È del 23 gennaio scorso la notizia che sarà la Cassa Depositi e Prestiti a guidare in Italia la realizzazione di un ampio piano di sviluppo delle infrastrutture sociali in Europa, messo a punto da una Task Force guidata da Romano Prodi per conto dell’Elti, l’associazione europea degli investitori di lungo termine di cui Cdp fa parte insieme, fra altri, alla tedesca Kfw (Kreditanstalt für Wiederaufbau) Bankengrupe e alla francese Caisse des Dépôts (Cdc). La notizia non sorprende perché in questo campo, dove soprattutto sul piano degli adeguamenti delle strutture materiali lo stato sociale arranca, Cdp, di cui sono azioniste, insieme al Ministero dell’Economia e delle Finanze, sessanta Fondazioni associate ad Acri (con una quota di circa il 16%), è leader per storia e per cronaca. In questo numero della rivista a Cdp abbiamo dedicato un ampio servizio, che ospita anche un editoriale del suo presidente Claudio Costamagna. Cdp è un’istituzione che ha 167 anni di storia. Nasce, infatti, il 18 novembre del 1850. Il suo ruolo istituzionale è di sostenere l’economia italiana, finalizzando in questo senso sia il risparmio delle famiglie, raccolto tramite gli sportelli di Poste Italiane, sia altre risorse derivanti da fondi di investimento e da altri suoi prodotti finanziari. Divenuta società per azioni a seguito della privatizzazione del 2003, continua a operare secondo criteri di sostenibilità e di interesse pubblico e nel 2015, dal Governo Italiano e dall’Unione Europea, ha ricevuto il ruolo di Istituto Nazionale di Promozione, ovvero di “entry point” delle risorse del Piano Juncker in Italia e di “advisor” finanziario della Pubblica Amministrazione, per un migliore utilizzo di fondi nazionali ed europei. Peraltro, da sempre Cdp è partner strategico e di lungo periodo delle Amministrazioni locali e ormai da circa quindici anni anche di grandi e piccole imprese; sicché la sua vocazione allo sviluppo dei territori e dell’economia reale, che ha radici storiche, nel tempo si è ulteriormente rafforzata.
L’adeguamento delle infrastrutture – scuole, ospedali, edilizia sociale, trasporti – sta diventando un’emergenza che ormai tocca la vita di ognuno di noi, aggravando un quadro in cui il numero delle famiglie in povertà è cresciuto. In un recente documento della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Cassa Depositi e Prestiti, in corso di pubblicazione, si legge che in Italia oltre il 70% degli ospedali è stato costruito prima del 1970 e il 65,1% degli edifici scolastici prima dell’entrata in vigore delle norme antisismiche nel 1974. Inoltre negli anni è cambiata l’esigenza abitativa, perché il problema dell’alloggio non interessa più esclusivamente le fasce deboli della popolazione, ma riguarda un ampio bacino di persone che, pur potendo fare affidamento su un reddito stabile, ha difficoltà ad accedere al libero mercato.
La Task Force, presieduta da Romano Prodi, con il patrocinio della Commissione Europea e della Banca Europea degli Investimenti (Bei), ha l’obiettivo di promuovere finanziamenti per la creazione e il mantenimento delle infrastrutture sociali nell’Unione Europea e ha analizzato, in particolare, la disponibilità di modelli di finanziamento, esistenti e innovativi, sul fronte dei bisogni attuali e futuri nel campo di sanità, education e social housing.
Tra il 2007 e il 2016, gli investimenti in infrastrutture realizzati sia dalle Amministrazioni centrali sia da quelle territoriali si sono contratti in misura significativa, con un decremento rispettivamente del 20% (da 5 miliardi di euro a 4 miliardi) e del 26% (da 21 miliardi di euro a 16 miliardi). In questo contesto Cdp si pone l’obiettivo di supportare a 360 gradi lo sviluppo dei territori, con particolare attenzione ai bisogni sociali emergenti, attraverso non solo un ampio ventaglio di strumenti finanziari (debito, equity e garanzie), ma anche assumendo un ruolo di sostegno proattivo, promuovendo il coinvolgimento di capitali privati responsabili e “sustainable-oriented” interessati a finanziare iniziative con rilevanti ricadute sociali. Coerentemente con quest’impegno, che prevede di costruire anche un set di strumenti a supporto dello sviluppo del Paese che abbiano un focus specifico sull’impatto sociale delle iniziative, Cdp ha appena collocato la sua prima emissione obbligazionaria nel mercato dei capitali internazionali. Si tratta del primo “Social Bond” lanciato da un emittente italiano, nonché la prima emissione obbligazionaria “Social” in Europa dedicata ad aree colpite da calamità naturali. I fondi raccolti (gestiti tramite la Gestione Separata della Cassa), finanzieranno le piccole-medie imprese italiane con meno di 250 addetti, attraverso dei Plafond di Liquidità allocati tramite il sistema bancario. Il “Social Bond” si ispira ai Sustainable Development Goals (SDGs), punto 8, delle Nazioni Unite ed è in linea con i Social Bond Principles 2017 dell’International Capital Market Association (Icma). L’operazione, del valore nominale di 500 milioni di euro, destinata a investitori istituzionali, ha raccolto richieste pari a 2,2 miliardi di euro, sottoscritte per il 70% da investitori esteri (in particolare del Nord Europa). I trend internazionali evidenziano, infatti, la sempre maggior rilevanza degli investimenti legati ai bisogni sociali, anche alla luce dell’affermarsi di nuove esigenze determinate dai cambiamenti in atto (l’evoluzione demografica con l’invecchiamento medio della popolazione, che nel 2030 in Europa sarà composta per quasi ¼ da persone con più di 65 anni; l’incremento della speranza di vita alla nascita, che nei Paesi Ocse ha raggiunto in media gli 80 anni crescendo di 10 anni negli ultimi 50; i cambiamenti climatici; i flussi migratori in parte legati all’inasprimento delle differenze Nord-Sud; le emergenze sanitarie, etc.). In questo senso, dunque, Cdp consolida e rafforza il proprio ruolo con strumenti ad hoc e iniziative specifiche per lo sviluppo delle infrastrutture sociali sul territorio e la riqualificazione del patrimonio urbano.
“Fondazioni” gennaio-febbraio 2018
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