Intervista ad Antonello Giannelli, presidente Associazione Nazionale Presidi
da Fondazioni, ottobre 2021
La scuola rappresenta il fulcro intorno al quale si riuniscono tutti gli attori che partecipano alla crescita dei giovani. All’istituzione scolastica spetta il ruolo di collante, di facilitatore nei rapporti che le nuove generazioni hanno con la società intorno a loro. Questo uno dei tanti ruoli che assolve la scuola secondo Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola. «Il fatto che la scuola si faccia carico di un’esigenza di educazione al di là della stretta istruzione disciplinare delle materie, è nella normale evoluzione del sistema scolastico di tutti i paesi occidentali». L’istituzione scolastica è un presidio educativo «intorno al quale si muovono gli attori che fanno parte della comunità educante – prosegue il presidente ANP -. Certamente negli ultimi decenni la società si è evoluta in una direzione che ha spostato il focus dell’educazione dalla famiglia alla scuola. Questo perché le famiglie in passato erano più presenti, gli orari di lavoro meno stringenti, nella coppia genitoriali non sempre erano entrambi a lavorare. Inoltre, dobbiamo anche ricordare che l’istruzione è diventata di massa, per cui effettivamente oggi si estende a tutte le famiglie e non L tutte riescono sempre ad essere presenti nella vita dei figli e a seguirli come faceva un tempo la famiglia tradizionale». Gli ultimi 30/40 anni, dal punto di vista educazionale, sono stati anni “scolastico-centrici”, un periodo in cui, come sostiene il presidente Giannelli, «la scuola è stata prevalentemente protagonista nel contesto educativo delle nuove generazioni, al contrario del passato quando la famiglia era l’ago della bussola educazionale». Tuttavia, con il sopraggiungere dell’emergenza sanitaria di Covid-19 gli equilibri sono nuovamente cambiati: con la didattica a distanza e lo smart working, la famiglia è di nuovo cardine del sistema educativo. «Con la pandemia – prosegue Giannelli -, la scuola ha cercato di mantenere il suo ruolo precedente soltanto sotto una forma relazionale diversa cioè quella della didattica a distanza. Chiaramente il fattore di novità c’è stato, da una scuola in presenza ad una totalmente a distanza è stato traumatizzante per molti. La famiglia è tornata ad avere uno spazio più ampio, tuttavia credo che, nonostante tutto, la scuola abbia mantenuto quel ruolo identitario che la caratterizza. I ragazzi hanno riconosciuto nella scuola l’istituzione che funge da collante con i coetanei e anche con il mondo degli adulti rappresentato dai docenti». Ma come sarà la scuola del post pandemia? Le novità subentrate durante lo stato di emergenza sanitaria rimarranno o scompariranno senza lasciare traccia di sé? «Ritengo che sia utile trarre giovamento da quello che è successo, la scuola deve nutrirsi dell’esperienza vissuta, ricordare e sfruttare le nozioni acquisite. Credo anche che il valore della relazionalità sia emerso in tutta la sua forza, senza questa relazionalità è impossibile consentire una crescita armonica ai nostri ragazzi. Tuttavia la didattica a distanza, per esempio, può essere mantenuta come soluzione extrascolastica per consentire ai ragazzi di frequentare corsi fuori dall’orario scolastico che possano ampliare lo spettro di conoscenza e interesse senza obbligarli a rimanere fino a tardi a scuola. La scuola del futuro potrebbe essere capace di utilizzare lo scatto tecnologico necessario per sopravvivere alla pandemia nella didattica ordinaria».