L’intervento conclusivo della Giornata Mondiale del Risparmio è spettato al Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, in sintonia con quelli che lo hanno preceduto. Anche per Padoan: «Gli indicatori economici ci dicono che l’economia procede. Crescono la produzione industriale, l’export, il clima di fiducia delle famiglie e delle imprese, lo stock di investimenti diretti esteri in Italia; nel mercato del lavoro si registra la diminuzione del tasso di disoccupazione, mentre il numero di occupati continua a crescere; anche la spesa in ricerca e sviluppo è in aumento e cresce il numero delle imprese che investono in questo ambito anche grazie a incentivi fiscali». Ma ha ammonito: «Questi risultati non devono indurci all’autocompiacimento, al contrario, devono stimolarci a insistere su scelte che permettano alla ripresa di consolidarsi, diventare stabile e strutturale… Bisogna procedere con le misure del Piano Nazionale Impresa 4.0, che promuovono innovazione e digitalizzazione in vari settori produttivi: il Piano Industria 4.0, il Piano Straordinario Made in Italy, il Piano Strategico del Turismo e il Decreto Concorrenza… Il sentiero stretto del sostegno alla crescita, unito al consolidamento della finanza pubblica, è ancora lungo – ha sottolineato – ma sta portando frutti in termini di riduzione del deficit e del debito. Il Governo in questi anni ha ottenuto questi risultati incidendo sia sul numeratore che sul denominatore del rapporto Deficit-Pil e Debito-Pil. E anche il sistema bancario ha superato la fase critica e sta riprendendo a finanziare l’economia».
Padoan ha evidenziato come in questi anni il Governo «ha portato avanti un disegno ampio di ristrutturazione del sistema bancario, comprensivo di riforme attese da lungo tempo e necessarie per consentire alle banche di tornare a finanziare adeguatamente l’economia reale. Il 2017 è stato anche un anno in cui hanno tenuto banco alcuni casi specifici di crisi…
Da un lato si trattava di individuare soluzioni che non creassero instabilità sui mercati, dall’altro andava minimizzato il coinvolgimento del contribuente pubblico, procedendo a una ripartizione del costo della crisi la più equilibrata possibile. In tale quadro il Governo ha ritenuto di farsi carico delle istanze di protezione dei soggetti più deboli, come la clientela al dettaglio, spesso non consapevole delle caratteristiche di rischio dei propri investimenti, nei limiti consentiti dalle regole comunitarie. Nel complesso l’azione del Governo ha evitato che casi problematici specifici degenerassero a livello sistemico creando incertezza e instabilità, con distruzione di valore e costi più elevati per il complesso degli stakeholder, in primo luogo risparmiatori e imprese.
Molto resta ancora da fare – ha dichiarato –. Il calo delle sofferenze, pur in cammino e in accelerazione, deve essere ancor più accelerato…
Un punto importante dell’azione di Governo è già da tempo, e deve continuare ad essere, quello di creare condizioni perché le banche possano liberarsi di queste attività a condizioni e in tempi ragionevoli, evitando un indebito trasferimento di ricchezza a pochi soggetti privati. L’azione del Governo d’altra parte non può sostituire l’iniziativa delle banche, alle quali è richiesta un’efficace proattività nella gestione dei crediti deteriorati».
“Fondazioni” novembre-dicembre 2017