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Tre mesi di lavoro in Europa per 400 “talenti” della Fondazione Crt

Provengono da 67 scuole del Piemonte e della Valle d’Aosta e hanno come destinazione l’Europa: sono i 400 studenti degli istituti tecnici, di quelli professionali e dei licei che, subito dopo la maturità, partiranno per un tirocinio di lavoro all’estero di tre mesi finanziato dalla Fondazione Crt con il progetto “Talenti Neodiplomati”. Alberghi, ristoranti, negozi, charity shop, aziende, centri per il turismo, centri di ricerca: la “mappa” dei tirocini lavorativi di “Talenti Neodiplomati” coprirà 88 città in 23 Paesi europei (Cipro, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Lituania, Malta, Russia, Spagna, Regno Unito, Ungheria, Estonia, Svizzera, Grecia, Polonia, Repubblica Ceca, Belgio, Bosnia-Erzegovina, Finlandia, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Slovenia). Oltre a confermare città come Barcellona, Parigi, Berlino, Copenaghen, San Pietroburgo – e in aggiunta oltre alle classiche mete anglofone come Londra, Dublino, Cork – il progetto offre destinazioni inedite come Bruxelles, Losanna, Lisbona e Utrecht, segnando una crescita rispetto allo scorso anno, quando le destinazioni erano 76 in 19 Stati europei.

I ragazzi che – grazie ai progetti presentati dalle scuole e sostenuti dalla Fondazione Crt con un investimento di 1,6 milioni di euro – partiranno quest’estate, subito dopo l’esame di maturità, si aggiungeranno ai 3mila “colleghi” che hanno già varcato i confini dell’Italia grazie al progetto Talenti Neodiplomati. Con l’edizione di quest’anno, la tredicesima, l’investimento complessivo della Fondazione Crt per Talenti Neodiplomati sale a circa 15 milioni di euro.

«Talenti Neodiplomati da una parte è una vera e propria scuola di vita per i ragazzi, spesso alla prima esperienza internazionale, dall’altra è un attivatore di reti per le scuole chiamate a occuparsi delle progettazione e della gestione dei tirocini – sottolinea il presidente della Fondazione Crt Giovanni Quaglia –. Grazie al progetto della Fondazione Crt i giovani muovono i primi passi verso l’autonomia, mettono in gioco il proprio spirito di adattamento, crescono attraverso la conoscenza e il dialogo: vivono un’esperienza che si traduce in un patrimonio non solo individuale, ma collettivo, preparano un “bagaglio” per il proprio futuro, in cui l’internazionalizzazione è culturale prima ancora che economica».

A confermarlo ci sono i recenti dati sulla mobilità internazionale. La rilevazione 2016 dell’Osservatorio nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca condotta da Ipsos (costruita a partire dalle interviste a 900 ex partecipanti ai programmi di mobilità, partiti tra il 1977 e il 2012) ha messo infatti in luce quali sono benefici e competenze acquisiti grazie ai programmi di mobilità internazionale. L’83% dei ragazzi che hanno fatto un’esperienza all’estero non ha avuto difficoltà a trovare lavoro o a cambiarlo, il tasso di disoccupazione complessivo è al di sotto del 9%, a fronte di un dato italiano pari al 14% tra i 20 e i 54 anni; solo il 2% degli over 34 anni vive ancora con i genitori, rispetto a un dato nazionale che si attesta attorno al 12%; il 90% si dichiara complessivamente felice, uno stacco netto rispetto alla media degli italiani che è del 67%. L’esperienza all’estero continua ad essere un valore aggiunto anche per chi prosegue gli studi. Studiare oltre confine aumenta le possibilità di trovare un lavoro secondo il rapporto 2017 del consorzio interuniversitario Almalaurea, presentato la scorsa settimana: in particolare le esperienze di studio all’estero con programmi europei aumentano le chance occupazionali del 12%, i tirocini dell’8% e aver lavorato occasionalmente durante gli studi del 48%.

 

 

Link: www.fondazionecrt.it