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A Palazzo Gromo Losa il racconto di Cartier-Bresson

È il frutto tangibile di un’amicizia quello esposto a Palazzo Gromo Losa di Biella fino al 15 maggio. Si tratta di 150 fotografie firmate da Henri Cartier- Bresson che fanno parte della “Collezione Sam, Lilette e Sébastien Szafran”, di proprietà della Fondazione Pierre Gianadda di Martigny. Costituita da 226 stampe ai sali d’argento, donate nel corso degli anni da Henri Cartier- Bresson all’artista Sam Szafran, alla morte del grande fotografo fu data a Léonard Gianadda (a destra con il Maestro, nella foto sopra) che, a sua volta fotografo, era amico di entrambi gli artisti. Ed è amico di Biella, perché è da questa terra che suo nonno partì per cercare fortuna in Svizzera. Da qui la scelta di portare nella città piemontese un’ampia selezione di questa raccolta di opere, che è la più consistente in mani private, e organizzarne una mostra insieme alla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, con cui la Fondazione Gianadda ha firmato un protocollo d’intesa con il quale si suggella il reciproco riconoscimento come partner privilegiati, in quanto entrambe le Fondazioni sono attente ai temi di carattere sociale oltre che culturale.

L’amicizia tra Cartier-Bresson e Szafran è durata più di trent’anni, ma è nel 1972 che la collezione Szafran ha cominciato a prendere forma. I due si erano incontrati a Parigi, in occasione di una mostra in cui Sam esponeva alcuni disegni a carboncino. Cartier- Bresson, che aveva studiato arte ma aveva trascurato la pratica del disegno dopo aver scoperto la fotografia, chiese a Szafran di dargli lezioni di disegno. Cominciò allora tra i due amici uno scambio straordinario, in cui la fotografia giocava quasi il ruolo di lettera. Regolarmente, Henri Cartier-Bresson attingeva dai suoi archivi delle stampe originali per il suo “caro amico” Sam. Accompagnava quasi sempre le fotografie con una dedica, una riflessione, un gioco di parole, calembours o versi improvvisati. La collezione è un riflesso fedele dell’intera opera di Henri Cartier-Bresson.

Tra le fotografie scelte per l’amico nel corso degli anni si ritrovano tracce dei suoi viaggi, dei numerosi incontri con artisti come Alberto Giacometti, Henri Matisse, Pierre Bonnard, ma anche Edith Piaf, Pablo Picasso, Jeanne Moreau… E poi foto di gioventù, di grandi incontri, di scrittori, di momenti storici, di paesi lontani, di volti amati. Tra i fondatori dell’Agenzia Magnum, Henri Cartier-Bresson è stato un artista fondamentale per la storia della fotografia. Fu inventore del reportage contemporaneo e dello stile fotografico detto candid, caratterizzato dalla mancanza di messa in posa dei soggetti. La fotografia era per lui il riconoscimento in una frazione di secondo del significato di un evento, il momento che l’artista deve saper cogliere prima che sia perso per sempre.

Le sue opere catturano la realtà nel suo “momento decisivo”, espressione che sarà anche il titolo del suo libro più celebre, pubblicato nel 1952: un portfolio di 126 foto, con la copertina disegnata da Henri Matisse. Dietro l’eleganza compositiva delle immagini immortalate dai suoi scatti non c’è nulla di studiato: il suo era un approccio documentario, ma una documentazione istantanea e istintiva, possibile solo se il fotografo, a sua volta coinvolto nella scena che intende catturare, «mette sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore», come egli stesso amava dire. Le fotografie, rigorosamente in bianco e nero, ritraggono spesso scene quotidiane, rivelando l’ossessione di Cartier-Bresson per la rappresentazione della vita e il suo desiderio di non influenzare in alcun modo il soggetto con la sua presenza. Usava una Leica 35 mm con lenti 50 mm, resa meno appariscente colorando di nero le parti cromate della macchina. Sceglieva obiettivi naturali, simili alla percezione visiva umana, non amava il flash o le didascalie, stampava integralmente il negativo senza alcuna manipolazione nella camera oscura e non esitava a usare immagini mosse o sfocate.

La sua poetica è ben riassunta nel reportage realizzato in occasione dell’incoronazione di Re Giorgio VI e della Regina Elisabetta per il settimanale francese Regards, nel ’37, che gli valse la pubblicazione della sua prima foto giornalistica: Cartier- Bresson non scattò alcuna foto alla coppia reale o al corteo. Si concentrò invece sugli spettatori, regalando ai posteri una galleria di immagini capace di rendere alla perfezione lo spirito di quella giornata storica. Le immagini proposte dalla mostra di Biella consentono di scoprire lo straordinario universo di Henri Cartier-Bresson, il suo sguardo vivo, penetrante, divertito e libero sul mondo. Con essa la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella intende dare avvio a un calendario di appuntamenti culturali appositamente concepito per gli spazi di Palazzo Gromo Losa, destinato a divenire un grande contenitore delle migliori proposte culturali nel territorio, in un’ottica di promozione dell’intero Biellese.

 

da “Fondazioni” marzo-aprile 2016