A fine agosto lo splendido Palazzo de’ Mayo, sede della Fondazione Carichieti che l’ha da poco restaurato e ne ha fatto una vera e propria “Cittadella della Cultura” nel cuore della storica città abruzzese, ha aperto al pubblico i suoi sotterranei: per cui, guidati dal locale Speleo Club, è possibile visitare la Via Tecta (via coperta) risalente al tempo dei Romani, quando costituiva una delle principali direttrici di raccordo tra l’area monumentale urbana e la zona termale dell’antica Teate. Ma l’area sotterranea del Palazzo è solo l’ultimo degli spazi di Palazzo de’ Mayo aperti dalla Fondazione alla fruizione dei cittadini. Promotrice e sostenitrice di importanti iniziative culturali, la Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti ha infatti messo a disposizione della città quasi l’intero edificio, fra i più significativi esempi dell’architettura barocca regionale: prima dimora prestigiosa delle famiglie Costanzo e Mayo, quindi sede di studi professionali, uffici, circoli ricreativi e perfino di comandi militari (qui il 10 settembre 1943 furono decisi lo scioglimento dell’Esercito italiano e la formazione, rimasta sulla carta, dell’Esercito del Re). Il rilevante lavoro di restauro e riqualificazione architettonica, avviato nel 2004, è stato finalizzato a realizzare un polo culturale polifunzionale, il cui compito, nell’intento della Fondazione, è quello di contribuire a rivitalizzare il centro della città «nella convinzione che lo sviluppo della collettività locale trova una delle sue principali forze propulsive nella conoscenza, nella valorizzazione e nella fruizione del patrimonio artistico di cui la terra d’Abruzzo è ricca, spesso senza saperlo», ha detto l’architetto Mario Di Nisio, presidente della Fondazione fino all’agosto scorso, quando gli è succeduto il professor Francesco Sanvitale. Palazzo de’ Mayo, di impianto sei-settecentesco e dalle dimensioni che impattano significativamente nella realtà urbanistica e artistica della città, oltre agli uffici della Fondazione ospita le sedi del Centro Abruzzese di Studi Manzoniani e del Centro Internazionale Alessandro Valignano ma, soprattutto, oggi vanta un auditorium, una biblioteca specializzata in arti figurative, cinema, fotografia, letteratura, danza, musica, teatro, e con una sezione riservata ai più giovani, nonché numerose sale espositive, corti interne e un giardino all’italiana, che fanno da magnifica cornice alle più svariate iniziative culturali temporanee e permanenti. L’intero secondo piano è destinato, infatti, a Museo e accoglie stabilmente pregevoli opere d’arte del XIX e XX secolo, fra cui varie di Francesco Paolo Michetti, Michele Cascella, Pasquale Celommi (a sinistra sotto la foto di Palazzo de’ Mayo il suo “La scafetta”, olio su tela), Costantino Barbella (a destra “La partenza”, bronzo, 1892), Giovanni Fattori, Luigi Gioli, Edoardo Dalbono, provenienti in parte dalla “Collezione Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti Spa”. Al Museo sono esposti anche 130 capolavori eseguiti da novanta artisti contemporanei, tratti dalla collezione “Nel segno dell’immagine”, che il mecenate abruzzese Alfredo Paglione ha raccolto nell’arco della sua vita. Il percorso museale è, inoltre, impreziosito dalla collezione “Gli argenti di Palazzo de’ Mayo”, composta di 150 pezzi databili dalla fine del Seicento ai primi del Novecento, che provengono dalle più prestigiose botteghe di argentieri europei, soprattutto inglesi, e sono stati raccolti nella “Collezione Capriglione” concessa alla Fondazione perché venisse esposta nelle sale del restaurato Palazzo. Come ha sottolineato il presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, intervenuto all’inaugurazione del Museo: «Il restauro e la riqualificazione di Palazzo de’ Mayo, ideale per ospitare eventi e mostre, non solo lo propone come importante spazio di aggregazione e di stimolo culturale per gli abitanti di Chieti e della sua provincia, ma anche come attrazione per la crescita turistica di questi luoghi».