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La casa: da problema a risorsa

Nuda proprietà e “abitare leggero”: sono queste le due frontiere per trasformare la casa in un importante pilastro del welfare dei prossimi anni. Ne sono convinti alla Fondazione Cariplo, dove hanno appena realizzato due studi per stimare la fattibilità di estendere al nostro Paese l’adozione di questi strumenti, piuttosto in voga all’estero, quali chiavi di volta per aiutare le famiglie di anziani in difficoltà a non sradicarsi dalle loro case e a trovare servizi di sostegno nel mondo del non profit. Entrambe le ricerche sono pubblicate nella collana Quaderni della Fondazione e sono scaricabili all’indirizzo http://www.fondazionecariplo.it/it/stra tegia/osservatorio/ i-quaderni-dell-osservatorio.html. Per parlare di nuda proprietà, vediamo innanzitutto alcuni dati che si riferiscono allo scenario lombardo. Il 75% degli anziani vive da solo, in abitazioni che nell’80% dei casi sono esageratamente grandi. Sono persone che hanno un reddito basso, intorno ai 7mila euro all’anno, ma vivono in case che valgono anche 400mila euro. Spesso inoltre appartengono a un nucleo famigliare con una persona in condizione di fragilità (principalmente disabile). Questo vuol dire che nel nostro Paese, dato l’alto tasso di diffusione della proprietà immobiliare, le persone arrivano alla terza età possedendo un’abitazione, ma sono sempre più povere dal punto di vista del reddito e in difficoltà a sostenere servizi e cure, specie se in famiglia ci sono anche persone disabili. Aumenta perciò l’attenzione per strumenti come la nuda proprietà (o il prestito vitalizio ipotecario) che consentono di dotare le famiglie di una cospicua liquidità pur lasciando loro la possibilità di vivere nella stessa casa. La Fondazione Cariplo identifica in questo ambito un potenziale ruolo per il non profit, anche per strutturare un modello che non guardi alla speculazione o semplicemente al mercato, ma che trovi un punto di equilibrio tra un intervento economicamente efficiente e l’esigenza di determinare un prezzo equo che tenga conto della fragilità del venditore. Riguardo invece al cosiddetto “abitare leggero”, ovvero la diffusione di formule abitative innovative per gli anziani, bisogna innanzitutto dire che ci si riferisce a esperienze diverse, che vanno dall’housing sociale alla coabitazione, dagli alloggi assistiti alle residenze protette. È bene ancora una volta partire dai dati. Nella sola Lombardia sono 260mila gli ultra70enni con disabilità dichiarata e si stima che saranno 400mila entro il 2051. A questi si aggiungono gli anziani con disabilità limitate e altre forme di fragilità, che continueranno a crescere sensibilmente nei prossimi decenni. È quindi quanto mai urgente ripensare il modello dell’abitare e soprattutto i modelli di sviluppo per le nuove soluzioni di residenzialità leggera per anziani, che contribuiscano a scardinare l’ormai insostenibile modello, tradizionalmente adottato in Italia, centrato sul sistema ospedaliero e sulla diffusione di servizi specialistici, con una logica settoriale e sostitutiva, piuttosto che globale e sussidiaria. Il Quaderno Cariplo “racconta” le esperienze più innovative sul territorio lombardo e suggerisce linee di lavoro, proposte di revisione normativa e modelli di sviluppo per il futuro.

da “Fondazioni” luglio-agosto 2014