Come vi immaginate uno spazio di housing sociale? Siamo andati a Torino per farci un’idea visitando Cascina Fossata, che è impossibile descrivere solo come una realtà di housing sociale, perché racchiude in sé tante anime, coniugandole in modo innovativo. Tra i quartieri periferici di Borgo Vittoria e Madonna di Campagna, Cascina Fossata nasce negli spazi di una cascina seicentesca rimasta attiva fino agli anni Settanta, poi abbandonata e lasciata in condizioni di estremo degrado. Questo grande rudere urbano, dal 2019, è invece uno spazio bello e vivo, che dà nuova linfa al quartiere e alla città. L’housing sociale è senza dubbio il nucleo di partenza del progetto di trasformazione, che è stato ideato dalla Cooperativa D.O.C. s.c.s. e gestito da Sharing srl, nell’ambito del FASP – Fondo Abitare Sostenibile Piemonte. Un fondo partecipato da tutte le Fondazioni di origine bancaria della Regione e da Cassa Depositi e Prestiti, e gestito da Investire SGR, con la finalità di promuovere e realizzare interventi di housing sociale e di rigenerazione urbana su tutto il territorio piemontese. “Rigenerazione” è il termine più adatto per parlare di Cascina Fossata perché nasce proprio con questa specifica visione di lungo periodo. Come afferma il direttore e Consigliere di Amministrazione, Davide Marotta, «non possiamo più considerare l’abitare soltanto come la costruzione di palazzi per dare alloggio alle persone, riguarda invece progetti che abbiano una finalità sociale, coinvolgendo e restituendo spazi a tutto il territorio».
Un nuovo modo di abitare, dunque, ha preso forma in Cascina Fossata, che già a livello strutturale non si presenta, infatti, come un classico palazzo o condominio, ma come uno spazio aperto alla cittadinanza. Circondata da due grandi parchi aperti al pubblico, che nel pomeriggio si riempiono di bambini e ragazzi, la struttura è stata volutamente pensata con più ingressi affinché, dai diversi angoli del quartiere, tutti possano entrare e trovare spazi dove trascorrere la vita quotidiana. Si nota la cura di questi spazi verdi, dove ci sono giochi per bambini, orti urbani, panchine e vialetti per passeggiare, dando all’ingresso la sensazione di essere in un luogo molto accogliente. Attraversando i parchi, si può osservare come l’imponente struttura, con una forma a “C”, abbia conservato la conformazione della cascina e alcune delle antiche mura, così da valorizzarne e non snaturarne completamente l’origine. Al suo interno ci sono 103 appartamenti, divisi tra monolocali, bilocali e trilocali dedicati all’housing sociale temporaneo, che ospitano circa 300 persone. Si tratta di appartamenti che vengono affittati, a tariffe calmierate, per un periodo massimo di 18 mesi, a studenti, lavoratori, famiglie in difficoltà, persone con disabilità che faticano a trovare alloggi per loro accessibili, persone immigrate alla fine del percorso nei centri di prima accoglienza e neomaggiorenni in uscita dalle comunità.
“Tramite una convenzione con il Comune di Torino
venti delle unità abitative di cascina Fossata sono riservate all’“emergenza abitativa”,
ovvero ai nuclei familiari che sono stati costretti a lasciare la propria abitazione a causa di sfratto, sgombero o non agibilità”
Cascina Fossata, nata solo nel 2019, rappresenta già un punto di riferimento importante per le realtà del sociale che lavorano sul territorio. Tramite una convenzione con il Comune di Torino, 20 di queste unità abitative sono riservate all’“emergenza abitativa”, dunque ai nuclei familiari che sono stati costretti a lasciare la propria abitazione a causa di procedure esecutive di sfratto o di sgombero a causa della non agibilità dell’immobile conseguente a eventi calamitosi e che sono in attesa degli alloggi popolari. Ma, come tiene a sottolineare il direttore, «Cascina Fossata, anche se accoglie persone con bisogni specifici, non è un progetto socio-assistenziale o una comunità di accoglienza. È un progetto che dà una possibilità abitativa in un luogo accogliente e ben mantenuto. Noi dunque non ci prendiamo cura della disabilità del giovane studente che arriva qui, ma offriamo l’opportunità di avere una stanza dove muoversi liberamente, avere un bagno accessibile e studiare per portare avanti il proprio percorso». Lo conferma un giovane studente con disabilità che, da Palermo, aveva il desiderio di seguire uno specifico corso di studio presso l’Università di Torino: Lingue e Culture dell’Asia e dell’Africa. Tante le difficoltà di trovare un affitto accessibile da tutti i punti di vista, economico e strutturale, che rischiavano di fargli abbandonare il suo sogno. «Dopo svariate peripezie è stata proprio l’Università di Torino a suggerirmi di rivolgermi a Cascina Fossata. Questo mi ha confortato e motivato a non rinunciare al mio progetto di studi. Ed eccomi qui, ho quasi finito la triennale e ho in programma di iniziare la magistrale».
Come ci spiega Davide Marotta, gli è stata data la possibilità di interrompere e poi rinnovare il proprio periodo di soggiorno all’interno di Cascina Fossata, per permettergli di continuare il percorso di studi, in mancanza di altre possibilità di locazioni adeguate alle sue esigenze. Oltre alla sua capacità di accogliere, Cascina Fossata viene vissuta e raccontata come un luogo di convivenza tra persone con provenienza geografica, storia, cultura, abitudini e stile di vita completamente differenti. Una convivenza solidale, di interazione e conoscenza dell’altro della quale ci si stupisce. Come confessa la madre dello studente, «sono piacevolmente sorpresa, perché ho sempre pensato che potesse esserci diffidenza, invece ho trovato tanta solidarietà e ho capito solo ora tutte le difficoltà che vivono le persone immigrate».
Anche un giovane lavoratore di Roma lo conferma: «è una novità entrare a contatto in maniera così positiva con persone tanto diverse da me, per le quali nel mio quartiere di provenienza c’era invece molta diffidenza». Insomma, Cascina Fossata non solo è accogliente ma stimola l’accoglienza. Tanto che anche il quartiere, nonostante la diffidenza iniziale, non solo è stato coinvolto in fase di avvio del progetto, per raccogliere proposte e bisogni specifici, ma con il tempo si è affezionato a questo nuovo spazio. Tante persone trascorrono il loro pomeriggio a Cascina Fossata, molti hanno donato delle antiche attrezzature agricole che ora decorano gli spazi comuni.
Infatti, oltre a far accedere tante persone a un alloggio dotato di ogni confort, Cascina Fossata organizza numerose iniziative, come concerti ed eventi culturali, molto partecipati da tutta la cittadinanza. Non mancano progetti con le cooperative che lavorano con ragazzi disabili, che una volta a settimana svolgono attività lavorativa in base alle loro competenze all’interno di Cascina Fossata. Gli studenti delle scuole hanno il loro orto urbano all’interno del parco, la possibilità di organizzare delle iniziative e spazi per leggere e studiare, facendone dunque, il loro punto di ritrovo. Inoltre, la struttura ospita anche una scuola di musica, una cooperativa per l’inserimento lavorativo e ATT, una start up che ha avviato un progetto di consegna di panini nei licei di Torino preparati da giovani con disabilità cognitive o sindrome di tipo autistico.
“Cascina Fossata non solo fornisce abitazioni a prezzi calmierati ma restituisce uno spazio al quartiere
diventando un punto di riferimento e un presidio sempre attivo
dimostrando che le iniziative nel settore dell’abitare devono assumere un punto di vista sociale
perché in questo modo si ottiene un effetto leva per la rigenerazione di interi territori”
Cascina Fossata, dunque, come afferma Marzia Sica, responsabile dell’Obiettivo Persone di Fondazione Compagnia di San Paolo, che partecipa al FASP, «non solo fornisce abitazioni a prezzi calmierati ma restituisce uno spazio al quartiere, diventando un punto di riferimento e un presidio sempre attivo. Questo dimostra che, oltre al punto di vista immobiliare e di investimento, le iniziative nel settore dell’abitare devono assumere un punto di vista sociale, perché in questo modo si ottiene un effetto leva per la rigenerazione di interi territori». A riprova di ciò c’è il beneficio per tutte le attività commerciali della zona e per le case che si affacciano su Cascina Fossata, che ora, invece di vedere un rudere abbandonato e con dinamiche malavitose al suo interno, possono godere di uno spazio curato, animato e sempre attivo. Anche sulla mobilità questo progetto ha avuto un impatto, stimolando la nascita di una linea ferroviaria con l’aeroporto e la progettazione della metro in quella zona.
Cascina Fossata è stata progettata facendo attenzione alla sua sostenibilità economica: la struttura, infatti, ospita anche un hotel, un ristorante e una sala conferenze, che le permettono di poter mantenere e far evolvere il progetto con finalità sociali. Queste attività non sono distaccate dagli appartamenti di housing sociale, ma ne condividono l’accesso e tutti gli spazi comuni perché anch’essi sono parte integrante del progetto.
Sin da subito, infatti, si percepisce una modalità di accoglienza che si discosta da quella a cui siamo abituati in una struttura recettiva. L’addetto alla reception ci spiega che, nella stessa giornata, può ritrovarsi «ad accogliere due turisti che rimarranno per pochi giorni, dando indicazioni per visitare la città, e una famiglia in emergenza abitativa che deve effettuare l’ingresso in uno degli appartamenti di social housing». Una modalità che supera anche il rischio di marginalizzazione nei percorsi di presa in carico e cura delle cosiddette fasce più fragili, dimostrando che invece è possibile una convivenza e che questa possa apportare dei piccoli ma inesorabili cambiamenti. «Con una visione ampia e paziente – conclude Marzia Sica –, rispondere a un’esigenza sociale e prendersi cura delle persone più vulnerabili può avere un incredibile potere trasformativo per tutti. Cascina Fossata lo dimostra».
Social housing all’ex Moi di Torino
Nell’ex Villaggio Olimpico di Torino, lo scorso maggio, è stato inaugurato un complesso di social e student housing, composto da circa 400 posti letto, temporanei e a tariffa convenzionata, dedicati a studenti e giovani lavoratori. L’iniziativa arriva a conclusione del progetto “MOI – Migranti, un’Opportunità di Inclusione”, promosso da una rete interistituzionale, tra cui Fondazione Compagnia di San Paolo. Nel 2013 gli edifici costruiti per ospitare gli atleti delle Olimpiadi invernali che si svolsero nel capoluogo piemontese nel 2006, furono occupati abusivamente da oltre 800 persone con background migratorio. Con percorsi personalizzati il progetto MOI ha accompagnato gli occupanti verso inserimenti lavorativi e abitativi. Le 4 palazzine e gli interrati del Villaggio sono stati, quindi, completamente ristrutturati per essere trasformati nel nuovo complesso di social e student housing. L’operazione è stata promossa dal Fondo Abitare Sostenibile Piemonte (gestito da Investire SGR, con la partecipazione del Fondo Investimenti per l’Abitare di CDP Real Asset SGR, Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT Sviluppo e Crescita, Fondo Social & Human Purpose, e delle maggiori Fondazioni di origine bancaria piemontesi). E non finisce qui, l’iniziativa potrebbe continuare a evolvere con un percorso di rigenerazione urbana anche delle altre palazzine dell’ex Villaggio, cosicché tutto il quartiere circostante possa godere dei benefici di questa trasformazione. «L’approccio che abbiamo deciso di utilizzare per sviluppare questa iniziativa dimostra che risposte sistemiche e di prospettiva a questioni di tipo emergenziale che riguardano un gruppo specifico di persone, possono innescare e contribuire significativamente a cambiamenti positivi, di lungo periodo e a più ampio raggio per una intera società» – afferma Marzia Sica, responsabile dell’obiettivo Persone di Fondazione Compagnia di San Paolo.
Dalla rivista Fondazioni gennaio – marzo 2024