Si è svolto a Lucca il XXIII Congresso Nazionale delle Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di Risparmio Spa, sul tema “Coesione, sviluppo, innovazione”. Una due giorni – il 18 e il 19 giugno – organizzata dall’Acri e accolta con entusiasmo e partecipazione dall’intera città di Lucca, che ha visto presenti oltre cinquecento congressisti, centocinquanta accompagnatori e una più che nutrita rappresentanza della stampa. La splendida location congressuale negli spazi del Complesso Conventuale di San Francesco, messi a disposizione dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, e l’altissimo profilo dei relatori e di tutti i partecipanti hanno fatto del XXIII Congresso un evento davvero indimenticabile, nel quale si sono susseguiti una ventina di interventi, nell’ambito di tre diverse sessioni. Alla sessione inaugurale, nella mattinata del giorno 18, hanno partecipato: Arturo Lattanzi, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca; Alessandro Tambellini, sindaco di Lucca; Piero Fassino, presidente dell’Anci; Enrico Morando, viceministro dell’Economia e delle Finanze; Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca; Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri. Nella sessione dedicata specificatamente alle Fondazioni, nel pomeriggio del 18, sono intervenuti: Giuseppe De Rita, presidente della Fondazione Censis; Vincenzo Marini Marini, vicepresidente dell’Acri a capo del gruppo di lavoro dell’Associazione sul tema “Le Fondazioni e il welfare” (Marini Marini è presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno); Giorgio Righetti, direttore generale dell’Acri; Pietro Barbieri, portavoce del Forum del Terzo Settore; Claudia Fiaschi, vicepresidente di Confcooperative; Ivanohe Lo Bello, vicepresidente di Confindustria per l’Education; Don Domenico Santangelo, vicedirettore dell’Ufficio Nazionale per i Problemi Sociali e il Lavoro della Conferenza Episcopale Italiana; Felice Scalvini, presidente di Assifero; Carlo Trigilia, professore ordinario di Sociologia Economica all’Università di Firenze; i vicepresidenti dell’Acri Matteo Melley (che è presidente della Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia), Luca Remmert (che è presidente della Compagnia di San Paolo), Umberto Tombari (che è presidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze). Nella mattinata di venerdì 19 giugno si è, invece, svolta la sessione dedicata alle Casse di Risparmio Spa, a cui hanno partecipato: Giuseppe Ghisolfi, membro del Comitato Rapporti con l’Estero dell’Acri (Ghisolfi è presidente della Cassa di Risparmio di Fossano Spa); Camillo Venesio, presidente dell’Assbank; Antonio Patuelli, presidente dell’Abi (è presidente della Cassa di Risparmio di Ravenna Spa); Luigi Federico Signorini, vicedirettore generale della Banca d’Italia. Prima della sessione conclusiva del Congresso, dedicata alla presentazione delle mozioni e alla successiva approvazione della Mozione finale, ha portato il suo saluto all’assemblea dei congressisti il presidente della Giunta Regionale della Toscana, Enrico Rossi.
Di seguito riportiamo una breve sintesi dell’intervento del presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, che ha ricordato come questo sia il primo Congresso dopo la celebrazione del centenario della nascita dell’Associazione, festeggiato a Palermo con il Congresso del 2012, e che quindi è un appuntamento particolarmente importante, in quanto segna il vero e proprio avvio di un nuovo ciclo, iniziato con l’adesione da parte delle Associate Acri alla Carta delle Fondazioni tre anni fa e sancito con la firma del Protocollo d’intesa tra l’Acri e il Mef – Ministero dell’Economia e delle Finanze il 22 aprile scorso a Roma.
Il Protocollo Acri – Mef
«Il Protocollo Acri-Mef – ha detto Guzzetti – è un segnale di grande responsabilità e maturità da parte delle nostre Fondazioni che dimostra la loro decisa volontà di fare un ulteriore passo avanti nel virtuoso percorso di dare maggiore efficacia e trasparenza alla loro attività, nel rispetto della propria autonomia e indipendenza. È un passo fondamentale nel processo di autoriforma delle Fondazioni, voluto dal Mef e dall’Acri nel solco della legge che le regola, cioè la riforma Ciampi del 1998/99 e le successive modifiche. Esso scaturisce dal mutato contesto storico, economico e finanziario, da cui emergeva l’esigenza di specificare la portata applicativa dei principi consacrati nella legge Ciampi: principi che disciplinano le Fondazioni di origine bancaria affinché possano esprimersi sempre più pienamente quali soggetti del terzo settore». «Questo Protocollo – ha continuato Guzzetti – è in continuità, nella sostanza, con le scelte effettuate dall’Acri con la Carta delle Fondazioni, ma porta un’innovazione assoluta nel rapporto fra “vigilante” e “vigilato”, perché ha trovato nel dialogo e nel confronto costruttivo lo strumento ideale per favorire comportamenti e prassi sempre più virtuose, nell’interesse delle comunità e dell’intero Paese. Esso è un atto negoziale tra “vigilante” e “vigilato”: un “unicum giuridico” assoluto nel panorama delle istituzioni private sottoposte a vigilanza di un ente pubblico». «Con l’accettazione del Protocollo – ha detto – le Fondazioni ritengono opportuno definire parametri di efficienza e di efficacia operativa e gestionale ancora più stringenti rispetto al passato, assumendo l’impegno di applicare criteri di condotta comuni in ordine a una pluralità di fattori, riconducibili a tre principi: la riduzione del rischio, la rendicontazione, la loro autonomia e indipendenza da soggetti terzi». Guzzetti ha ricordato che per il primo punto al centro c’è la gestione del patrimonio, con l’obiettivo di ottimizzare la combinazione tra redditività e rischio del portafoglio nel suo complesso. «Non si può, infatti, dipendere per la realizzazione della propria attività istituzionale, che è quella filantropica, dai risultati di un investimento troppo concentrato su un unico asset – ha detto –. Ho piena consapevolezza del salto anche culturale, e potrei forse dire affettivo, che la scelta di un ulteriore allentamento dei rapporti con la banca conferitaria comporta soprattutto per quelle Fondazioni di minori dimensioni legate a Casse profondamente radicate sui territori. Peraltro si tratta di una scelta nel loro stesso interesse, perché al di là dell’efficacia e dell’efficienza gestionale del portafoglio mostrata da alcune Fondazioni il cui asset quasi esclusivo è la banca, le vicende dell’ultimo periodo hanno mostrato come per altre Fondazioni la pervicace determinazione a tenere legato il proprio destino a quello della conferitaria sia, alla fine, risultato penalizzante per entrambe. Diversificare il proprio portafoglio di investimenti non annulla i rischi, ma certo li contiene. E questa non è un’opinione, ma una legge economica. Il radicamento nel territorio delle piccole Casse di risparmio – ha aggiunto – è un valore che l’Acri ha sempre difeso in passato e che difenderà in futuro, ma occorre proporre soluzioni che non contraddicano la necessità di diversificare il patrimonio delle Fondazioni azioniste».
Le Banche
«Molte banche italiane – ha ricordato Guzzetti – hanno potuto contare sulla presenza nel loro capitale sociale delle Fondazioni, che ne hanno accompagnato le scelte, favorendone il rafforzamento patrimoniale attraverso la sottoscrizione degli aumenti di capitale e la rinuncia alla distribuzione di dividendi con l’intento di sostenerne l’attività di finanziamento delle famiglie e delle piccole e medie imprese. C’è uno strabismo – ha sottolineato – che, in questo Congresso, ritengo di dover denunciare ancora una volta. È unanime il giudizio che il sistema bancario italiano è sano e non ha richiesto soldi pubblici: quelli alla Banca Mps erano prestiti, a tassi particolarmente pesanti, che in parte sono stati restituiti e che con l’aumento di capitale in corso saranno interamente restituiti. In altri paesi (Usa, Inghilterra, Spagna, Francia e, soprattutto, in Germania) l’intervento pubblico è stato pesantissimo ed è tuttora in corso. Le due banche di cui sono azioniste molte Fondazioni stanno, invece, in testa alle graduatorie europee e internazionali per patrimonializzazione, liquidità, basso tasso di insolvenze. Questi i dati non controvertibili. Allora, si vuole riconoscere, una buona volta, che è stato merito delle Fondazioni avere sostenuto, in alcuni casi proposto, gli aumenti di capitale delle banche, rinunciando per diversi esercizi ai dividendi?». Ha quindi fatto cenno ai destini di altre aziende privatizzate in Italia in cui non c’erano le Fondazioni come azioniste e che hanno avuto ben altro, meno positivo, esito delle banche nate dal processo di privatizzazione delle ex Casse di Risparmio.
L’attività erogativa
Guzzetti, ha ricordato che tra il 2000 e il 2014, le Fondazioni hanno erogato risorse per complessivi 18,4 miliardi di euro (8,3 nel solo periodo 2008-2014) e accantonato ulteriori risorse per l’attività erogativa futura per circa 2 miliardi di euro, per un totale di 20,4 miliardi. E con il coordinamento dell’Acri hanno realizzato anche importanti progetti congiunti. Ne ha ricordati diversi, primo fra tutti la realizzazione della Fondazione con il Sud. Nata da un’alleanza fra reti – le Fondazioni di origine bancaria e il mondo del terzo settore e del volontariato – la Fondazione con il Sud è riuscita a potenziare le strutture immateriali per lo sviluppo sociale, civile ed economico del Meridione d’Italia, attuando forme di collaborazione e di sinergia con le diverse espressioni delle realtà locali, in un contesto di sussidiarietà e di responsabilità sociale. Le Fondazioni di origine bancaria – dopo aver messo a disposizione le risorse per costituire il patrimonio della Fondazione con il Sud, circa 315 milioni di euro, di cui 210 milioni versati direttamente dalle Fondazioni di origine bancaria e i restanti 105 milioni provenienti da risorse extra che esse avevano destinato ai Fondi speciali per il volontariato (ex D.M. 11.09.2006) – erogano ogni anno alla Fondazione con il Sud intorno a 20 milioni di euro; sicché dal 2006 al 2014 ad essa hanno destinato complessivamente 209 milioni di euro per svolgere la sua attività filantropica, che si è concretizzata in oltre 700 iniziative – tra cui la nasci ta delle prime 5 Fondazioni di Comunità meridionali (nel Centro storico e nel Rione Sanità a Napoli, a Salerno, a Messina e nella Val di Noto) – coinvolgendo 200mila cittadini, soprattutto giovani, di cui il 41% minori. Fra le altre iniziative congiunte, Guzzetti ha segnalato: nel campo della solidarietà internazionale, l’iniziativa Fondazioni for Africa Burkina Faso, che garantirà il diritto al cibo e alla sicurezza alimentare a 60mila persone, puntando su agricoltura famigliare, microfinanza, formazione degli operatori, educazione alimentare e, soprattutto, il ruolo delle donne; nel campo del welfare, oltre alla Fondazione con il Sud, le iniziative di housing sociale realizzate insieme al fondo nazionale Fia (Fondo Investimenti per l’Abitare); nel campo della ricerca scientifica, il progetto Ager, finalizzato allo sviluppo del settore agroalimentare attraverso il sostegno ad attività di ricerca che contribuiscano al miglioramento dei processi produttivi, allo sviluppo di tecnologie e alla promozione e valorizzazione del capitale umano in questo settore; inoltre, sempre nel campo della ricerca, il progetto “Young Investigator Training Program”, destinato a giovani ricercatori operanti all’estero che, per un mese, lavoreranno presso gli enti di ricerca italiani che aderiranno all’iniziativa, realizzato con l’obiettivo di favorire la mobilità dei giovani ricercatori al fine di stabilire e consolidare rapporti tra gruppi di ricerca stranieri e italiani per la definizione di programmi di interesse comune; nel campo dell’arte e della cultura, il bando Funder35, inteso a far decollare le migliori imprese culturali non profit giovanili che si distinguano per la qualità dell’offerta e per una corretta politica del lavoro; nel campo della tutela dell’ambiente, il progetto VENTO: una dorsale cicloturistica da VENezia a TOrino lungo il fiume Po, passando per Milano Expo 2015, progettata dal Politecnico di Milano, al cui supporto si sono impegnate diverse Fondazioni di origine bancaria il cui territorio di riferimento ne è attraversato.
Il tema del XXIII Congresso
«Ritengo davvero – ha detto Guzzetti – che agire uniti, pur nell’autonomia e nella responsabilità di ciascuna Fondazione, sia un valore aggiunto da non trascurare: un valore che l’Acri ha da sempre coltivato. Anche se non è detto che insieme si vinca, è però quasi certo che da soli si perde! Si perde per sé e si perde per il Paese… Le Fondazioni da sole non sono in grado di risolvere nessuno dei grandi problemi dell’Italia, ma possono sperimentare nuove soluzioni, fare rete con altri soggetti, in particolare nel mondo del volontariato e del terzo settore, dando un contributo importante ai servizi alla persona, all’arte e cultura, all’ambiente, alla ricerca scientifica. Non a caso abbiamo voluto centrare i contenuti del nostro XXIII Congresso Nazionale intorno a tre parole chiave, di cui la prima “Coesione” è base indispensabile per le altre due: una, “Sviluppo”, in termini non solo economici ma anche e soprattutto civili e sociali, che sicuramente non può generarsi se manca la coesione sociale; l’altra, “Innovazione”, intesa come propensione ad andare oltre i livelli già noti, spingendosi ad esplorare orizzonti ulteriori e diversi, capaci di portare a gradi di coesione e di sviluppo sempre più equi e sostanziali, in un circuito virtuoso orientato alla crescita di una civiltà umana che non lasci indietro nessuno».
La Cassa Depositi e Prestiti
Riguardo all’impegno congiunto delle Fondazioni nel capitale della Cassa Depositi e Prestiti, Guzzetti ha dichiarato: «In Cdp le Fondazioni continuano ad essere azionisti attivi e propositivi, dopo la conversione delle loro azioni privilegiate in azioni ordinarie (abbiamo il 18,4%), affiancando il Governo nel sostegno degli enti locali, delle infrastrutture, delle imprese e di importanti iniziative quali appunto il piano di housing sociale. Il ruolo di Cdp per lo sviluppo del Paese è essenziale. In queste ultime settimane la Cassa è stata oggetto di un’iniziativa da parte del Governo, che intende rilanciarne l’attività a supporto della politica industriale. La posizione delle 64 Fondazioni azioniste di Cdp è stata definita nell’incontro tenutosi in Acri il 10 giugno scorso: è stata ribadita la nostra valutazione positiva per il grande lavoro svolto in questi anni dal presidente Franco Bassanini e dall’amministratore delegato Giovanni Gorno Tempini, che qui ringrazio insieme ai nostri rappresentanti nel Consiglio di amministrazione di Cdp, Mario Nuzzo e Marco Giovannini. Se la volontà del Governo è il rilancio della Cassa, noi collaboreremo positivamente come abbiamo fatto in passato, affinché la Cdp sia un centro di propulsione e di sostegno dell’economia reale del Paese, ma l’obiettivo dei conti in ordine è premessa irrinunciabile».
Il regime fiscale delle Fondazioni
Guzzetti ha ricordato «in particolare ai rappresentanti del Parlamento e del Governo qui presenti, che le Fondazioni di origine bancaria sono soggetti privati non profit, che fanno parte dell’ “organizzazione delle libertà sociali”, come ha affermato la Corte Costituzionale con la sentenza 300 del 2003, ma che tuttavia in questi anni hanno subito un progressivo inasprimento fiscale. Nel luglio 2014 gli oneri sui rendimenti derivanti dagli investimenti finanziari sono passati dal 20% al 26% (dopo aver già subito nel 2012 l’incremento dal 12,5% al 20%); la successiva legge di stabilità per il 2015 ha poi portato a un ulteriore aggravio della tassazione sulle rendite finanziarie, riducendo la quota di esenzione sui dividendi percepiti dal 95% al 22,26% (quota rimasta invece al 95% per i soggetti privati profit, le cui risorse, a differenza di quanto avviene per le Fondazioni, non vengono riversate a favore della collettività). Complessivamente, dunque, si è passati dai 100 milioni di euro di carico fiscale complessivo per le Fondazioni nel 2011 ai 423,7 del 2014. È una segnalazione che, quando il Governo lo riterrà possibile, mi auguro possa essere valutata con la opportuna attenzione».
Conclusioni
«Quello delle Fondazioni, delle Casse, dell’Acri è un mondo – ha concluso Guzzetti – in cui credo e per esso mi sono battuto, perché ritengo che finora sia stato un vantaggio competitivo per il Paese: un mondo che più volte nella sua storia ha avuto il coraggio e la forza per rinnovarsi, lasciando lungo la strada i vincoli e gli orpelli del passato che avrebbero potuto essere un freno al rinnovamento, conservando, invece, le radici di una storia che fonda sulla solidarietà e l’interesse collettivo del Paese il motore primo del proprio agire: un agire fondato su “Coesione, Sviluppo, Innovazione”, come recita il titolo del nostro XXIII Congresso».