Se uno dei fronti su cui le Fondazioni di origine bancaria sono maggiormente impegnate è quello dell’arte e della cultura, contribuendo a offrire alle proprie comunità stimoli assidui e costanti, quanto emerge dall’ultimo Rapporto di Federculture rappresenta senz’altro un pungolo a favorire ulteriormente la domanda non solo sostenendo opportunità di arricchimento culturale, ma anche promuovendo l’adesione di un ampio pubblico con interventi interdisciplinari, per esempio di tipo formativo. L’undicesimo Rapporto mostra, infatti, che la fruizione culturale è per gli italiani un fatto puramente occasionale e comunque interessa una fascia ristretta della popolazione. I dati ci dicono che il 70% dei nostri connazionali non va mai in un museo o a visitare una mostra, l’88% non assiste a concerti di musica classica, il 78% non mette piede a teatro. Complessivamente il 19,3% degli italiani, vale a dire 1/5 della popolazione, dichiara di non fruire di alcun intrattenimento culturale nell’arco di un anno, né ha letto libri o quotidiani. Ciò, peraltro, a fronte di un aumento della spesa delle famiglie italiane per cultura e ricreazione, nel 2014 rispetto all’anno precedente, di circa 1,4 miliardi (+2,1%), attestandosi a 66,1 miliardi di euro: un aumento che è praticamente il quadruplo rispetto a quello della spesa famigliare complessiva, aumentata nello stesso periodo solo dello 0,5%. Ed anche il livello di fruizione delle attività culturali è in linea con il trend di spesa: la partecipazione aumenta nel teatro (+2,2%), nel cinema (+1,7%), così come crescono i cittadini che visitano musei e mostre (+7,7%) e coloro che assistono a concerti (+2,2%).
Come si spiega questa apparente contraddizione?
Sia sul fronte della spesa che su quello della fruizione sono molto evidenti le differenze territoriali tanto per regione che per macroarea. Per quanto riguarda la spesa emerge una distanza molto ampia fra Nord e Sud del Paese, laddove se la regione nella quale si spende di più in cultura è il Trentino Alto Adige con 165 euro di spesa famigliare media mensile, circa 1.900 euro l’anno, quella dove si spende di meno è la Sicilia dove gli euro destinati alla cultura sono appena 35,7, vale a dire 450 euro l’anno, ossia appena il 22% di quanto spende una famiglia trentina e il 40% della media italiana.
Anche a livello macro-regionale le differenze sono nette: nel Nord-Est le famiglie spendono mensilmente in cultura 125 euro in media, nel Nord-Ovest 119, al Centro 95,7 euro (appena sopra la media italiana pari a 94 euro), mentre al Sud si scende a 57,5 euro mensili e nelle Isole il dato crolla a 38,7 euro. Considerazioni simili si possono fare sulla partecipazione culturale. La fruizione di intrattenimenti come teatro, cinema, musei varia moltissimo nelle regioni italiane. Ad esempio, mentre in Friuli Venezia Giulia visita un museo o una mostra almeno una volta l’anno il 37,5% dei residenti, in Calabria lo fa solo il 14%, così come nel Lazio va a teatro il 29% dei residenti e in Sardegna appena il 13%. Nelle macro-aree si evidenziano le stesse dinamiche, con il Sud e le Isole che in tutti i settori esprimono livelli di partecipazione culturale inferiori a quelli delle altre aree del Paese come, ad esempio, nel caso dei musei che nel Nord vengono visitati dal 33,6% dei cittadini e nel Sud dalla metà, ovvero il 16,4%.
Altro dato preoccupante è quello che riguarda l’età dell’allontanamento dalla fruizione di cultura. L’astensione, infatti, inizia a salire subito dopo la fine degli studi superiori e universitari. Dopo i 25 anni (fascia di età 25-34) si passa a un’astensione complessiva del 12,6%, con un balzo che raddoppia il 5,7% della fascia di età precedente. Percentuale che è destinata a salire in progressione nelle fasce di età successive, fino a superare il 46% tra gli ultra settantacinquenni. È, inoltre, da notare che tra i fruitori di beni e attività culturali, c’è spesso una polarizzazione fra quelli più assidui e quelli meno. Per esempio, scomponendo il dato sulla fruizione museale emerge che se il valore medio di frequentazione nell’anno corrisponde al 28% dei cittadini, quelli che lo fanno ripetutamente nell’arco dei dodici mesi sono molti meno: il 21% visita un museo da una a 3 volte in un anno, solo il 2,4% vi si reca 7 o più volte. Un dato simile riguarda il teatro, i cui “fruitori forti” sono il 16,6% per chi lo frequenta fino a 3 volte in 12 mesi e appena l’1,4% coloro che ci vanno oltre le 7 volte l’anno.
“In cauda venenum”, il dato sulla lettura: nel 2014 diminuisce ancora la quota di italiani che leggono almeno un libro l’anno, scesa al 41,4%, vale a dire che si registra quasi il 4% di lettori in meno.