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La migrazione come non ce la raccontano

Il fenomeno migratorio è uno dei temi più dibattuti degli ultimi anni, a livello politico, sociale, mediatico. Nonostante tutti ne parlino, spesso la sua conoscenza è parziale e fondata principalmente sulla narrazione allarmistica ed emotiva dei mezzi di comunicazione. Una narrazione che ha presentato la migrazione come realtà legata principalmente all’emergenza, ai flussi via mare e alla sicurezza.

Un racconto sempre corale, preconfezionato che non rischia mai l’approfondimento e accomuna pericolosamente tutti gli immigrati ad una categoria unica, avente specifiche caratteristiche: l’immigrato è criminale, è un peso per il sistema di welfare e sottrae lavoro agli italiani. La conseguenza è stata la dilagante diffusione di una forte rabbia sociale, a cui non ha fatto da contraltare una visione politica di lungo periodo in grado di governare il fenomeno migratorio nel suo complesso. La migrazione è invece una realtà dalle infinite sfaccettature. Identificarla solo con gli sbarchi e il contenimento è obsoleto, pericoloso e inefficace. Oltre a un’informazione chiara e veritiera del fenomeno, il dibattito dovrebbe accendersi sui diritti. I diritti inviolabili dell’uomo, il diritto alla salute, al lavoro, all’istruzione e il diritto d’asilo, che la Costituzione riconosce tra i suoi principi fondamentali.

Non è più accettabile sorvolare sui percorsi di integrazione subalterna, sulle condizioni di sfruttamento e di marginalità istituzionalmente accettate, per interessi economici e politici. Non si possono più considerare tutti gli immigrati come minacciosi o parassiti, perché fanno parte del nostro tessuto sociale e, nonostante gli ostacoli amministrativi, economici e sociali, vi partecipano attivamente. Proprio come i nostri giovani connazionali che, in cerca di migliori condizioni lavorative o della strada professionale per la quale hanno investito e si sono formati, lasciano la propria terra natia contribuendo alla vita del paese ospitante. In questo numero di Fondazioni cerchiamo, dunque, di ricostruire un quadro della migrazione più variegato, fatto di immigrazione ma anche di emigrazione. Lo facciamo raccogliendo i contributi di coloro che lo studiano da anni e di chi se ne occupa in prima linea.

Presentiamo anche alcune storie, perché dietro ai numeri e ai profili sempre collettivi dei migranti, ci sono persone, ognuna con il proprio vissuto, la propria cultura e la propria voce. Lo facciamo anche portando ad esempio le numerose esperienze nei territori, che da anni le Fondazioni di origine bancaria sostengono: i corridoi umanitari, le attività di soccorso in mare, i percorsi di integrazione e di assistenza sanitaria, legale e sociale. Queste storie ed esperienze svelano una comunità capace di conoscere, convivere e contaminarsi con le diversità. Una comunità che raramente emerge dal racconto mediatico, ma che c’è e vive nella convinzione che lavorare per la tutela dei diritti dei migranti significa lavorare per costruire un futuro più giusto, non per noi ma per tutti.

Scenario del numero di Gennaio-Febbraio della rivista Fondazioni