Compirà novant’anni nel luglio 2018, eppure ha attraversato l’oceano per inaugurare la mostra “Personae” promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì, che rimarrà allestita fino al 7 gennaio nella prestigiosa cornice dei Musei di San Domenico, cuore culturale della città romagnola.
Elliott Erwitt è uno dei fotografi più noti al mondo e per quest’importante rassegna italiana ha scelto personalmente i circa 170 scatti esposti, traendoli dal suo vastissimo archivio di New York. Si tratta della prima grande retrospettiva delle sue immagini, sia in bianco e nero che a colori. Gli scatti in bianco e nero sono ormai diventati icone della fotografia, mentre la sua produzione a colori è quasi del tutto inedita. Il percorso espositivo mette in evidenza l’eleganza compositiva, la profonda umanità, l’ironia e talvolta la comicità della sua arte: tutte caratteristiche che rendono Erwitt un autore amatissimo e inimitabile, non a caso considerato il fotografo della commedia umana. Marilyn Monroe, Che Guevara, Sophia Loren, John Kennedy, Arnold Schwarzenegger sono alcune delle numerose celebrità colte dal suo obiettivo ed esposte in mostra. Su tutte Erwitt posa uno sguardo acuto e al tempo stesso pieno di empatia, dal quale emerge l’ironia e la complessità del vivere quotidiano. Con il titolo “Personae” si allude proprio a questa sua adesione alla vita concreta degli individui e, nello stesso tempo, a un senso della maschera e del teatro, che caratterizza tutta la sua produzione, in particolare le foto realizzate con lo pseudonimo di André S. Solidor. A.S.S. è la maschera che Erwitt dedica senza diplomazia al mondo dell’arte contemporanea e a un certo tipo di fotografia. In questo modo dà vita a un suo alter ego irriverente, che ama tutto ciò che E.E. detesta: il digitale e il photoshop, la nudità gratuita e l’eccentricità fine a se stessa. Una maschera dissacrante che prende in giro certi artisti, con una esilarante parodia, che fa sorridere e, nello stesso tempo, invita a una seria riflessione sul mercato dell’arte.
La rassegna evidenzia come la straordinaria sensibilità di Erwitt passi indifferentemente dal colore al bianco e nero e viceversa, in una totale continuità di stile e di ricerca. A sentir lui, le foto più belle possono capitare in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo, anche quando si sta lavorando a un servizio commerciale. E ai lavori editoriali e pubblicitari Erwitt ha riservato il colore: dalla politica al sociale, dall’architettura al cinema e alla moda.
A distanza di decenni, intorno a queste immagini egli ha compiuto un vero e proprio viaggio, durato mesi, posando su di esse uno sguardo critico e contemporaneo. È nata così una raccolta, pubblicata per la prima volta nel 2013 con il volume Kolor, edito dai teNeues, e ora finalmente esposta con circa 100 scatti. Nato a Parigi da genitori ebrei di origine russa, Elliott Erwitt visse in Italia fino al 1938. La famiglia emigrò negli Stati Uniti d’America nel ’39, a causa del fascismo, e qui Erwitt studiò fotografia al Los Angeles City College, dal 1942 al 1944, e cinema alla New School for Social Research, dal 1948 al 1950. All’inizio degli anni Cinquanta servì l’Esercito americano in Francia e in Germania come assistente fotografo. Capace di cogliere l’attimo decisivo, alla maniera di Henri Cartier-Bresson, Erwitt fu influenzato dall’incontro con fotografi famosi come Edward Steichen, Robert Capa e Roy Stryker. Quest’ultimo, allora direttore del dipartimento di fotografia della Farm Security Administration, assunse Erwitt per lavorare su un progetto fotografico per la Standard Oil. Dopo questo periodo egli iniziò la carriera di fotografo freelance, lavorando per riviste quali Collier’s, Look, Life e Holiday, o aziende come Air France e Klm. Nel 1953 entrò a far parte della prestigiosa agenzia Magnum Photos, associazione che gli donò molta visibilità e che gli permise di intraprendere progetti fotografici in tutto il mondo. Da allora Erwitt ha raccontato con piglio giornalistico gli ultimi sessant’anni di storia e di civiltà contemporanea, cogliendo gli aspetti più drammatici ma anche quelli più divertenti della vita che è passata di fronte al suo obiettivo, compresa quella dei cani, che sono stati oggetto di ben quattro suoi libri.
La mostra, curata da Biba Giacchetti con il progetto di allestimento di Fabrizio Confalonieri, presenta foto, nel formato di cm 70 x 100 e di cm 100 x 140, stampate con particolare cura e allestite con cornici fine art e vetro antiriflesso. Un’accurata audioguida è disponibile per tutti i visitatori. Inoltre è presente un video, che apre la sezione dedicata al colore. Alla sua lunga carriera di autore e regista televisivo è stata dedicata una rassegna cinematografica promossa da Civitas e Settimana del Buon Vivere.
“Fondazioni” novembre-dicembre 2017