Nel dicembre del 1974 ci fu una svolta nella vita culturale e artistica di Livorno. Si tenne la I Biennale del Museo Progressivo d’Arte Contemporanea, che portava a compimento un progetto di rinnovamento e potenziamento delle collezioni d’arte che l’Amministrazione aveva coraggiosamente avviato fin dall’immediato secondo dopoguerra raccogliendo un significativo numero di opere dei protagonisti dell’arte italiana di quel periodo, donate o acquistate a prezzo simbolico e che trovarono gli spazi per accoglierli a Villa Maria. Lo slancio iniziale di quell’esperienza, favorito dalla presenza di un qualificato gruppo di curatori, come Vittorio Fagone, Lara Vinca Masini e Aldo Passoni, andò lentamente spegnendosi e, all’inizio degli anni Novanta, l’Amministrazione comunale decise di chiudere il Museo Progressivo, le cui opere furono stipate in gran parte nei magazzini del museo civico livornese. Oggi si può vederle di nuovo grazie alla Fondazione Livorno che, in un’azione sinergica con il Comune, ripropone, fino al 31 ottobre, l’esperienza di quel Museo Progressivo di Arte Contemporanea. L’occasione sono due mostre: una, a Villa Mimbelli, curata da Mattia Patti, che racconta la storia della prima, sostanziosa campagna di acquisizioni dell’Amministrazione livornese; l’altra sul design, dal titolo “Eredità del Novecento. Arte e design nelle collezioni civiche livornesi”, allestita dalla Fondazione Livorno nella propria sede.
L’evento è una tappa del progetto/percorso Piccoli Grandi Musei promosso da Regione Toscana e dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, che quest’anno vede anche la partecipazione della Consulta delle Fondazioni di origine bancaria della Toscana. Si tratta di un’iniziativa che valorizza oltre cento musei del territorio e individua sette itinerari culturali e turistici. Nell’anno dell’Expo la Consulta presieduta da Luciano Barsotti ha deciso di rafforzare la propria presenza nel promuovere modelli di intervento virtuosi per la valorizzazione del patrimonio artistico del territorio.
La mostra di Villa Mimbelli intende ripercorrere alcune esperienze, fra loro antitetiche, che la I Biennale documentava. Sono così ricostruite da un lato le sale dedicate a “La Figurazione critica e narrativa”, nelle quali, sulla scia della tradizione Pop e in connessione con nuove forme di figurazione, erano esposte opere legate a temi di politica e di analisi sociologica; dall’altro sono ricomposte le sale dedicate a “La pittura verso la pittura” e a “I paradossi dello specifico”, ove – negata qualsiasi idea di figura – erano presentati lavori concentrati sull’idea di processo costruttivo dell’opera, di percezione dell’immagine e di analisi degli elementi strutturali del sistema della pittura.
La mostra della Fondazione Livorno, curata da Antonella Capitanio, narra invece una storia nella storia: quella della mostra “Progetto – Struttura. Metodologie del design” che nel 1975, sempre all’interno della I Biennale del Museo Progressivo, presentava le opere di sei designer – Mario Bellini, Giulio Gonfalonieri, Silvio Coppola, Franco Grignani, Bruno Munari e Pino Tovaglia – all’epoca riuniti nel Gruppo Exhibition Design, in un momento in cui insieme al successo internazionale del design italiano, coronato nel 1972 dalla mostra al MOMA di New York, era ormai da tempo maturato anche un forte ripensamento critico sul fare design. Grazie a quella esposizione le collezioni civiche livornesi acquisirono un materiale non comune, che oltre a oggetti come l’“Abitacolo” di Bruno Munari e il prototipo della sedia “Gru” di Silvio Coppola, comprende una grande quantità di elaborazioni grafiche, testimonianza dell’iter progettuale delle varie opere, siano esse una lampada, un manifesto o anche solo un carattere tipografico. In mostra la documentazione sarà arricchita anche da filmati e foto d’epoca relativi al prototipo dell’auto “Kar-a-sutra” (nella foto) ideata da Mario Bellini per la citata mostra del MOMA, vera origine di tutte le grandi e versatili monovolume divenute poi lo standard tendenziale del modo contemporaneo di intendere l’automobile.
L’ingresso alle mostre è gratuito.