Intervista ad Arturo Coego, coordinatore di Housing First Europe
Arturo Coego è coordinatore di Housing First Europe, il centro che riunisce realtà europee ed extra-europee per promuovere l’approccio “housing first”, un approccio alla questione del reinserimento delle persone senza fissa dimora e in condizioni di disagio abitativo, che si basa sulla casa. Coego ha sperimentato questo modello lavorando nel Regno Unito e in Spagna. Lo abbiamo intervistato.
Come nasce il Centro europeo per l’Housing First e come interviene?
L’Europe Hub è nato nel 2016 per volontà di Y-Foundation (Fondazione Finlandese che lavora per cancellare la condizione di senza tetto nel paese) e FEANTSA (Federazione europea delle organizzazioni nazionali che lavorano con persone senza fissa dimora) insieme ad altri quindici partner. Da allora l’Hub è cresciuto fino ad includere 45 organizzazioni, città, governi, ministeri, fornitori di alloggi e ricercatori da tutta Europa e in quindici paesi extra-europei. Lavoriamo in partnership con i nostri associati per promuovere l’housing first come prima risposta per chi non ha una casa. La missione dell’Hub è contribuire a eliminare la condizione dei senzatetto in Europa. Per raggiungere questo obiettivo dobbiamo proporre un drastico cambio di mentalità e di azioni in tutta Europa, riorientandole in base il concetto di housing first. I nostri strumenti sono advocacy, formazione, attività pratiche, ricerca, supporto, attività di comunicazione e rafforzamento delle competenze già esistenti nelle organizzazioni.
Cosa intendiamo quando parliamo di housing first e perché dobbiamo parlare di diritto all’abitare?
Dobbiamo parlare di diritti, perché sono previsti e vanno rispettati. Il Comitato per i diritti economici, sociali e culturali delle Nazioni Unite stabilisce il diritto alla casa, asserendo che la persona deve poter vivere in sicurezza pace e dignità. L’housing first affronta il tema dell’abitare proprio dal punto di vista di questo diritto. Si basa, infatti, sul principio che le persone senza fissa dimora abbiano il diritto alla casa senza dover dimostrare in nessun modo di doverla meritare. Si dà priorità a garantire immediatamente la casa senza chiedere alle persone di comportarsi in un determinato modo, di affrontare prima cure o trattamenti ma nemmeno di dimostrare di essere sobri per poter avere uno spazio dove vivere. Si riconosce e rivendica il diritto intrinseco delle persone di avere accesso alla casa e a condizioni abitative dignitose. Applicare l’housing first vuol dire ispirarsi concretamente agli 8 principi guida europei elaborati da un team di esperti: “abitare è un diritto umano; i partecipanti hanno diritto di scelta e controllo; bisogna distinguere tra abitare e ricevere trattamento terapeutico; orientamento al recovery; riduzione del danno nei confronti dei tossicodipendenti; coinvolgimento attivo e non coercitivo di chi è senza tetto; progettazione centrata sulla persona; supporto flessibile per tutto il tempo necessario”. L’housing first non crede che chi non ha casa debba guadagnarsi il diritto ad abitare o a rimanere in un’abitazione, ma mette la casa al centro, come punto iniziale di un percorso. Con la casa, poi, arrivano anche servizi di supporto per chi ha problemi di salute o di dipendenze, tutto però deve essere fatto tenendo la persona e i suoi bisogni al centro.
“Dobbiamo parlare di diritti perché sono previsti e vanno rispettati. Il Comitato per i diritti economici, sociali e culturali delle Nazioni Unite stabilisce il diritto alla casa, asserendo che la persona deve poter vivere in sicurezza, pace e dignità”
Nel 2021, con il lancio della European Platform on Homelessness, tutti gli stati membri della Ue hanno accettato di lavorare insieme per eliminare la condizione di senza tetto entro il 2030. A che punto siamo?
Dalla Dichiarazione di Lisbona, la Commissione europea, i governi e importanti partner hanno cominciato a fare passi importanti per cooperare su molti argomenti come la raccolta di dati e di fondi, oltre a pratiche di apprendimento mutualistico. Infatti, la Commissione ha lanciato anche una piattaforma per lo scambio di buone pratiche (European Platform on Combating Homelessness – EPOCH Practice). Nell’arco di due anni, EPOCH Practice ha creato strumenti per promuovere l’apprendimento reciproco come schede di buone pratiche, webinar, sintesi di ricerche, visite di studio e corsi di formazione.
Potrebbe fornirci qualche esempio di politiche che hanno funzionato particolarmente bene in Europa riguardo il diritto alla casa?
Housing First si è dimostrato un successo in Europa. Studi in paesi come la Finlandia e la Danimarca hanno registrato una diminuzione consistente nel numero di senza tetto e un miglioramento nella stabilità, nella salute e nel benessere generale degli individui che hanno partecipato ai programmi. Ciononostante rimangono delle sfide nell’adattare e promuovere l’approccio housing first in tutta Europa. Questo dipende soprattutto dalla varietà del patrimonio immobiliare che è molto variegato nei diversi Paesi, come molto eterogenei sono gli attori che ne detengono la proprietà.
“L’housing first non crede che chi non ha casa debba guadagnarsi il diritto ad abitare o a rimanere in un’abitazione, ma mette la casa al centro, come punto iniziale di un percorso”
Non esiste solo il problema di chi non ha casa, ma anche quello di chi vive in condizioni instabili, precarie e di scarsa qualità. Cosa si è fatto e cosa si può fare a questo riguardo?
Mentre costruire nuove abitazioni è difficile, è necessario migliorare la qualità del patrimonio immobiliare già esistente in Europa. Questo è un tema importante anche se parliamo di cambiamento climatico e di crisi energetica. “L’ondata di rigenerazione” mira a convogliare le energie in questo settore per fornire un’opportunità di contrastare la povertà energetica e il disagio abitativo. Ci sono molte idee che potrebbero contribuire a impedire che le persone non abbiano casa o vivano in condizioni di disagio, come un’efficace regolazione del mercato immobiliare o investimenti in costruzione e rinnovazione di strutture di social housing.
“Housing First si è dimostrato un successo in Europa. Studi in paesi come la Finlandia e la Danimarca hanno registrato una diminuzione consistente nel numero di senza tetto e un miglioramento nella stabilità, nella salute e nel benessere generale degli individui che hanno partecipato ai programmi”
Che impatto hanno le migrazioni sul tema del diritto alla casa in Europa?
I migranti in Europa spesso si trovano senza casa o in condizioni di disagio abitativo. Ci sono persone richiedenti asilo che dormono all’aperto in molte città europee, nonostante abbiano il diritto al riparo, garantito dalla legge europea. Quando cercano di ottenere la casa, i rifugiati non hanno un supporto adeguato e per questo sono maggiormente a rischio di rimanere senza. Inoltre, i migranti fanno più fatica a permettersi i costi legati all’abitare che continuano ad aumentare. Se guardiamo alle persone che vivono in una casa nell’Unione europea, vediamo che il 25% di cittadini extra- europei spende il 40% o più del proprio stipendio per l’abitazione, contro una media del 9% dei cittadini comunitari. Comunque anche i cittadini Ue sono esposti al rischio di rimanere senza casa in Europa per assenza di supporto in caso di necessità e a causa di politiche restrittive a livello nazionale. Lavorare per garantire il diritto alla casa significa farlo per chiunque ne abbia bisogno, a prescindere da dove sia nato e dove viva.
Dalla rivista Fondazioni gennaio – marzo 2024