Azione fondamentale delle Fondazioni di origine bancaria spesso poco riconosciuta, e a volte criticata, è quella di sostegno allo sviluppo locale, loro assegnata fin dalla riforma Ciampi. È, invece, un’azione cruciale in questa fase storica, di globalizzazione e di crescenti tensioni locali, dove l’ascesa o il declino di un territorio dipendono dalla capacità di ridefinire la sua identità per adattarla a rispondere alle sfide esterne. Un volume dal titolo “Fondazioni e sviluppo locale”, uscito a fine giugno nella collana Saggi Donzelli, a cura di Carlo Trigilia, Francesco Ramella e Luigi Burroni, riporta e analizza gli esiti di un’indagine che si è posta l’obiettivo di individuare e sperimentare (attraverso un progetto che ha coinvolto un numero contenuto ma rappresentativo di Fondazioni) la strada più efficace per consolidare il ruolo di queste istituzioni nello sviluppo locale. L’iniziativa, di cui questo libro documenta il percorso e i risultati conseguiti, parte da lontano: dalla relazione di Trigilia al XXI Congresso Acri a Siena, dal titolo “Fondazioni e identità territoriali”. Nell’intervento, il Professore evidenziava l’importanza del ruolo strategico che le Fondazioni possono giocare nelle proprie comunità di riferimento per promuovere lo sviluppo locale nella piena accezione del termine, che include la dimensione culturale, sociale ed economica. La mozione finale di quel Congresso registrò la volontà condivisa di individuare modalità e strumenti per favorire l’efficacia e l’efficienza delle Fondazioni in funzione di quest’obiettivo. Il progetto sperimentale fu la risposta. Ne è emersa la necessità che le Fondazioni agiscano come un autentico seme di innovazione, capace di innescare processi di cooperazione tra i diversi attori della comunità, fino a portarli ad agire come un vero e proprio “soggetto collettivo”, nel comune intento di promuovere l’infrastrutturazione sociale e lo sviluppo del territorio.
“Fondazioni” settembre-ottobre 2017