Skip to main content

Uguaglianza è partecipazione | Tortuga

Tortuga è un think-tank di studenti, ricercatori e professionisti del mondo dell’economia e delle scienze sociali, nato nel 2015. Attualmente conta più di 50 membri under-30, sparsi tra Europa e il resto del mondo. Producono articoli su temi economici e politici, e offrono alle istituzioni, associazioni e aziende un supporto professionale alle attività di ricerca o policy-making.

Cosa significa per voi “Uguaglianza”?

Uguaglianza è dare la possibilità a tutti di poter partecipare attivamente al miglioramento della collettività.

Quali sono le sfide più importanti da affrontare in Italia per contrastare le disuguaglianze?

Innanzitutto occorre definire l’ambito delle disuguaglianze. Possono essere generazionali, di genere, etniche, e coesistere all’interno dello stesso paese. Agire sulle disuguaglianze generazionali significa tornare a investire e credere nei giovani: scuola, università e ricerca. Per contrastare le disuguaglianze di genere occorre creare condizioni più favorevoli all’occupazione femminile, potenziando i servizi di supporto come asili nidi e scuole dell’infanzia. Per le disuguaglianze etniche occorre ripensare alle politiche sulla cittadinanza. Come think tank trattiamo spesso questi temi nelle nostre analisi e report, che potete trovare nel nostro sito www.tortugaecon.eu.

Esiste una “disuguaglianza generazionale”? Come si contrasta?

In Italia esiste una forte disuguaglianza generazionale, che però non deve essere affrontata attraverso dinamiche di lotta generazionale. È essenziale affrontare la tematica con spirito costruttivo, cercando il dialogo e il confronto con tutte le parti coinvolte, un punto per noi fondamentale che abbiamo messo al centro del nostro libro “Ci pensiamo noi” (Egea, 2020). Contrastare la disuguaglianza generazionale richiede, in primis, tornare a investire sui giovani in Italia. Ciò significa destinare maggiori risorse a scuola, università e ricerca, asili nido, oltre a riformulare i canali di accesso al mercato del lavoro per i giovani. Al contempo, occorre gestire responsabilmente risorse destinate alle pensioni.

Secondo voi cosa possono apportare i giovani nella lotta alle disuguaglianze? E di quali strumenti hanno più bisogno?

I giovani oggi sono stati in primis colpiti dalle disuguaglianze, specialmente economiche, visto l’impatto particolarmente duro su questa categoria della crisi economica del 2008 e oggi quella del Covid-19. Spesso non è stato fornito lo stesso supporto garantito ad altre fasce della popolazione. Come indichiamo nel nostro libro, i giovani oggi hanno bisogno di un nuovo interessamento da parte della politica, con azioni coraggiose e lungimiranti.

La collaborazione fra pubblico e privato è utile al contrasto delle disuguaglianze? Perché?

Assolutamente sì. Il pubblico, infatti, può intervenire mediante l’uso di strumenti di policy che riescano a mitigare le disuguaglianze, ma le politiche pubbliche più efficaci sono spesso quelle che nascono con la collaborazione di ampi settori della società civile e del mondo economico. Inoltre, contrastare la disuguaglianza può anche essere una strategia win-win, da cui il privato può trarre degli importanti vantaggi. Un esempio di tale dinamica è il risultato che si ottiene investendo nella formazione di persone marginalizzate o escluse dal mercato del lavoro: da un lato si torna a includere questo gruppo di persone all’interno del mercato del lavoro, potenzialmente aiutandole a uscire da condizioni di povertà, dall’altro si forniscono nuovi potenziali lavoratori che potrebbero essere impiegati da aziende private.

Oggi vediamo spesso sentimenti di rabbia e di antagonismi all’interno della nostra società. Come si realizza l’uguaglianza in un contesto pieno di tanto risentimento?

Il dibattito odierno è fortemente polarizzato. Ma spesso la polarizzazione proviene dall’incomprensione della complessità della realtà odierna e dal rifugiarsi in spiegazioni semplici e confortanti. Per questo pensiamo che il primo e indispensabile passo sia puntare sull’istruzione, non solo dei più giovani, per poter fornire a ciascuno di noi la capacità e la possibilità di comprendere criticamente al meglio ciò che ogni giorno accade.

L’Unione Europea sta contribuendo a ridurre le disuguaglianze tra gli Stati membri e all’interno dei singoli Paesi?

Sì, anche se con difficoltà. I Fondi di Coesione, fondi di sviluppo regionale stanziati dall’Unione Europea, possono essere un aiuto importante per ridurre le diseguaglianze tra Stati membri e tra centri e aree interne all’interno dei Paesi stessi. Negli ultimi decenni, la differenza tra città, dinamici poli attrattori, e aree interne si è manifestata con forza, portando allo spopolamento e a una crescita economica stagnante in diverse zone d’Europa. I Fondi di Coesione possono essere un buono strumento per cercare di sanare questo gap. Inoltre, la nuova solidarietà europea emersa tramite il Recovery Fund e politiche come Sure vanno sicuramente nella direzione di una maggiore integrazione europea a una diminuzione delle disuguaglianze tra i vari Stati membri.

La pandemia ci ha insegnato qualcosa sull’importanza del contrasto delle disuguaglianze?

La pandemia ha evidenziato nuovamente l’impatto asimmetrico di questi eventi: sono stati i giovani a soffrire maggiormente le conseguenze economiche avverse del Covid-19. Lo stesso era accaduto in Italia dopo la crisi del 2008, un altro fenomeno che aveva inasprito le disuguaglianze generazionali. La condizione dei giovani non è migliorata di molto negli ultimi 12 anni. Occorrerà maggiore supporto verso questa categoria nei prossimi anni.