Dopo aver chiuso il 2015 con 57 milioni di euro donati al sistema culturale da 1.427 soggetti – persone fisiche, enti privati e imprese – l’Art Bonus comincia il nuovo anno con particolare slancio. A fine gennaio le erogazioni avevano raggiunto i 62 milioni di euro e i donatori toccato quota 2.039. Tra questi ci sono anche alcune Fondazioni di origine bancaria, di cui diverse con contributi superiori a 100mila euro. Introdotto con l’art.1 del disegno di legge n. 83 del 31 maggio 2014 “Disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo”, convertito nella Legge n. 106 del 29 luglio 2014 e modificato con la Legge di Stabilità per il 2016 (n. 208 del 28 dicembre 2015), l’Art bonus prevede importanti benefici fiscali per le erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura e dello spettacolo, consentendo di portare in detrazione il 65% della donazione, ripartito in tre anni, nei limiti del 15% del reddito imponibile delle persone fisiche e degli enti non commerciali, e del 5 per mille del reddito d’impresa. Vediamo come funziona. Si può scegliere un bene già presente nel database di Art bonus oppure proporne uno nuovo. È sufficiente effettuare un versamento (solo con bonifico o carta di credito, non in contanti) e conservare la ricevuta con l’evidenza della causale “Art bonus – Ente Beneficiario – Oggetto dell’erogazione”. Per rientrare nel credito fiscale previsto da Art bonus le erogazioni devono coprire i costi solo di una certa tipologia di interventi: manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici (sono quindi esclusi quelli di proprietà privata anche senza fini di lucro, compresi quelli di enti ecclesiastici civilmente riconosciuti); sostegno degli istituti e dei luoghi della cultura di appartenenza pubblica (come musei, biblioteche, archivi, aree e parchi archeologici, complessi monumentali), nonché delle fondazioni liricosinfoniche e dei teatri di tradizione; realizzazione di nuove strutture, restauro e potenziamento di quelle esistenti appartenenti a istituzioni o enti pubblici che, senza scopo di lucro, svolgano esclusivamente attività nello spettacolo.
Oltre all’evidente vantaggio di sopperire alla cronica carenza di risorse statali per la manutenzione e la tutela del patrimonio storico-artistico, l’Art bonus sta portando anche un altro importante beneficio indiretto al nostro Paese. Sta rendendo gli italiani sempre più consapevoli che questo patrimonio è anche loro e che tocca ad ognuno prendersene cura in prima persona: insomma, sta facendo rinnamorare gli italiani delle bellezze della Penisola. Lo testimonia la crescita di visitatori ai musei nazionali: nel 2015 circa 43 milioni di persone hanno visitato i luoghi della cultura statali, generando incassi per circa 155 milioni di euro, +6% sul 2015 in termini di visitatori, +14% per quanto riguarda gli incassi (dati Mibact). Si tratta del miglior risultato di sempre per il nostro sistema museale e la crescita è in controtendenza rispetto allo scenario internazionale.
Anche il logo di Art bonus è una piccola opera d’arte (immagine al lato). Ognuna delle lettere che compongono le parole Art bonus è tratta dalla firma autografa di uno dei grandi maestri dell’arte italiana. Se si osserva attentamente, ci si accorge che, in ordine, le lettere sono tratte dalle firme di Carrà, De Chirico, Tiepolo, Michelangelo, Leonardo, Canaletto, Raffaello, Tintoretto. Si può dire che non ci sia mai stato un logo a firma di così tanti e illustri autori (anche se inconsapevoli)! Il concept è stato ideato, realizzato e donato da un giovane grafico, l’architetto Gianluca Spinella, come puro gesto di liberalità. Anche per questo esso interpreta al meglio lo spirito di mecenatismo che ispira un provvedimento rivoluzionario per la cultura italiana quale è l’Art bonus.