha a che fare con il progetto è abituato ad affrontare la complessità dei luoghi e delle persone con pazienza e con tenacia, superando gli ostacoli burocratici, culturali, naturali e architettonici e cercando costantemente di progettare dal basso le nuove iniziative, coinvolgendo chi abita in quei luoghi.
A fare ordine ci ha aiutato Chiara Bartolozzi dell’Area Arte e Cultura di Fondazione Cariplo. Il progetto è partito dal profondo interesse condiviso della Fondazione e del Comune di Milano di intervenire sulle periferie milanesi. «L’idea era di fare rigenerazione urbana a base culturale, mettendo a sistema le vocazioni e le energie già esistenti nei progetti sul territorio». È un programma intersettoriale e, quindi, coinvolge tutti e quattro i settori di intervento della Fondazione. «Lacittà intorno è uno dei quattro grandi progetti intersettoriali di Fondazione Cariplo e quindi mette a sistema i saperi, le esperienze e le relazioni che le quattro Aree Filantropiche possono mettere a disposizione», spiega Chiara Bartolozzi. L’Area Arte e Cultura, di cui fa parte Bartolozzi, si è occupata in particolar modo di periferie, ma «prima di tutto però era fondamentale condividere un’idea precisa di “periferia” e riconoscere che il suo significato non si riferisce solo alla distanza dal centro, ma piuttosto alla presenza (o assenza) di servizi accessibili e alla loro tipologia». Questo è un passaggio fondamentale, perché le due aree in cui interviene il progetto – Adriano-Via Padova, a Nord, e Corvetto-Chiaravalle, a sud della città sono molto diverse tra loro nonostante entrambe lontane dal centro. Quello che tiene insieme queste esperienze diverse è il metodo attraverso il quale si può intervenire: puntare sul coinvolgimento attivo degli abitanti e delle organizzazioni che già lavorano sui territori.
Nello studio delle specificità delle aree coinvolte è stato fondamentale il coinvolgimento del DAStU, il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, che ha contribuito offrendo percorsi di ricerca territoriale e fornendo quadri strategici per migliorare l’impatto degli interventi. Il lavoro, coordinato dalla professoressa Francesca Cognetti, è raccolto in una serie di quaderni accessibili al pubblico. Chiara Bartolozzi ci racconta le sei azioni principali de Lacittàintorno (vedi scheda a pag. 46), che si sviluppano e si intrecciano sui territori, mescolandosi a molte altre progettualità, come quella di QuBì, che tratta il tema del contrasto alla povertà infantile in 25 quartieri milanesi.
A via Padova c’è il risultato di una delle azioni più importanti del progetto, il punto di comunità “mosso” (si scrive con l’iniziale minuscola). Qui abbiamo incontrato Luca Rossetti, community manager, e Thomas Emmenegger, presidente della Cooperativa Olinda, capofila del punto di comunità (a cui partecipano anche COMIN, CSF, Ludwig, Salumeria del Design). Per raggiungere “mosso”, scendendo alla fermata metro Loreto, bisogna camminare 15 minuti, ascoltando tante lingue diverse e incontrando esercizi commerciali italiani, cinesi, arabi e sudamericani. Appena arrivati nell’ex-convitto di 2.400 metri quadri, dove il progetto prende vita, abbiamo capito quanto un punto di comunità sia un luogo fluido, aperto e vissuto.
Al bar, infatti, c’erano un padre con una bambina, alcuni ragazzi arabi che chiacchieravano, una donna senza fissa dimora che faceva colazione, come tanti altri che abitualmente vengono a prendere da mangiare, senza dover necessariamente saldare il conto. C’era un gruppo di ragazze che faceva aperitivo con lo spritz e un signore anziano che aspettava i figli e raccontava del loro lavoro e della sua quotidianità. Il bar dove tutto questo accade è uno strumento di autosostentamento per garantire al progetto autonomia e indipendenza, per quanto possibile, ma che non segue le logiche di un “efficientismo mercantile”, come ci dice Thomas Emmenegger. Il lavoro, così inteso, è uno dei cardini per il punto di comunità che, oltre al bar, ospita un ristorante e uno spazio dedicato alle politiche attive del lavoro con un centro di formazione. Una parola ritorna quando si parla di questi spazi: “qualità”. «Io voglio che la gente torni a mangiare al ristorante perché gli sono piaciuti i piatti, non solo perché vogliono sostenere il progetto» ribadisce Emmenegger.
“ L’idea alla base de Lacittàintorno
è fare rigenerazione urbana a base culturale,
mettendo a sistema le vocazioni e le energie
già esistenti nei progetti sul territorio”
A “mosso” c’è anche un’attrezzeria (gestita in collaborazione con l’associazione Conserva- Mi), che si concentra sul tema del riuso con tutti gli strumenti necessari per riparare quello che si è rotto o non funziona più, dalle biciclette alle stoffe. Non solo si può riparare, ma lo si può fare insieme a dei tutor che ti insegnano come si fa.
Ci sono anche: uno sportello dedicato al tema dell’energia, animato in collaborazione con Legambiente Lombardia, dove si sta cominciando a costruire un progetto di comunità energetica; uno sportello migranti, per aiutare con le pratiche burocratiche e fornire lezioni di lingua italiana; uno sportello dedicato alla mobilità sostenibile, in cui si forniscono informazioni e si ascoltano idee e proposte. C’è, inoltre, la redazione de “L’alveare di via Padova”, un portale online che permette di acquistare da contadini locali prodotti che percorrono in media appena 61 km per arrivare ai piatti dei consumatori!
Soprattutto a “mosso” c’è il “Portierato di quartiere”, che non serve a ritirare i pacchi, come si potrebbe pensare, ma è uno spazio dove i cittadini possono andare a raccontare sogni, idee e desideri. Un luogo dove raccontare le proprie proposte e farle divenire progettualità, mentre si può venire a conoscenza di servizi e attività già esistenti nel quartiere. In questa offerta così variegata non c’è alcuna casualità, ma tutte nascono dall’ascolto attento e dal confronto con la comunità.
«Il Punto di comunità “mosso” è un ecosistema di opportunità, un sistema vitale che vive nel contesto in cui è inserito, che non è solo il quartiere ma tutta la città» ci dice Luca Rossetti. Questo significa che qui le cose si fanno con la comunità e non per essa. «Se ci riferissimo solo al quartiere, saremmo in una posizione di subalternità; “mosso” non è uno spazio vuoto da riempire, ma un luogo che ha una visione», aggiunge Thomas Emmenegger.
«Prendiamo l’esempio della sicurezza. Molte persone del quartiere sono preoccupate da situazioni di spaccio o di consumo di droga, ma noi crediamo che queste situazioni non si risolvano con un intervento punitivo o con la maggiore presenza della polizia. Bisogna conoscere i nomi e i cognomi di questi ragazzi, conoscere le loro storie. Qui c’è un problema di salute dei più giovani, che sono disinformati e che non hanno accesso ad alcuni medicinali di base. C’è un problema di lingua, perché molti non parlano bene l’italiano e questo crea inevitabilmente una distanza e una disuguaglianza. Soprattutto c’è un grande problema abitativo. Per questo noi volevamo costruire anche un ostello per accogliere chi non ha una casa fissa».
Il problema della casa è molto diffuso in tante zone di Milano. A Giambellino-Lorenteggio, Luca Sansone, del “Laboratorio di quartiere”, ci ha portato a vedere la situazione delle case popolari della zona. Qui, ci ha spiegato, è in corso l’abbattimento di molti edifici e questo crea non pochi problemi alla popolazione, soprattutto a chi si trova all’improvviso senza un domicilio, con tutti i problemi che ne conseguono. Tra le moltissime attività che hanno reso il “Laboratorio di quartiere Giambellino- Lorenteggio” un punto di riferimento per la cittadinanza, una fa parte dell’azione “Sottocasa” de Lacittàintorno. Si chiama “Scendi, c’è il cinema” e porta i film – anche quelli che sono contemporaneamente nelle sale cinematografiche, dopo una battaglia vinta con alcune case di produzione – nei cortili delle case popolari, dove «le signore scendono ben vestite per assistere alle proiezioni», racconta Sansone. I film sono gratuiti perché «quello che ci interessa non è solo vedere un film all’aperto, ma soprattutto fare incontrare persone che altrimenti non si incrocerebbero mai, accogliere la città nel cuore della periferia, raccontarne luci e ombre al di là di stereotipi e rappresentazioni gridate. Gli abitanti che ogni anno aprono le porte delle loro case, sistemano i cortili, offrono la corrente elettrica e l’accesso ai servizi, sono loro che hanno diritto ad una cultura accessibile economicamente e in quartiere senza essere costretti ad andare in centro città».
“Quello che ci interessa non è solo vedere un film all’aperto,
ma soprattutto fare incontrare persone che altrimenti non si incrocerebbero mai,
accogliere la città nel cuore della periferia,
raccontarne luci e ombre al di là di stereotipi e rappresentazioni gridate”
Luca Sansone è molto assertivo quando parla di quello che il Laboratorio fa sul territorio. Racconta, con passione, di reti e di credibilità, spiega che la progettazione dal basso è complessa, che nelle assemblee popolari bisogna raccogliere idee e dimostrare che non vengano modificate in altre sedi ma perseguite.
Racconta di come parte della riservatissima comunità filippina abbia fatto riferimento a loro nel periodo di pandemia, quando, lavorando in molti come badanti, non potevano più pagare l’affitto di 800 euro di una stanza in una casa divisa con altre famiglie. «Loro sapevano che noi c’eravamo e ci hanno ringraziato per non averli fatti sentire soli». Lo capiamo bene mentre, prima di salutarci, Luca entra in una stanza piena di signore anziane per ricordargli i prossimi appuntamenti di comunità nel quartiere.
L’esercizio della cittadinanza non è facile, richiede partecipazione, ascolto, reti di persone, idee, energie e competenze e necessita della capacità di sapersi sempre rinnovare, raccogliendo i suggerimenti di un bambino o di una professoressa universitaria, degli abitanti delle case popolari e delle famiglie di quartieri sprovvisti di servizi. Tutti presenti nello spazio dove esiste la cittadinanza, tutti coinvolti per migliorare la città e l’esistenza di chi la vive.
Lacittàintorno
“Lacittàintorno” è un vasto programma intersettoriale di Fondazione Cariplo che interviene coinvolgendo le comunità delle periferie milanesi. È partito nel 2016 con uno stanziamento complessivo di 10 milioni di euro. La sua peculiarità sta nell’aver voluto puntare sul coinvolgimento di quante più realtà possibili per costruire reti, offrire opportunità, cambiare la città e stimolare l’attività culturale. Il programma si articola in sei azioni principali: PuntoCom (punti di comunità), centri aperti e plurali per incontrarsi e partecipare; Sottocasa, bando che sostiene l’offerta culturale orientata ad arricchire la qualità della vita nei quartieri; AbbracciaMi, la circle line ciclabile e pedonale, che tocca tutte le aree coinvolte e promuove una nuova mobilità, attraversando oltre 20 parchi urbani; Luoghicomuni, che cerca di trasformare spazi aperti inutilizzati in luoghi di comunità di cui prendersi cura; Ideebambine coinvolge i bambini e le bambine nel processo di rigenerazione e cura dei beni comuni e A piccoli Patti nato per realizzare queste idee. L’articolo in queste pagine racconta solo una parte minima di Lacittàintorno: un programma vastissimo che comprende anche festival culturali, aperitivi per sviluppare nuove idee imprenditoriali a sfondo sociale, un “portale dei saperi”, che unisce competenze e bisogni favorendo l’incontro delle persone. Il ruolo di Fondazione Cariplo è determinante, ma silenzioso e rispettoso dell’autonomia dei partner coinvolti. La Fondazione è l’anima del programma, ma si ritaglia un ruolo “dietro le quinte”: incoraggia, sostiene, include, conosce e fa conoscere tutte queste diverse realtà per continuare a far vivere ed evolvere Lacittàintorno. Ulteriori informazioni e l’elenco completo dei partner del progetto si trovano sul sito lacittaintorno.fondazionecariplo.it.
Dalla rivista Fondazioni aprile – giugno 2023