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La disabilità in Italia | Alessandra Locatelli

Intervista ad Alessandra Locatelli, Ministro per le Disabilità
per Fondazioni – dicembre 2022

Esiste un censimento relativo ai numeri delle persone disabili e di quali disabilità sono portatrici?

I dati sono purtroppo frammentati ed è necessario cercare di ricomporli, anche per individuare strategie che possano rispondere concretamente alle esigenze di chi convive con una disabilità grave o gravissima. È questo un tema che mi sta particolarmente a cuore ed è il motivo per il quale costituirò un gruppo di lavoro nel mio Ministero. L’obiettivo è ricomporre i dati e analizzare la distribuzione di servizi e risorse tra le regioni in modo da arrivare a un fondo unico da cui attingere per realizzare il progetto di vita personalizzato.

Parliamo di lavoro. A che punto siamo con l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità?

 Nel corso degli ultimi anni sono stati compiuti importanti passi  in avanti per garantire i diritti delle persone con disabilità e sostenere le loro famiglie. Ci sono leggi europee, nazionali e anche regionali già da tempo, anche se spesso non sono pienamente attuate sui territori e quindi molte difficoltà restano. Lo vediamo quotidianamente, dalle cose più semplici a quelle più complesse, dall’accessibilità agli spazi pubblici al grande tema dell’inserimento lavorativo. La legge 68 del 1999 per l’inclusione nel mondo del lavoro va rivista e attualizzata, garantendo l’accompagnamento delle persone più fragili nella vita lavorativa. Dobbiamo farlo tenendo sempre presente che le persone con disabilità hanno bisogno di cura e assistenza, di servizi, ma anche di relazioni, affetti e socialità. Il nostro obiettivo deve essere garantire a tutti una vita dignitosa, autonoma e indipendente.

A dicembre 2021 il Senato ha approvato all’unanimità la legge delega sulle disabilità che prevede una revisione completa della normativa operativa con l’adozione di una serie di decreti legislativi. A che punto siamo?

A gennaio i decreti attuativi sull’istituzione del garante nazionale, sull’accessibilità nella pubblica amministrazione e l’istituzione di un tavolo del lavoro sui Leps (Livelli Essenziali delle Prestazioni in ambito Sociale) prevedibilmente potranno essere sul tavolo del Consiglio dei Ministri. Gli altri due decreti sull’accertamento della condizione di disabilità e il progetto di vita richiederanno più tempo e confronto, ma stiamo lavorando e rispetteremo i tempi del Pnrr. Il tavolo sull’individuazione dei Leps lavorerà in maniera integrata con il Ministero per gli Affari regionali e le autonomie.

Non solo persone disabili, ma anche caregiver. In molti sostengono che in Italia rispetto a questa “categoria” esistono importanti vuoti normativi. Lei cosa ne pensa?

Il riconoscimento del caregiver familiare e delle giuste tutele e garanzie per chi assiste e si prende cura di persone fragili è prioritario. Mi impegnerò direttamente, attraverso il confronto con gli altri ministeri coinvolti e competenti in materia perché le iniziative, assunte dai precedenti governi con l’istituzione del fondo per il sostegno ai caregiver, possano concretizzarsi in un’effettiva tutela. I caregiver familiari sono persone che amano e che curano e non possono continuare a rimanere invisibili. Dobbiamo riconoscere il ruolo di quanti si occupano a tempo pieno dei propri cari con gravissima disabilità, malattie cronico degenerative, rare o sottoposti a complessi percorsi terapeutici per malattie oncologiche, garantendo loro agevolazioni, pensionamento anticipato, tutele e contributi, oltre al sostegno psicologico e formativo per tutti.

Cosa pensa della normativa sul Dopo di noi (Legge n.112/2016 – Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare)? Esistono margini di miglioramento?

Il Dopo di noi, in realtà, si costruisce prima, è un “Durante noi”, serve iniziare a progettare il futuro delle persone con disabilità insieme alle famiglie. Questo è l’obiettivo per cercare di dare una risposta attraverso il progetto di vita che tiene conto di tutti i bisogni specifici per ogni persona, arrivando a stabilire un budget che dia garanzie per tutta la vita. Dopo la conclusione dell’iter della Legge delega sulla disabilità vorrei riunire tutte le norme in un testo unico sulla disabilità (TUD) che faccia chiarezza e semplifichi l’applicazione delle disposizioni e il rispetto dei diritti.

Inclusione scolastica, cura, socialità, autonomia, integrazione e inserimento lavorativo delle persone disabili sono alcuni dei fronti in cui il ruolo del Terzo settore è determinante. Cosa ne pensa? Cosa si può fare per agevolarlo? Ci sono esperienze locali che possono contaminare le politiche pubbliche?

Lo abbiamo visto con chiarezza in questi ultimi due anni: da soli non andiamo da nessuna parte. Le associazioni, il mondo del Terzo settore svolgono un lavoro fondamentale e fare rete è la chiave per promuovere percorsi virtuosi e avere risultati che possano migliorare la qualità di vita delle persone con disabilità. In legge di bilancio ho voluto inserire un primo fondo per le periferie inclusive di 10 milioni di euro, che sarà destinato ai Comuni con popolazione superiore ai 300mila abitanti. L’obiettivo è incentivare l’attivazione di percorsi, in collaborazione con gli enti locali e il Terzo settore: dai piccoli progetti territoriali si possono generare esperienze da replicare a livello nazionale. Insieme possiamo e dobbiamo fare di più.

Pensa che un giorno non avremo più bisogno di un “Ministro per le Disabilità”?

Cinque anni fa, è nato il Ministro per le Disabilità. In questo tempo sono stati costruiti progetti importanti, con nuove risorse e opportunità per le nostre comunità. Mi aspetto che tra qualche anno non ci sia più bisogno di una persona che in particolare debba dar voce alle persone con disabilità e ai loro diritti, ma che tutti i livelli istituzionali diventino consapevoli della portata universale delle loro azioni politiche: perché quando si fa qualcosa, lo si faccia per tutti.

Dalla rivista Fondazioni novembre- dicembre 2022