Il Divisionismo include un gruppo di pittori, la cui visione e molteplicità di idee rende singolare e significativo quel movimento che si forma a fine Ottocento e che, soprattutto nel suo momento costitutivo, è fortemente coinvolto nell’impegno sociale. I suoi più importanti capolavori sono conservati nei grandi musei del mondo, ma mancava un centro di rappresentazione ideale che cercasse di esporre in maniera completa l’intero movimento artistico nelle sue fasi più importanti dal 1891 al 1915.
È questo il progetto della Pinacoteca “il Divisionismo” di Tortona, l’unica a includere una collezione di opere divisioniste, nata nel 2012 dall’intensa attività di valorizzazione del patrimonio artistico del territorio da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona, tra cui ovviamente si annoverano i dipinti del tortonese Angelo Barabino, cui è stato attribuito un doveroso omaggio. Il percorso espositivo tortonese risulta incentrato intorno al fertile dialogo tra i diversi interpreti di una tecnica audace che ha saputo rappresentare le istanze di un secolo nuovo, tracciando un percorso di grande livello: dalla sperimentazione cromatica della scapigliatura all’applicazione più matura della tecnica divisa da parte degli artisti socialmente impegnati degli anni Novanta dell’Ottocento, fino agli approcci empirici nell’ambito simbolista e i primi saggi dei futuristi, per i quali il divisionismo costituiva il linguaggio della modernità.
L’allestimento mira a evidenziare anche le affinità tra le opere delle diverse aree geografiche di diffusione del divisionismo, cercando confronti insoliti, a volte perfino sorprendenti. Ne sono un esempio il rapporto tra Serafino Macchiati e Giacomo Balla, durante il breve sodalizio parigino nel 1900, o tra Plinio Nomellini, Giorgio Kienerk e Angelo Torchi uniti nel legame umano e artistico della “Scuola di Albaro”, uno dei momenti più fertili e innovativi nei primi anni di diffusione in Italia della pittura divisionista tra il 1891 e il 1895.
Tra le opere esposte a Tortona: “La raccolta del fieno” di Giovanni Segan tini, “La venditrice di frutta” di Emilio Longoni , “Mi ricordo quando ero fanciulla” e “Incensum domino!” di Angelo Morbelli, “Il seminatore” di Carlo Fornara (nella foto), “Adorazione dei Magi” di Gaetano Previati, “Lo Sciopero”, “Piazza Caricamento” e “Mattino in officina” di Plinio Nomellini; infine diverse opere di Pellizza da Volpedo, fra cui “Fiore reciso”. Il museo ospita anche artisti come Vittore Grubicy de Dragon e altri pittori che hanno dato voce a culture per così dire periferiche, lungamente sottovalutate.