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Diaspore protagoniste della cooperazione | Bertrand Honore Mani Ndongbou

Testimonianza di Bertrand Honore Mani Ndongbou
per Fondazioni giugno 2025

Bertrand Honore Mani Ndongbou è presidente del Cidci – Coordinamento italiano delle diaspore per la cooperazione internazionale

Nel dicembre 2023 è nato ufficialmente il Coordinamento Italiano delle Diaspore per la Cooperazione Internazionale (CIDCI), un’alleanza unica nel panorama della cooperazione allo sviluppo. Frutto di un percorso avviato nel 2017 con il “Summit Nazionale delle Diaspore”, oggi il CIDCI è composto da nove reti regionali attive in Italia e mira a raggiungere l’intero territorio nazionale. Alla base un’idea chiara: il futuro della cooperazione passa per la partecipazione delle diaspore!

Ma che cos’è una diaspora e perché è così centrale nella cooperazione internazionale?

Il termine ha avuto a lungo una connotazione negativa, legata alla dispersione forzata di comunità. Il CIDCI ha voluto riscattarlo, ridandogli dignità: per diaspora si intendono oggi persone che, partite da un Paese d’origine, si sono stabilite altrove – in questo caso in Italia – mantenendo un forte legame affettivo, culturale e progettuale con i propri territori. Da questo legame nasce una forma nuova e più efficace di cooperazione: le diaspore sono ponti viventi tra due mondi, capaci di mettere in dialogo bisogni e potenzialità. Il CIDCI riunisce oggi circa 154 associazioni, in gran parte espressione diretta di comunità migranti (senegalesi, camerunesi, filippine, ucraine, latinoamericane, solo per citarne alcune). Alcune sono “miste”, con più provenienze rappresentate. A un primo sguardo può sembrare un’unione improbabile: che cosa accomuna una comunità ucraina e una senegalese? La risposta è sorprendente: moltissimo. Perché il CIDCI non è una sommatoria di identità, ma uno spazio di condivisione di sfide comuni – accesso alla formazione, capacità progettuale, sostenibilità – dove si costruisce una visione condivisa del ruolo delle diaspore nello sviluppo globale. Il coordinamento agisce su due assi principali, cooperazione internazionale ed educazione alla cittadinanza globale. Promuove co-progettazione, comunicazione, formazione, e presto si doterà anche di un osservatorio interno per orientare le sue strategie. Non si tratta di un soggetto calato dall’alto, ma di una struttura federativa che parte dalle realtà Le associazioni elaborano idee che vengono poi portate a livello nazionale. Un modello democratico, inclusivo e replicabile, che ha già suscitato interesse anche a livello internazionale.

“La cooperazione del futuro sarà diasporica o non sarà sostenibile. Perché solo chi vive il doppio radicamento – in Italia e nel proprio paese d’origine – può davvero costruire quei ponti necessari per uno sviluppo giusto e condiviso”

Il ruolo delle diaspore è cruciale perché, grazie alla conoscenza dei contesti locali e alla familiarità con le istituzioni italiane, esse sviluppano progetti autentici e sensibili ai bisogni reali. Esempi concreti sono gli orti comunitari realizzati in Senegal con il coinvolgimento diretto della diaspora senegalese in Italia. Si tratta di interventi semplici ma ad alto impatto, che hanno migliorato la sicurezza alimentare, generato microeconomie e promosso il ruolo delle donne. Questi “piccoli progetti” rappresentano il cuore di un nuovo paradigma: più vicini alle persone, replicabili e sostenibili. A differenza dei grandi interventi centralizzati, spesso disancorati dalla realtà, i progetti delle diaspore nascono da un radicamento reale e da una motivazione personale fortissima. E proprio per questo sono spesso più efficaci, anche se meno visibili. Il CIDCI punta anche a incidere nei grandi processi di definizione delle politiche di cooperazione, come la cabina di regia del Piano Mattei. La sua presenza porta un punto di vista arricchito da esperienze migratorie, competenze interculturali e capacità di mediazione. In un mondo sempre più interconnesso, il CIDCI propone un modello in cui non esistono più semplici “beneficiari”, ma protagonisti locali dello sviluppo. L’ambizione è alta: contribuire a una cooperazione internazionale partecipativa, inclusiva e solidale, in linea con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Siamo convinti che la cooperazione del futuro sarà diasporica o non sarà sostenibile. Perché solo chi vive il doppio radicamento – in Italia e nel proprio paese d’origine – può davvero costruire quei ponti necessari per uno sviluppo giusto e condiviso. Il CIDCI è un esperimento che ci invita a ripensare il significato stesso di cooperazione internazionale. Il CIDCI è molto più di un’associazione: è un laboratorio di democrazia interculturale, un modello di governance dal basso, e una scommessa sulla forza trasformativa delle comunità migranti.

Dalla rivista Fondazioni aprile – giugno 2025