Testimonianza di Alberto Urbinati, presidente di Liberi Nantes
per Fondazioni Marzo 2023
Alberto Urbinati è presidente e socio fondatore dell’associazione sportiva dilettantistica Liberi Nantes, una squadra formata interamente da migranti e richiedenti asilo che dal 2010 gestisce il campo sportivo XXV Aprile nel quartiere Pietralata di Roma.
Parlare di talento comporta un grande rischio di banalizzazioni. Io me lo immagino come quell’insieme di attributi fisici, umani, morali, caratteriali che porti nel tuo bagaglio personale. Per far emergere un talento, però, servono almeno due persone, quello che ce l’ha e quello che sa leggerlo e valorizzarlo. Il contesto che ci circonda, infatti, gioca un ruolo centrale nelle possibilità che le persone hanno di esprimersi pienamente. La storia di Liberi Nantes e le sue trasformazioni avvenute negli anni raccontano proprio questo. All’inizio, nei primi anni 2000, eravamo un gruppo di tifosi che non hanno accettato l’ingresso prepotente del razzismo negli stadi. Per questo, nel 2007, abbiamo fatto nascere la prima squadra interamente formata da ragazzi rifugiati e richiedenti asilo, una squadra che, per un anno, si è solamente allenata e per dieci anni ha giocato fuori classifica per questioni burocratiche, terminando sempre a zero punti a prescindere dalle vittorie. Nonostante questo, come Liberi Nantes, noi abbiamo sempre voluto che questa squadra si confrontasse in un campionato regolare, non accontentandoci di svolgere amichevoli tra squadre di migranti o cercando di creare un ambiente ad hoc per la nostra squadra. Dovevamo comportarci come una normale squadra di pallone e per questo abbiamo girato moltissimi campi in terza categoria. Non è sempre stato semplice, ma abbiamo sempre fatto in modo che il rispetto verso il prossimo venisse prima di tutto, anche in contesti dove la cosa non era assolutamente reciproca. Questo è un valore che ereditiamo dallo sport e che vogliamo fortemente trasmettere. Mentre passavano gli anni il progetto cambiava; nel 2010 è iniziata una delle sfide più grandi, la presa in gestione del campo sportivo XXV Aprile in un quartiere di periferia: un’area sostanzialmente abbandonata dal 1995 che sotto la nostra gestione è entrata in una fase di lento ma costante recupero, anche grazie al lavoro volontario dei migranti.
“Per far emergere un talento servono almeno due persone, quello che ce l’ha e quello che sa leggerlo e valorizzarlo. Il contesto che ci circonda, infatti, gioca un ruolo centrale nelle possibilità che le persone hanno di esprimersi pienamente”
Insieme abbiamo recuperato uno spazio, imparando gli uni dagli altri e cominciando a coinvolgere la comunità del quartiere. Dall’esperienza di Liberi Nantes è nato, infatti, il Centro sportivo di comunità (uno dei 5 attivi in tutta Italia): un doposcuola dove i ragazzi del quartiere, dai 6 ai 16 anni, possono svolgere attività sportiva gratuitamente, ma anche trovare un affiancamento per essere aiutati con i compiti. La crescita di Liberi Nantes e delle persone coinvolte nel progetto dimostra una cosa particolarmente importante: noi siamo partiti da una squadra di calcio composta da migranti, ma oggi coinvolgiamo anche famiglie italiane in difficoltà ma non solo. Da noi vengono migranti, giovani italiani, militari della caserma di zona, professoresse in pensione per dare una mano. Questo dimostra che un determinato sistema di valori permette di coinvolgere persone estremamente diverse tra loro che, in fondo, manifestano gli stessi bisogni. Persone che possono incontrarsi e fare cose insieme senza nessun tipo di pregiudizio e che imparano a conoscersi e riconoscersi. Un campo sportivo recuperato, quindi, può diventare uno spazio dove il talento può esprimersi o dove semplicemente trovare degli stimoli o degli sfoghi per affrontare la quotidianità. La nostra storia però dimostra anche che il talento da solo non è sufficiente, serve impegno costante e voglia di migliorarsi per potersi confrontare con sfide sempre più grandi e difficili, proprio come è successo con il nostro progetto che è così tanto cresciuto nel corso degli anni. Noi vogliamo continuare a farlo, ma dobbiamo essere almeno in due: ci auguriamo che insieme a noi vogliano farlo tutte le parti coinvolte, dall’Amministrazione pubblica alle famiglie, perché solo così possiamo continuare a far emergere il talento che è intorno a noi.
Dalla rivista Fondazioni gennaio – marzo 2023