Editoriale del Direttore di Acri Giorgio Righetti su Corriere Buone Notizie (14 aprile 2020)
Periodicamente si riaffaccia il dibattito pubblico su cosa dovrebbero fare le Fondazioni di origine bancaria. Ciò sta nuovamente accadendo ora, in parte originato dall’emergenza da Covid19, in parte stimolato da recenti pubblicazioni e articoli. Le posizioni sono varie: si vadall’impiego “forzoso” dei loro patrimoni a garanzia del sostegno finanziario al mondo produttivo (“in barba” a leggi e sentenze della Corte Costituzionale) a suggerimenti circa gli ambiti di intervento (per esempio meno cultura e più sanità), fino a consigli su come svolgere la propria attività (non più interventi “a pioggia”, ma erogazioni strategiche).
Consapevolezza
Premesso che tutti gli stimoli sono di interesse perché aiutano la riflessione e le opportunità di miglioramento, va detto che le Fondazioni di origine bancaria, pur nella loro diversità, hanno maturato nel corso dei decenni dalla loro istituzione una visione e un modus operandi che non solo si sono evoluti nel tempo, ma che riflettono una chiara consapevolezza del ruolo e della missione ad esse assegnati. Di questa consapevolezza, vi sono tre aspetti che meritano di essere richiamati rispetto al dibattito in corso. Il primo è che le Fondazioni sono figlie della cultura costituzionale della sussidiarietà orizzontale, cioè di una concezione della società in cui il ruolo dei corpi intermedi è un valore in sé, che rafforza la libertà e il pluralismo: in sintesi, la stessa democrazia. Ne consegue che il ruolo delle Fondazioni non è, né può né deve essere, sostitutivo all’intervento pubblico, ma deve essere di innovazione e di supporto alla partecipazione dei cittadini alla vita sociale e culturale del Paese e delle comunità.
Adesione
Il secondo aspetto è che i settori di intervento delle Fondazioni previsti per legge sono tutti utili e importanti. Sta alla loro libera determinazione la scelta su quali ambiti concentrarsi. E la cultura, terreno nel quale storicamente le Fondazioni vantano un importante presidio, non è un orpello, non è un “nice to have”, non è una ciliegina sulla torta ma, piuttosto, un settore fondamentale. Fondamentale non perché (ed è vero)muove anche l’economia, ma perché è l’essenza del nostro essere uomini e donne. È ciò che sta alla base della nostra evoluzione e del nostro sviluppo come esseri umani. È il presidio contro una società di tipo mercatistico, in cui solo ciò che ha valore economico immediato conta. Questa convinzione è così forte nelleFondazioni che, a titolo puramenteesemplificativo, è stata proprio in questi giorni confermata l’adesione di un gruppo di Fondazioni all’iniziativa Acri per la terza edizione del progetto Per aspera adastra che, sotto la guida del regista Armando Punzo, cerca di rafforzare l’attività teatrale negli istituti penitenziari, con un approccio non sociale ma culturale. Il terzo aspetto è che le modalità erogative delle Fondazioni sono molto più articolate, innovative ed evolute di quanto molti possano pensare. Le Fondazioni non erogano”a pioggia”. Le Fondazioni erogano utilizzando una gamma articolatissima di strumenti che vanno dai bandi alla progettazione partecipata, dai progetti in cofinanziamento alle partnership pubblico privato, dalla coprogettazione ai progetti propri.
Strategia
Solo una quota minima di risorse è dedicata alle famigerate erogazioni”a pioggia” (solo il 2,3 per cento del totale erogato nel 2018 è riferito a contributi sotto i cinquemila euro). E in ogni caso credo sia importante sottolineare che la tanto vituperata erogazione “a pioggia” può trovare, a volte, una propria ragion d’essere se essa è il frutto di una strategia di attivazione del territorio da “dietro le quinte”, per valorizzare e far emergere le energie positive in esso presenti. La pioggia fa germogliare, se non segue logiche clientelari. Peraltro proprio ora, in piena emergenza Covid 19, quello che tutti evocano e che il Governo ha deciso, è proprio un sostegno “a pioggia” su tutto il sistema economico per far sì che esso torni nuovamente a germogliare e non appassisca sotto i colpidell’emergenza. Le Fondazioni di origine bancaria hanno una storia decennale ma un lunghissimo percorso davanti. Ben vengano quindi tutti i contributi di pensiero ed idee: ma, per cortesia, evitiamo le ricette uniche e miracolose. Non esistono e, la storia ce lo dice, non funzionano.