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Minori sempre più poveri. Il Rapporto Save the Children 2017

In Italia i minori sono sempre più poveri. Lo registra l’ultimo rapporto di Save the Children “Futuro in partenza? L’impatto delle povertà educative sull’infanzia in Italia”, uscito a fine marzo. Negli ultimi dieci anni la percentuale di minori in povertà assoluta – oltre 1,1 milioni – è quasi triplicata (passando dal 3,9% della popolazione di riferimento nel 2005 al 10,9% nel 2015; fonte Istat) e quella dei minori in povertà relativa – più di 2 milioni di bambini e adolescenti – è raddoppiata (passando dal 12,6% al 20,2% nel 2015, con un’impennata di quasi 8 punti percentuali a partire dal 2011). Spesso allo svantaggio economico si accompagna uno svantaggio educativo, in un spirale perversa che è necessario interrompere, per non lasciare bambini e ragazzi privi della possibilità di sviluppare al meglio i propri talenti, capacità e aspirazioni.
 
Dal rapporto di Save the Children emerge un quadro dell’Italia che, dopo anni, stenta a far decollare il futuro dei propri ragazzi e che, nonostante alcuni miglioramenti, risulta ancora lontana dal resto d’Europa e, soprattutto, mostra al Sud le maggiori privazioni educative per i minori, con ritardi importanti, che tuttavia non risparmiano le regioni del Centro e del Nord. Sono soprattutto i minori che provengono dalle famiglie svantaggiate dal punto di vista socio-economico a subire le più gravi conseguenze della povertà educativa; e si tratta di un fenomeno in forte crescita, come i dati mostrano nel dettaglio. Nonostante il numero di ragazzi che in Italia abbandonano precocemente gli studi si sia più che dimezzato negli ultimi ventitre anni, passando dal 38% del 1992 al 15% del 2015, il nostro Paese rimane indietro rispetto ai paesi dell’Unione Europea (la cui media è dell’11%) posizionandosi al quartultimo posto, seguito soltanto da Romania (19%), Spagna e Malta (a pari merito con il 20%). Il numero dei ragazzi che non partecipano ad attività culturali, ricreative e sportive è aumentata di 6 punti percentuali dal 2010 al 2013 (passando dal 59% al 65%), attestandosi attualmente al 60%, e pur se la percentuale di ragazzi che non raggiungono le competenze minime in matematica è scesa di 10 punti percentuali, passando dal 33% del 2006 al 23% del 2015, questo trend positivo si è arrestato negli ultimi sei anni (paesi come Cina, Russia e Vietnam presentano percentuali molto più basse dell’Italia, comprese tra il 16% e il 19%).
 
Quasi la metà degli alunni in Italia (48%, percentuale che purtroppo non ha subito alcun decremento negli ultimi tre anni) è priva del servizio di mensa scolastica, sebbene una corretta alimentazione a scuola garantisca non solo un buono sviluppo fisico ma anche la socialità e l’apprendimento dei minori. Se in Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Toscana e Valle d’Aosta la percentuale di alunni senza mensa è di circa un terzo, in regioni come Calabria, Campania e Molise è di circa due terzi e raggiunge il picco dell’80% in Sicilia.

 

 

  
Anche la possibilità di usufruire del tempo pieno a scuola rappresenta un fattore chiave per contrastare la povertà educativa. È, infatti, importante non solo perché aumenta le ore dedicate all’apprendimento, ma perché dovrebbe offrire ai bambini e ai ragazzi anche l’opportunità di svolgere attività extra-curriculari, come lo sport, la musica, l’arte, la lettura, tutte essenziali per rafforzarne le capacità emotive, motivazionali e sociali. Nonostante ciò, il tempo pieno risulta assente dal 68% delle classi nella scuola primaria e dall’85% delle classi nella scuola secondaria di primo grado. Basilicata, Lazio e Lombardia sono le regioni italiane dove il tempo pieno è maggiormente presente nelle scuole primarie (51% in Basilicata, Lazio e Lombardia 48%, contro appena il 7% in Molise e l’8% in Sicilia), mentre per quanto riguarda le scuole secondarie di primo grado la maglia nera spetta al Molise (presente solo nell’1% delle scuole), seguito da Emilia Romagna (5%), Marche e Puglia (a pari merito con il 6%). Spicca anche in questo caso il primato della Basilicata, dove il tempo pieno è presente in 1 classe secondaria su 3 (33%). Infine, 6 alunni di 15 anni su 10 frequentano scuole inadeguate all’apprendimento (la percentuale si abbassa nelle province autonome di Trento, 18%, e Bolzano, 15%, mentre in Lombardia quasi 1 alunno su 2, il 49%, va in scuole con infrastrutture insufficienti) e il 28% delle aule didattiche nelle scuole non è dotato di connessione internet veloce, un dato che ha registrato un netto miglioramento negli ultimi anni (era il 37% nell’anno scolastico 2013-2014 e in due anni è cresciuto di ben 20 punti percentuali in Campania, di 15 in Calabria, di 11 in Sicilia e di 10 in Abruzzo); tuttavia molte scuole continuano a essere “disconnesse”: in Calabria e in Friuli Venezia Giulia sono prive di internet veloce rispettivamente il 39% e il 35% delle aule didattiche (fonte Miur).
 
Per chiudere, gli asili nido. Solo il 13% dei bambini tra 0 e 2 anni riesce ad andare all’asilo nido o usufruisce di altri servizi pubblici per la prima infanzia. Tale percentuale si abbassa drasticamente in Calabria e in Campania, dove rispettivamente appena 1 e 3 bambini su 100 possono accedere al nido (contro il 26% in Emilia Romagna, la regione più virtuosa in tal senso). Un autentico dramma per il Sud, se si considera che i primi anni di vita sono di cruciale importanza per l’acquisizione e lo sviluppo delle capacità cognitive e fisiche da parte dei bambini.
 
Se la scuola assolve un ruolo primario nella formazione, altrettanto importante è il contesto educativo e culturale, la “comunità educante”, nel quale vivono e crescono bambini e ragazzi, a partire dalla propria casa e dalla propria famiglia. Nel nostro Paese, più della metà dei ragazzi non ha letto nemmeno un libro nell’anno precedente (53%; con picchi in Sicilia, 72%, e Campania, 69%, mentre le percentuali più basse si registrano a Trento, 32%, e in Liguria e Valle d’Aosta, 37%) e non è mai andata a visitare un museo o una mostra (55%; percentuali ben più alte in Calabria, 78%, in Sicilia, 71%, in Puglia e Campania, 69%, e in Valle d’Aosta, 68%, a fronte delle virtuose Trento, 25%, e Trentino Alto Adige, 33%), 7 su 10 non hanno visitato un sito archeologico o un monumento (con picchi in Calabria, 86%, e Sicilia, 80%, mentre Trento, 48%, Trentino Alto Adige, 58%, e Sardegna, 60%, presentano percentuali più basse della media). Quasi 4 su 5 (77%) non sono andati a un concerto (le percentuali più alte si registrano in Campania, 84%, Sicilia e Valle d’Aosta, a pari merito con 82%), circa 1 su 3 non ha utilizzato internet (con picchi in Sicilia, 40%, a fronte di regioni più virtuose come Marche, 22%, e Molise, Toscana e Lombardia, insieme al 23%) e quasi 1 su 2 non ha praticato sport in modo continuativo (43%, con picchi in Campania, 66%, e Sicilia, 63%, mentre le percentuali più basse si registrano nel Lazio, 27%, e in Toscana, 30%). Per i ragazzi provenienti da famiglie svantaggiate i dati sono anche peggiori: per il 71% di loro non è stato possibile svolgere 4 o più delle 7 attività sopra indicate e colpisce che perfino per quanto riguarda la pratica sportiva il divario è enorme. Più della metà dei ragazzi che vivono in famiglie svantaggiate (54%) non ha fatto sport in maniera continuativa nell’ultimo anno, a fronte del 35% di tutti gli altri.
 
«Il nostro è un Paese in cui non sono le pari opportunità a determinare i percorsi educativi e di vita dei ragazzi, ma lo svantaggio ereditato dalle famiglie. La povertà economica ed educativa dei genitori viene trasmessa ai figli, che a loro volta, da adulti, potrebbero essere a rischio povertà ed esclusione sociale – afferma Valerio Neri, direttore generale di Save the Children, l’organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e a promuovere i loro diritti –.Non è accettabile che vi siano bambini costretti a vivere gravi deprivazioni materiali ed educative, che non solo non hanno la possibilità di costruirsi un domani, ma che non possono neanche sognarlo».

“Fondazioni” maggio-giugno 2017

Foto: © Illuminiamo il Futuro 2014 – foto generiche infanzia, Punti Luce, contesto