L’Istituto di ricerca statunitense National Bureau of Economic Research ha rilevato che sono solo il 3% i ricercatori stranieri nel nostro Paese. Di contro, ben il 16% dei ricercatori italiani decide di proseguire la propria attività all’estero. Inoltre sono circa 700mila i laureati che in 10 anni, dal 2001 al 2011, hanno lasciato l’Italia (Indagine Editutto 2014). Un fenomeno quello della “fuga dei cervelli” che penalizza soprattutto il Sud Italia. Infatti alla migrazione verso l’estero bisogna aggiungere quella interna al Paese: sempre tra il 2001 e il 2011, 172mila laureati si sono trasferiti dal Sud al Nord, con un trend crescente nel tempo. Se nel 2001 i laureati meridionali che emigravano verso il Nord Italia erano il 10,7%, nel 2011 la percentuale è più che raddoppiata, raggiungendo il 25% (Svimez, 2013). Non bastassero questi numeri, arrivano anche i dati diffusi annualmente dall’Istituto Toniolo sul mondo giovanile: il 61,1% dei giovani italiani tra i 18 e i 32 anni sta valutando di andare a cercare lavoro fuori dall’Italia (tra i laureati la percentuale sale all’86%); al Sud i ragazzi disposti a spostarsi ovunque per trovare lavoro arriva all’84,4% (all’estero andrebbe il 50%).
Per contribuire almeno in piccola parte a contrastare questo fenomeno nel Mezzogiorno, la Fondazione con il Sud ha promosso il Bando “Brains2South”. È rivolto a ricercatori italiani e stranieri che svolgono la propria attività all’estero o in Italia, ad esclusione delle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia. Obiettivo dell’iniziativa è “attrarre” giovani eccellenze nei centri di ricerca e nei dipartimenti universitari del Sud, nell’ottica di rafforzare i legami di quest’area con il resto del mondo e dare a questi giovani l’opportunità di sviluppare e potenziare carriere indipendenti.
Il Bando, giunto alla quarta edizione, mette a disposizione 3,5 milioni di euro e scade il 7 ottobre 2015. Attraverso le tre precedenti edizioni del Bando (2007, 2009, 2011), la Fondazione con il Sud ha sostenuto 21 progetti per la valorizzazione del capitale umano di eccellenza, con un’erogazione complessiva di 8,2 milioni di euro. La novità di quest’anno è che saranno direttamente i ricercatori, con esperienza nei settori scientifico e tecnologico, a proporre progetti di ricerca applicata (anche di quattro anni), indicando una o più host institution in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia Sar degna, Sicilia, presso i quali svilupparli. Il ricercatore assumerà il ruolo di “referente scientifico” e condurrà il progetto di ricerca sotto la propria responsabilità, senza il controllo di un supervisore. L’ente ospitante godrà dell’opportunità di potenziare e migliorare la qualità della ricerca interna, grazie alle nuove competenze ed esperienze provenienti dalle diverse zone del mondo.
Oltre ai costi del ricercatore, il finanziamento della Fondazione coprirà anche quelli legati alla sua proposta di ricerca (come ad esempio, la strumentazione necessaria, le risorse umane di supporto, i materiali di consumo, ecc…). La Fondazione sosterrà progetti di ricerca scientifica applicata, dalla forte valenza innovativa, capaci di individuare soluzioni pratiche e specifiche in campo tecnologico, energetico, manifatturiero, nanotecnologico, ICT, agroalimentare, biomedico, farmaceutico, diagnostico, nello studio e conservazione dei beni culturali o ambientali. Sarà valutato positivamente il coinvolgimento di altri enti di ricerca (inclusi Parchi tecnologici e scientifici, Distretti tecnologici e Università, italiani e stranieri), del mondo del volontariato, del terzo settore e di quello economico, della scuola, del le istituzioni. Nel percorso di valutazione si terrà anche conto di aspetti tra cui il possibile trasferimento tecnologico e di buone prassi in ambito socio-economico e un piano di comunicazione efficace per la promozione della ricerca.