Sono più di sessanta gli empori solidali attivi in tutta Italia. Si tratta di minimarket in cui le persone in difficoltà possono fare la spesa gratuitamente, acquistando prodotti alimentari e non solo “pagando” con punti-spesa caricati sulla tessera sanitaria. Una tipologia di intervento a sostegno del welfare comunitario diverso dalla distribuzione di viveri che parrocchie e associazioni operano già da molto tempo sul territorio, perché prevede un aiuto a tutto tondo, centrato sulle persone, che da una parte hanno la possibilità di fare la spesa gratuitamente, ma che sono anche chiamate a dare il loro contributo alla comunità, attraverso attività di volontariato e di utilità sociale.
L’esperienza più recente è quella attiva da quasi due anni a Quarrata, nel Pistoiese. Qui, grazie al sostegno della Fondazione Caript, la locale associazione di volontariato Pozzo di Giacobbe, insieme al Comune (che ha messo a disposizione i locali), la Caritas e la Casa della Solidarietà, ha dato vita a un Emporio attivo tre giorni a settimana. I numeri di questa piccola realtà testimoniano quanto il territorio avesse bisogno di un simile intervento. 96 i nuclei familiari che fino ad oggi hanno fatto la spesa all’Emporio, per un totale di 295 persone, la maggioranza di nazionalità italiana (40%), seguita da quella marocchina (32%) e albanese (18%); oltre 25mila i kilogrammi di generi di prima necessità distribuiti.
“Le Persone prima di tutto” è il motto scelto per l’Emporio Sociale e nel quale sta il senso profondo del lavoro che viene svolto assieme ai Servizi Sociali del Comune, che va oltre la distribuzione dei generi di prima necessità. Infatti, ogni qual volta è possibile, vengono proposti ai beneficiari e ai loro famigliari progetti di riattivazione personale, che hanno come obiettivo quello della fuoriuscita dalla condizione di bisogno. Si va dall’accompagnamento nella ricerca attiva di un lavoro ad attività di volontariato nelle associazioni del territorio (Croce Rossa, Misericordia, Auser, Coop. Gemma e Coop. Integra, quelle più attive), dall’inserimento in esperienze di servizio civile regionale per i più giovani a corsi di lingua italiana per migranti. Per tutti, comunque, viene costruito un percorso individuale di recupero e riattivazione e viene stipulato un patto sociale con obiettivi e impegni nei confronti della comunità che devono essere rispettati. Attualmente sono 33 i progetti di recupero attivati e una decina quelli in fase di definizione. Su questi viene svolto un lavoro di affiancamento educativo e di monitoraggio costante, che rappresenta un’assoluta novità nei metodi di gestione degli aiuti alle persone in difficoltà.