Uno strumento per contrastare la povertà che sta conoscendo negli ultimi anni una crescita esponenziale. Si tratta degli “empori solidali”, una forma di volontariato nata negli anni ’90 che oggi è arrivata a numeri importanti: circa 200 punti attivi in Italia e distribuiti in 19 regioni. Come funziona il servizio? Gli empori che dal 2008 sono stati organizzati in maniera più strutturata e capillare sul territorio, sono servizi simili a negozi o supermercati che offrono la possibilità a famiglie o individui singoli, con situazioni economiche disagiate (accertate da alcuni parametri Isee e Irpef), di fare la spesa gratuitamente.
Il servizio è una forma avanzata di aiuto alle famiglie che prende le mosse dalle tradizionali e ancora molto diffuse “borse spesa”, attività di volontariato che consentono a persone in difficoltà economiche di ricevere regolarmente beni di prima necessità. Complessivamente fino al 30 giugno 2018 tutti gli empori attivi hanno servito più di 99mila famiglie e 325mila persone, di cui il 44% straniere. La maggior parte degli empori è gestita da organizzazioni non profit, spesso in rete fra loro; dal recente rapporto realizzato da Caritas Italiana e CSVnet, l’associazione dei centri di servizio per il volontariato, si rileva che a coordinare questi servizi sono per il 52% associazioni (in maggioranza di volontariato), per il 10% cooperative sociali, per il 35% enti ecclesiastici diocesani o parrocchie e per il 3% enti pubblici.
Gli empori inoltre sono aperti per 1.860 ore alla settimana per un totale di oltre 100mila ore all’anno di cui, a essere privilegiati, sono i giorni infrasettimanali. Molti empori sono sostenuti dalle Fondazioni di origine bancaria dei loro territori. A collaborare a questo modello di volontariato in espansione sono anche le imprese che, sempre secondo il rapporto Caritas-CSVnet, sono circa 1.200. Queste realtà, che mettono a disposizione tempo e risorse, soprattutto supermercati e piccola distribuzione alimentare, collaborano direttamente con gli empori.
Da esse proviene il volume maggiore dei beni che vengono poi messi a disposizione nei negozi. A proposito di beni, notevole la varietà di cui possono usufruire i beneficiari: si passa da alimenti non deteriorabili a cibi freschi e ortofrutta, alimenti cotti e surgelati. Sono disponibili anche prodotti per l’igiene e la cura della persona e della casa, indumenti, prodotti farmaceutici, piccoli arredi e alimenti per gli animali. Giocattoli, articoli per la scuola e alimenti per neonati sono inoltre a disposizione per le famiglie con figli. Gli empori sono gestiti prevalentemente da volontari.
Sono loro a occuparsi di tutto: dall’approvvigionamento degli scaffali alla distribuzione, dall’amministrazione all’organizzazione dei turni di lavoro, dalla governance alle relazioni con gli altri servizi sul territorio. È interessante anche la partecipazione di volontari stranieri: sono un terzo di tutti i volontari (erano quasi la metà fino a qualche anno fa).
Il rapporto Caritas-CSVnet disegna uno scenario decisamente positivo: il servizio degli empori risulta non solo benefico ma anche rigoroso, competente e ben organizzato. Caratteristiche che li distinguono dai servizi “mordi e fuggi” di pura assistenza materiale, qualificandoli come tessere di percorsi più stabili di contrasto all’esclusione sociale.
Il rapporto Caritas Italiana-CSVnet è scaricabile al link http://bit.ly/Csvnet_empori
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