Testimonianza di Eleonora Voltolina, giornalista e fondatrice “La Repubblica degli stagisti”
per Fondazioni giugno 2021
A trent’anni ha fondato la testata “La Repubblica degli Stagisti”, che da oltre un decennio dà voce agli stagisti italiani e stimola tutti gli attori dell’“universo stage” per migliorare la qualità delle esperienze lavorative. Si chiama Eleonora Voltolina, giornalista, nata a Roma, cresciuta a Venezia, oggi anche Ashoka Fellow e componente del gruppo di lavoro sulle Politiche giovanili creato dal ministro del Lavoro Orlando.
«Ho deciso di occuparmi del mondo del lavoro, fondando una testata giornalistica online che diventasse luogo di incontro, informazione, denuncia, proposta; e inventando un meccanismo inclusivo “l’RdS network”, che coinvolgesse il mondo delle imprese, valorizzandole e responsabilizzandole, e attraverso questa collaborazione garantendo anche la sostenibilità economica di tutto il progetto». Quello dei tirocini è da sempre in Italia un terreno paludoso ed è solo recentemente che si è acceso un riflettore sulla condizione dei giovani tirocinanti spesso sfruttati. «La battaglia contro gli stage gratuiti è stata parzialmente vinta, in Italia, anche grazie a noi – spiega Voltolina – con l’introduzione tra il 2012-14 di una serie di normative regionali che vietano la gratuità per i tirocini extracurricolari».
Ma c’è ancora tanto lavoro da fare: «in questi anni sono aumentati molto gli stage per mansioni elementari o ripetitive, come quelli nella piccola e grande distribuzione (commessi, cassieri, magazzinieri) e nel turismo (receptionist negli alberghi, camerieri nei bar e ristoranti)». E poi non va dimenticato il fenomeno degli stagisti “anziani”: «Il numero di persone tra 35 e 54 anni coinvolte in esperienze di tirocinio extracurricolare è aumentato del 90% nell’ultimo decennio, passando da poco meno di 26mila del 2012 a poco meno di 49mila del 2019; e il numero di stagisti over 55 anni è più che triplicato, da poco più di 3mila a quasi 10mila all’anno. Non sono numeri confortanti: in questo caso lo stage si trasforma sostanzialmente in un ammortizzatore sociale di ultima istanza».
La battaglia continua: «anche i tirocinanti curricolari, quelli che fanno uno stage mentre stanno svolgendo un percorso di studi formalmente riconosciuto, possano avere le stesse garanzie e tutele. A questo proposito abbiamo collaborato alla stesura di A una proposta di legge, a prima firma Massimo Ungaro che è stata depositata già da tempo alla Camera, e il cui iter di discussione dovrebbe cominciare a breve». In questo panorama, non troppo roseo, cosa consiglierebbe ai giovani che si affacciano al mondo del lavoro? «Le qualità più importanti quando si comincia uno stage sono la proattività, la capacità di assorbire dall’ambiente circostante, la determinazione e costanza, la resilienza, e poi umiltà e consapevolezza del proprio valore». Secondo i dati Eurostat 2021, l’Italia si colloca al terzultimo posto tra i paesi europei per numero di laureati che hanno trovato lavoro a tre anni dalla conclusione degli studi universitari. È un mercato del lavoro che non va di pari passo al percorso formativo? «In generale, già senza contare i titoli di studio, i tassi di occupazione fanno cadere le braccia: nella fascia di età tra i 20 e i 29 anni noi abbiamo solo il 40% circa di occupati, la Francia ne ha il 61%! Oltre il 20% più di noi! E poi è vero che di laureati in Italia ce ne sono pochi. Nella fascia d’età 25-64 sono solo il 19% contro una media Ocse quasi doppia (37%). Eppure, pur essendo pochi, i laureati da noi non sono valorizzati dal mercato del lavoro, anzi. Se guardiamo al tasso di occupazione, siamo intorno al 71,5%, quando la media europea è 82% e la Germania oltrepassa l’85%. I dati Ocse dicono che mediamente un laureato in Italia guadagna il 39% in più rispetto a chi possiede solo il diploma: dunque un vantaggio ce l’ha, di fatto. Ma il confronto con il resto dei Paesi Ocse fa capire che invece la situazione italiana è ben lungi dall’essere felice»
Dalla rivista Fondazioni maggio-giugno 2021