I dati regionali stimano in Liguria un caso di autismo ogni 150 nuovi nati (2009). Numeri molto alti per questa patologia che interessa lo sviluppo del sistema nervoso centrale e che configurano l’emergere di una crescente nuova domanda di welfare. Una rete di organizzazioni spezzine attive nel settore – coordinata da Angsa, in collaborazione con Agapo e Fondazione Il Domani dell’Autismo – grazie al sostegno economico della Fondazione Carispezia ha avviato, lo scorso anno, un originale progetto per l’inserimento lavorativo di una ventina di ragazzi affetti da autismo, chiamato “L’Autismo in pasta”. Il suo obiettivo è fornire abilità e competenze lavorative, nella fattispecie la preparazione della pasta, e allo stesso tempo favorire un costante e decisivo miglioramento delle loro abilità intellettive e manuali.
«L’autismo non è una malattia, da cui si può guarire, ma una patologia con cui si nasce che, però, può migliorare nel corso della vita – spiega Alberto Brunetti, presidente di Angsa –. L’autismo è una patologia che investe principalmente la comunicazione: gli autistici hanno enormi problemi di comunicazione, hanno problemi a interagire con gli altri, a integrarsi, a imparare. Gli adulti autistici hanno bisogno di essere sempre inseriti nel contesto sociale e fare attività di tipo manuale che rispettino i loro ritmi e le loro esigenze di concentrazione, che è più breve rispetto a quella degli altri adulti».
E proprio su questo fronte interviene il progetto “L’Autismo in pasta”, che permette ai partecipanti, opportunamente seguiti da volontari, educatori, un insegnante e uno psicologo, di gestire un’attività manuale, creativa e imprenditoriale, assimilabile a una normale giornata lavorativa. Questo ha come conseguenza diretta di evitare per diverse ore al giorno l’isolamento e l’internamento dei soggetti autistici nelle proprie case o in strutture a carattere assistenziale, ma anche di agevolare la vita del loro nucleo famigliare. I partecipanti intervengono nelle diverse fasi di lavorazione della pasta: dalla produzione all’essiccamento, dal confezionamento alla distribuzione. All’interno del gruppo di lavoro ognuno ha una sua mansione: c’è chi pesa gli ingredienti, chi lavora all’impastatrice, chi è addetto alla ventola.
Grazie al contributo della Fondazione Carispezia sono state acquistate un’impastatrice e un’essiccatrice. Oggi vengono prodotti 5 tipologie di pasta, tra cui le “scolarecce”, una specialità inventata dai ragazzi. Il gruppo di lavoro si incontra tre volte alla settimana per lavorare quattro-cinque ore. Per il momento l’intero ciclo di produzione si esaurisce con l’imbustamento e la sigillatura dei pacchetti di pasta, che viene distribuita gratuitamente tra i partecipanti e i loro famigliari. Nei prossimi mesi, però, l’obiettivo è dar vita a una cooperativa che potrà vendere la pasta all’esterno. Per il futuro si prevede di arrivare a produrre mensilmente 600 chili di pasta, la cui vendita consentirà di coprire le spese e realizzare un piccolo margine per attribuire un riconoscimento ai ragazzi che lavorano.