Vent’anni fa nasceva a La Spezia il Museo Civico “Amedeo Lia”, grazie all’incontro tra un generoso mecenate e una pubblica amministrazione intelligente. Lia, un uomo d’impresa, un ingegnere, nel secolo scorso spese il proprio tempo e le proprie risorse per inseguire la bellezza creata dagli artisti del passato. E, una volta messa insieme una collezione di rilievo mondiale decise di donarla alla sua città, La Spezia appunto.
«Fu uno straordinario esempio di mecenatismo – afferma il presidente della Fondazione Carispezia Matteo Melley – che ha contribuito ad avviare lo sviluppo culturale della città, cui hanno fatto seguito gesti analoghi da parte di altre figure di collezionisti spezzini».
Oggi, una mostra dal titolo “L’elogio della bellezza. 20 capolavori, 20 musei, per i 20 anni del Lia” promossa dal Comune della Spezia in collaborazione con la Fondazione e con il contributo di Crédit Agricole Carispezia, onora la memoria di Amedeo Lia e dà nuovo stimolo per rimettere al centro l’investimento culturale come fattore di crescita per il territorio. Nel museo a lui dedicato la mostra fa convergere venti capolavori aggiuntivi, uno per ogni anno del ventennale, offerti per questo “omaggio collettivo” da molti dei musei che con il Lia hanno avuto rapporti scientifici e di scambio. In questi venti anni sono stati numerosi, infatti, i grandi musei anche internazionali che si sono rivolti al Lia per prestiti di opere di rilievo, a conferma di come l’occhio del collezionista, spesso assistito da esperti da lui attentamente individuati, avesse saputo cogliere veramente il meglio, i capolavori autentici, che via via emergevano sul mercato del grande e grandissimo antiquariato.
I 20 capolavori che arrivano a La Spezia per questa mostra, aperta fino al 25 giugno, sono stati scelti sulla base della qualità, ma anche per la loro “assonanza” con le opere del Lia, che consta di circa 1.000 opere di grande varietà, dall’epoca classica al tardo antico, al Medioevo, per finire al XVIII secolo. Si tratta di dipinti, miniature, sculture in bronzo, rame, avorio, legno, vetri, maioliche, oggetti d’arte che documentano il gusto e la cultura dell’arte in Italia e in Europa. Fra loro, una vera gemma sono i cosiddetti “primitivi”: più di settanta tavole di Pietro Lorenzetti, Bernardo Daddi, Lippo Memmi, Lippo di Benivieni, Lorenzo di Bicci, Barnaba da Modena, Paolo di Giovanni Fei, il Sassetta; inoltre molte tempere e tele fra cui opere di Vincenzo Foppa, Antonio Vivarini, il Bergognone, un probabile Raffaello giovane, Pontormo, Tiziano, Tintoretto, Sebastiano del Piombo, Giovanni Cariani, Gentile e Giovanni Bellini, Bernardo Bellotto, Canaletto. Quelli giunti a La Spezia sono ospiti di qualità e, come si è accennato, anche “di famiglia”.
«È impossibile fare una classifica dei prestiti, trattandosi di opere tutte veramente notevoli – afferma il sindaco della Spezia Massimo Federici –.Mi limito a citare semplicemente l’elenco nominativo dei grandi maestri: artisti come Dosso Dossi, Neri di Bicci, Giovanni da Modena, Annibale Carracci, El Greco, Bramantino, Chardin, Panfilo Nuvolone, Matteo Civitali, Jacopo Bassano, Beato Angelico, Gian Lorenzo Bernini, Giulio Cesare Procaccini, Bergognone, Pontormo, Guercino, Ludovico Carracci. Ma anche alcuni straordinari reperti archeologici o esempi eccelsi di arti applicate, in assonanza appunto alle diverse Collezioni Lia».
A rendere quest’ omaggio ad Amedeo Lia hanno concorso i fiorentini Galleria dell’Accademia, Museo del Bargello, Museo Nazionale di San Marco e Museo Horne, il Museo Civico Medievale di Bologna, il Castello Sforzesco, la Pinacoteca di Brera e il Diocesano per Milano, il lucchese Museo Nazionale di Villa Guinigi, le veneziane Gallerie dell’Accademia, la Carrara di Bergamo, la Galleria Nazionale delle Marche e, da Roma, la Pinacoteca Capitolina, il Museo Nazionale di Palazzo Venezia e la Galleria Borghese, per quanto riguarda l’Italia. L’estero è presente con la Gemaldegalerie di Berlino, il Museo Thyssen Bornemisza di Madrid, il Musée Jacquemart-André di Parigi e il Städelsches Kunstinstitut di Francoforte. In foto da sinistra: Ambrogio da Fossano, “Sant’Agata”; Vittore Carpaccio, “Madonna col Bambino e San Giovannino”