La fase prolungata di crisi economica che stiamo attraversando grava in particolare sulle fasce più deboli della popolazione e, soprattutto su coloro che necessitano di forme di assistenza socio-sanitaria per i disabili, in particolare coloro che soffrono di disturbi psichici. È infatti proprio sulle famiglie che ricade il peso principale nella cura dei propri cari, e che, anche laddove interviene lo Stato, spesso si trovano costrette a sostenere costi elevati a fronte di servizi che a volte non riescono a garantire i livelli attesi in termini di efficienza e di qualità. Lo stesso scenario ci si pone davanti se pensiamo al tema del cosiddetto “dopo di noi”: un argomento complesso, che coinvolge delicatissimi aspetti emotivi, ma anche concreti problemi giuridici, economici, assistenziali e abitativi. Consapevole di questa emergenza che nel Mezzogiorno assume contorni davvero drammatici, la Fondazione con il Sud ha deciso di sostenere iniziative che prevedono da un lato l’attivazione di nuove strutture che forniscano servizi socio-sanitari e educativi efficienti, efficaci e innovativi, volti a favorire l’integrazione dei disabili psichici, dall’altro l’avvio di attività che permettano il loro inserimento lavorativo. Per far questo, attraverso il Bando Socio-sanitario 2012, la Fondazione con il Sud ha sollecitato le organizzazioni del volontariato e del terzo settore meridionali a presentare “progetti esemplari” a favore di disabili psichici, nell’ambito dello sviluppo, qualificazione e innovazione dei servizi socio-sanitari. Tra le tante proposte pervenute ne sono state scelte 13 nelle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia. I progetti selezionati coinvolgono complessivamente oltre 140 organizzazioni diverse e più di 360 cittadini (minori, giovani, adulti) beneficiari diretti degli interventi. Ogni progetto è stato finanziato in media con oltre 380mila euro, per un’erogazione complessiva della Fondazione con il Sud di circa 5 milioni di euro. «La Fondazione con il Sud – ha dichiarato il presidente Carlo Borgomeo – ha deciso di puntare strategicamente sugli “ultimi”, non solo perché è giusto farlo, ma anche perché è necessario ribaltare il paradigma per cui il sociale è qualcosa che viene dopo lo sviluppo. Al contrario, terzo settore e volontariato, famiglie, istituzioni, insieme possono proporre un modo innovativo di fare welfare, innescando processi di auto sviluppo».