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Povertà educativa: una questione nazionale. Presentata l’indagine Demopolis, promossa dall’impresa sociale Con i Bambini

Aumenta fra i cittadini la consapevolezza di che cosa sia, quanto sia diffusa e pervasiva la povertà educativa minorile. Questa realtà emerge con evidenza dall’indagine “Gli italiani e la povertà educativa minorile – Ascoltiamo le comunità educanti”, realizzata dall’Istituto Demopolis, promossa dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e presentata il 18 novembre alla vigilia della Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 20 novembre.

All’indomani della pandemia «sono 6 italiani su 10 che sostengono di conoscere la povertà educativa, con un dato cresciuto di 17 punti nell’ultimo biennio» – sottolinea Pietro Vento, direttore dell’Istituto Demopolis, che aggiunge: «Il 57% degli italiani ritiene che l’azione di contrasto alla povertà educativa minorile promossa da “Con i Bambini” attraverso il Fondo sia oggi più importante rispetto a due anni orsono». L’importanza delle attività di contrasto alla povertà educativa «è riconosciuta dall’88% degli intervistati». Il dato si dimostra ancora più marcato nei “target speciali” oggetto di analisi: cresce al 93% fra gli insegnanti e al 94% fra i rappresentanti del Terzo Settore.

Risulta evidente, dai dati emersi dall’indagine, che l’emergenza sanitaria, oltre a sottolineare le disuguaglianze, ha acceso i riflettori sulle esigenze delle fasce più giovani della popolazione. «Gli italiani hanno capito che la povertà educativa è una grande questione nazionale», commenta Marco Rossi-Doriapresidente di Con i Bambini. «Cresce e si rafforza anche la consapevolezza che il fenomeno si affronta insieme, in un’ottica di comunità educante, rafforzando le alleanze educative. Dopo l’emergenza in senso stretto, in cui le preoccupazioni principali erano giustamente rivolte alla disponibilità di dispositivi e internet, l’opinione pubblica fa i conti con le esigenze primarie di ogni uomo e bambino: la socialità e i legami con i pari, l’esigenza di imparare bene e, al contempo, di stare bene insieme, tra coetanei».

La pandemia ha messo a dura prova la scuola: per 1 italiano su 2 non ha adeguatamente garantito parità di accesso a tutti gli studenti con la DAD, per il 55% è peggiorata nell’organizzazione scolastica e per il 48% nel rapporto tra i ragazzi. Ben oltre la pandemia, per il 64% degli italiani le opportunità dell’istruzione non sono oggi garantite equamente per tutti, se non con livelli di qualità differenti e forti divari, mentre appena l’8% è convinto del contrario. Matura invece la convinzione, in quasi 8 italiani su 10, che la responsabilità della crescita dei minori sia di tutta la comunità e non solo della scuola.  «La pandemia, la DAD e l’isolamento, hanno fatto crescere ulteriormente tra gli italiani la consapevolezza che la crescita dei bambini sia una responsabilità che riguarda tutti, non solo la scuola, non solo le famiglie, ma l’intera comunità» spiega Francesco Profumo, presidente Acri. «Perché i bambini, in quanto cittadini, hanno diritto a un’istruzione di qualità e ad esperienze formative che non possono più dipendere dal contesto familiare di provenienza. Il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile sta intervenendo proprio su questo fronte, sperimentando modalità di intervento innovative per contribuire a rimettere al centro i bambini e i loro diritti, dando a tutti la possibilità di poter sviluppare il proprio potenziale».

«I dati contenuti in questo rapporto ci aiutano a costruire una mappa degli ambiti sui quali bisogna investire con maggiore urgenza», sottolinea Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore. «Come Terzo settore chiediamo che le ingenti risorse del PNRR a disposizione del nostro Paese vengano utilizzate anche per sanare le emerge e le diseguaglianze tra i minori, che rappresentano un grande freno al loro benessere. Il Terzo settore continua a svolgere un ruolo sempre più determinate, come dimostra l’indagine, in sinergia con la scuola, nella tenuta della coesione e dell’offerta educativa».