Gaudenzio, chi era costui? Forse non in tutti l’interrogativo s’impone così schietto, ma certo molti sono coloro che non conoscono adeguatamente il peso artistico di Gaudenzio Ferrari, il valsesiano che fu, invece, uno dei maggiori protagonisti del Rinascimento, ritenuto da Giovanni Paolo Lomazzo uno dei sette “Governatori” nel “Tempio della Pittura”, insieme a Mantegna, Michelangelo, Polidoro da Caravaggio, Leonardo, Raffaello e Tiziano.
Gaudenzio nacque a Valduggia intorno al 1480 e si spense a Milano il 31 gennaio del 1546. Lomazzo lo vuole allievo di Stefano Scotto, artista impegnato nella Fabbrica del Duomo milanese; ma nelle sue opere oltre all’influsso leonardesco, che fu preminente, si trovano anche suggestioni provenienti da Perugino e da Raffaello, nonché motivi derivati da Dürer e dagli artisti nordici della scuola danubiana, conosciuti attraverso le incisioni. Pittore, abilissimo plasticatore, innovatore dell’allestimento teatrale, capace di dar vita a capolavori assoluti dell’arte rinascimentale italiana come la cappella della Crocifissione (foto a destra), Gaudenzio lega in particolare il suo nome a Varallo, dove si impegnò tra le pareti della chiesa di Santa Maria delle Grazie e la nascente impresa – voluta dal padre francescano Bernardino Caimi – di edificazione del Sacro Monte di Varallo: la “Nuova Gerusalemme”. Oggi una grande mostra celebra Gaudenzio fino al 1° luglio, dispiegandosi in tre città del Piemonte: Varallo Sesia (qui fino al 16 settembre), Vercelli e Novara. Oltre alle sedi espositive – rispettivamente la Pinacoteca e il Sacro Monte a Varallo Sesia, L’Arca a Vercelli, il Broletto a Novara – essa si estende anche in chiese ed edifici del territorio dove sono presenti affreschi e altre opere del Maestro. Il pubblico può ammirare quasi un centinaio di capolavori fra dipinti, sculture e disegni; e in ciascuna sezione sono presentate, in ordine cronologico, le opere di Gaudenzio, dei suoi contemporanei e di chi alla sua lezione si formò. A Varallo è affrontato il primo tratto della carriera dell’artista: dagli anni di formazione alle prove del Sacro Monte; a Vercelli la stagione della maturità; a Novara gli anni estremi, dove il pittore è soprattutto attivo sulla scena milanese tra la marea montante del Manierismo. A integrare il percorso espositivo ci sono le “opere immobili” presenti nelle diverse aree territoriali: i cicli di affreschi e le statue, opportunamente valorizzati in loco.
“Il Rinascimento di Gaudenzio Ferrari”, questo il titolo dell’iniziativa, è stata sostenuta da Fondazione Cariplo, Compagnia di San Paolo e Fondazione Crt. «Questa mostra rappresenta una delle maggiori operazioni culturali promosse dalla Regione Piemonte negli ultimi anni – dichiara Antonella Parigi, assessore alla Cultura e al Turismo della Regione Piemonte –.Un’esposizione di valore, capace di riunire l’opera di un grande artista e di creare nuovi contenuti, che potrà valorizzare un territorio ricco di un importante patrimonio storico e artistico». «Un’esposizione ampia delle sue opere – affermano i curatori della mostra Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, con la supervisione di Gianni Romano, massimo specialista di Gaudenzio – permetterà di scandire meglio cronologicamente la sua carriera, di risolvere alcuni problemi di autografia e di ottenere nuove informazioni sulle sue modalità di lavoro».
Le novità de “Il Rinascimento di Gaudenzio Ferrari” non sono solo scientifiche, legate alla più puntuale conoscenza di questo artista. Molti sono infatti gli aspetti innovativi del progetto: innanzitutto il forte coinvolgimento, accanto ai curatori, di giovani studiosi, usciti dalle Università piemontesi e lombarde. Poi la particolare attenzione ai diversi pubblici, grazie anche alla cura riservata alla didattica, sia nelle sedi espositive che online, aspetto per cui è stato coinvolto il Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino.