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Nuovi ecosistemi per favorire il talento | Antonio Danieli

Testimonianza di Antonio Danieli
per Fondazioni dicembre 2019

Valorizzare il talento è la leva primaria su cui agire affinché il Paese possa svilupparsi. Occorre dare opportunità ai giovani, favorendo la meritocrazia e garantendo in maniera equanime la libertà a tutti di esprimersi e di giocarsi una propria opportunità nella vita. Questo obiettivo implica la necessità di investire nella Scuola, nell’Università, nella Ricerca ed in meccanismi di formazione continua per ragazzi, per insegnanti ed educatori. Non a caso, il 25% delle oltre 6.300 fondazioni italiane investe in totale oltre 1 miliardo di euro all’anno in questi ambiti.

Oggi occorre determinare i contenuti formativi necessari ai giovani del futuro: siamo sulla faglia di una discontinuità epocale e l’accelerazione scientifico-tecnologica esponenziale rischia di indurre smarrimento nei giovani, togliendo fiducia nel futuro. La formazione deve trasferire ai ragazzi/e queste attitudini e capacità: immaginazione, curiosità, passione, creatività, coraggio, multidisciplinarità, capacità di unire il sapere al sapere fare, di gestire l’imprevedibilità, di governare sistemi complessi, di imparare dagli sbagli, di adottare un approccio olistico alla cultura, valorizzando la bellezza, recuperando un senso etico ed un principio di responsabilità nell’agire. Per fare ciò occorrono insegnanti e mentori preparati e motivati e nuovi luoghi in grado di stimolare l’innovazione.

Sempre più dunque nasceranno “opifici”, “factory”, “officine”, “granai”, tutti ecosistemi aperti – ma al contempo radicati nei territori – che adottano reti di relazioni complesse e modelli di funzionamento integrati con tutte le fasi di educazione, formazione, ricerca, trasferimento tecnologico, incubazione, accelerazione, investimenti finanziari e open innovation. Questi luoghi fungono da acceleratori della società: la competizione internazionale rende necessari centri aggreganti e di contaminazione, intrisi nel genius loci e distribuiti nei territori, in cui si riescono ad annullare le distanze tra scuole, università, imprese, istituzioni f inanziarie ed amministrazioni. Se ormai sono assodate l’importanza dell’orientamento, per evitare l’abbandono scolastico, e l’attenzione nella scelta tra le università e l’entrata nel mondo del lavoro, per contrastare il fenomeno dei neet, ora diventa indispensabile la creazione di un sistema nazionale efficace di supporto per l’avvio di nuove realtà imprenditoriali.

Il recente ammonimento del Presidente Mattarella in tal senso, con specifico riguardo alla distanza tra la creatività dei nostri giovani e la capacità del sistema di valorizzarla e trasformarla in impresa, è stato molto applaudito, ma è fondamentale che tutti gli attori si sentano chiamati in causa e si adoperino per questo obiettivo comune; ancora non è stata definita una strategia condivisa ed efficace. L’azione di catalizzatore delle fondazioni sui territori può essere di esempio per favorire la creazione spontanea di una rete di hub per l’innovazione – caratterizzati dal genius loci e al contempo competitivi a livello internazionale – costituendo de facto l’architettura su cui costruire un piano strategico per lo sviluppo del Paese.

Dalla rivista Fondazioni novembre-dicembre 2019