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Minori stranieri non accompagnati. Migliaia di adolescenti in cerca di futuro

Cinque, sei portafogli da vendere tra le mani, un aspetto esile ma sano, l’aria un po’ guardinga, gli occhi però pronti a incontrare se non la simpatia almeno l’assenza di pregiudizio e un minimo di interesse umano nello sguardo altrui: questo era Bamba poco più di dieci anni fa, quando lo vidi per la prima volta sulla spiaggia di Francavilla al Mare, in un caldo pomeriggio d’agosto. Era appena arrivato dal Senegal, non so come. Non conosceva neanche una parola di italiano, ma voleva comunicare. Voleva comunicare con sua madre, che era rimasta nel paese dal quale veniva. Ma Bamba non aveva né un telefono né i soldi per procurarselo. E soprattutto voleva chiamare subito, voleva dirle che era arrivato. Voleva dirle che era salvo! A noi che eravamo sdraiati sui nostri lettini sotto l’ombrellone riuscì a far comprendere questa sua necessità, primaria per lui rispetto ad altre, pur evidenti, come quella di bere e di mangiare qualcosa.

Sotto quell’ombrellone eravamo abituati a offrire l’opportunità di una sosta agli abituali venditori ambulanti che frequentavano la spiaggia e che giungevano a quell’altezza del litorale nell’ora più calda della giornata. Si insisteva perché accettassero da bere un po’ d’acqua, anche se spesso si riceveva un cortese rifiuto per questioni di Ramadan. Facilmente accettavano, invece, di appoggiare i loro pesanti fardelli e sedersi all’ombra per po’. Ma quel ragazzino voleva qualcosa di più; nei suoi occhi c’era un’attesa trepida, ma anche la fiducia di ricevere una risposta positiva. Allora, vincendo il timore, quasi certamente infondato, di raccogliere da lui qualche infezione, gli porsi il mio portatile perché chiamasse sua madre.

Non dimenticherò mai la gioia di quel volto quando dall’altra parte una voce femminile gli rispose: nel viso giovane ma già segnato di quel diciassettenne che aveva affrontato un viaggio senz’altro difficile e periglioso, per arrivare in Italia, i lineamenti si erano improvvisamente distesi, come la fronte di un bambino dopo il bacio di sua madre. Oggi Bamba parla perfettamente l’italiano, nel periodo estivo frequenta ancora la nostra spiaggia, ma di articoli da vendere ne ha diversi, oltre ai pochi portafogli colorati del nostro primo incontro, ed ha la licenza per farlo. Spesso ritorna nel suo paese e lì ha una sposa e un bambino. Me li ha mostrati sul suo cellulare. È questa una piccola storia, emersa vivida nella mia memoria quando, in qualità di direttore responsabile della rivista, mi sono trovata ad affrontare questo tema. È la storia di un giovanetto che è diventato adulto, e che tuttora ha una vita non semplice, ma che non si è perso, e ha ancora tanta vita davanti a sé.

Non mi pare poco. I minori stranieri non accompagnati che arrivano in Italia sono spesso come Bamba. Per la maggior parte non sono bambini piccoli e neanche adolescenti. Sono giovani spesso scampati ad agguati di uomini e natura, consapevoli che il loro primo obiettivo è la sopravvivenza, ma fiduciosi di poter cominciare una nuova vita, ancora tutta da scrivere. Ne hanno l’energia; spetta anche a noi far sì che quella forza vitale che ha consentito loro di affrontare le difficoltà di un viaggio difficilissimo non vada dispersa, far sì che sia, invece, un’opportunità per loro e per il paese che li accoglie.

È proprio a questi giovani non ancora adulti che le Fondazioni di origine bancaria hanno pensato disegnando il bando “Never Alone”, sostenuto dalle Fondazioni Cariplo, Compagnia di San Paolo, Cassa di Risparmio di Torino, Cassa di Risparmio di Cuneo, Cariparo, Monte dei Paschi di Siena, Fondazione con il Sud ed Enel Cuore Onlus. L’iniziativa ha l’obiettivo di potenziare e innovare sul territorio italiano le modalità di presa in carico dei minori stranieri non accompagnati, che sono in numero sempre crescente. In questi ultimi anni il fenomeno migratorio dei minori in arrivo nel nostro Paese è aumentato con un trend esponenziale: a fine 2013 sul territorio italiano ne erano presenti 6.319, nel 2014 10.536, nel 2015 11.921, nel 2016 (dato al 31 dicembre) erano 17.373. In genere si tratta di adolescenti che, con il consenso dei genitori, decidono di lasciare il proprio paese d’origine, spinti da problematiche legate a situazioni di guerra, di instabilità politica, di grave povertà. La maggior parte di loro sono maschi (93%) e proviene da Egitto, Gambia, Albania, Nigeria, Eritrea, Guinea, Costa d’Avorio, Mali, Somalia, Senegal, Bangladesh, Afghanistan, Ghana.

Molti di loro diventano presto irreperibili, con rischi alti di cooptazione nelle fila della criminalità organizzata, quando non di costrizione alla prostituzione, alla schiavitù, fino all’espianto degli organi. Le Fondazioni promotrici di “Never Alone” intendono sostenere, in ottica pluriennale, alcuni progetti finalizzati a rafforzare sistemi multidimensionali di presa in carico dei minori stranieri non accompagnati, che sappiano garantire percorsi inclusivi efficaci e di lungo periodo.

Gli esiti della prima edizione del bando “Never Alone”, dotato di 3,5 milioni di euro, sono stati annunciati il 15 gennaio scorso, in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che quest’anno il Santo Padre ha voluto dedicare al tema “Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce”. Otto i progetti selezionati dalle Fondazioni coinvolte, proposti rispettiva- mente da: Centro Italiano Aiuti all’Infanzia Onlus, Milano – Area di intervento Sicilia (€ 550.000); CESVI Fondazione Onlus, Bergamo – Area di intervento Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Sicilia (€ 560.000); C.I.D.I.S. Onlus, Perugia – Area di intervento Calabria, Campania, Lazio, Umbria e Veneto (€ 560.000); Cooperazione Internazionale Sud Sud, Palermo – Area di intervento Sicilia, Puglia, Marche, Lazio (€ 260.000); Dedalus Cooperativa sociale, Napoli – Area di intervento Campania (€ 420.000); Fondazione Museke Onlus, Brescia – Area di intervento Lombardia (€ 380.000); Istituto Don Calabria, Verona – Area di intervento Emilia Romagna, Sicilia, Veneto (€ 340.000); Save the Children, Roma – Area di intervento Sicilia, Lazio, Piemonte (€430.000).

Gli interventi garantiscono una buona copertura a livello geografico, trattandosi in maggioranza di progetti multi-regionali. Le azioni coinvolgeranno dodici regioni italiane, precisamente quattro del Nord, quattro del Centro e quattro del Sud, con una concentrazione in Sicilia dove maggiore è la presenza di minori. I progetti selezionati propongono interventi in tutti gli ambiti indicati dal bando: accompagnamento all’autonomia nel passaggio alla maggiore età, rafforzamento e diffusione della pratica dell’affido e del sistema dei tutori volontari, accoglienza delle ragazze. Gli otto progetti hanno tutti come capofila un’organizzazione non profit e vedono la partecipazione complessiva di 46 enti tra associazioni del terzo settore ed Enti pubblici.

Giuseppe Guzzetti, presidente di Acri, ha dichiarato: «Le risorse investite in buone politiche di accoglienza e integrazione porteranno effetti positivi in termini di coesione sociale, nonché opportunità di crescita per le comunità che accolgono e allo stesso tempo di inclusione per i giovani stranieri che arrivano con sogni e speranze nel nostro Paese».

Il bando “Never Alone, per un domani possibile” si inserisce del programma EPIM – European Programme for Integration and Migration nato, come iniziativa congiunta di quattordici fondazioni europee, per promuovere progetti con lo stesso obiettivo in Italia, Grecia, Germania e Belgio.

La normativa di riferimento

Secondo la Legge italiana tutti i minori stranieri non accompagnati che si trovano nel Paese senza adulti di riferimento sono “inespellibili” e hanno diritto di ottenere un “permesso di soggiorno per minore età”, anche se non hanno documentazione ufficiale e ci si deve basare sulle loro dichiarazioni. Questo permesso dovrebbe essere rilasciato solo nei casi in cui non vi siano le condizioni per rilasciare un altro tipo di permesso (per affidamento, per motivi familiari, per richiesta di asilo). Contestualmente l’articolo 343 del Codice civile impone che sia aperta la “Tutela pubblica” e che il minore venga affidato al Sindaco (o un suo delegato) del luogo dove è stato trovato. Gli deve essere garantita l’assistenza necessaria, collocandolo in luogo sicuro e assicurando il rispetto dei suoi diritti fondamentali (affidamento, tutela legale, diritto alla salute e all’istruzione, accoglienza, cura, formazione, ecc.).

Al compimento dei 18 anni, possono rimanere in Italia quelli che vi sono entrati prima del compimento dei 15 anni; quelli che hanno seguito per almeno 2 anni un progetto di integrazione sociale e civile gestito da un ente pubblico o privato; quelli che frequentano corsi di studio o svolgono attività lavorativa retribuita nelle forme e con le modalità previste dalla legge italiana, o sono in possesso di contratto di lavoro anche se non ancora iniziato; quelli che hanno la disponibilità di un alloggio; quelli che non hanno ricevuto un provvedimento di rimpatrio da parte del Comitato per i minori stranieri. Inoltre, possono ottenere un permesso per studio, accesso al lavoro, lavoro subordinato o autonomo, o per esigenze sanitarie o di cura, al compimento dei 18 anni, i minori che siano affidati ai sensi dell’art. 2 della legge 184/83 che comprende sia l’affidamento familiare, sia l’affidamento a una comunità o istituto.

L’immagine è tratta da “Travelling Tales – Fiabe migranti”, un libro di fiabe scritte dai bambini nei campi profughi in Grecia. Non è ancora in commercio. Per informazioni: www.facebook.com/travellingfairytalesIT

 

 “Fondazioni” marzo-aprile 2017