“Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”: così recita l’articolo 27 della Costituzione Italiana. Purtroppo le cronache ci informano che il sovraffollamento delle carceri del nostro Paese porta quotidianamente a disattendere questo principio costituzionale. Anche su questo fronte le Fondazioni di origine bancaria intervengono per attenuare il disagio della popolazione con l’obiettivo di: migliorare la qualità della vita in carcere, restituire dignità alle persone detenute, offrire loro concrete opportunità di riscatto e favorirne il futuro reinserimento nel mondo del lavoro, attraverso lo studio e la formazione professionale. Vediamo alcuni esempi. Dal 2006 a oggi la Compagnia di San Paolo ha erogato complessivamente quasi 14 milioni di euro per sostenere interventi in ambito carcerario. Di questi, circa 5,5 milioni sono stati erogati a istituzioni e a enti non profit per lo sviluppo di opportunità lavorative dentro e fuori dal carcere e per il miglioramento delle condizioni di vita all’interno degli istituti penitenziari. Circa 8,5 milioni di euro sono invece stati investiti in progetti di innovazione sociale, promossi e coordinati direttamente dalla Compagnia e dall’Ufficio Pio (il suo ente strumentale preposto all’attività assistenziale verso le fasce più deboli della popolazione), come i progetti Logos e Nomis. Il primo è a favore di persone in uscita dal carcere che vengono aiutate con inserimenti lavorativi facilitati da borse lavoro. Il secondo progetto coinvolge minori stranieri entrati nel circuito penale ed è mirato a intercettare, non solo attraverso il Centro Giustizia Minorile ma anche direttamente dalla strada, giovani stranieri a rischio di devianza, offrendo loro una pluralità di opportunità abitative, formative, lavorative e aggregative. Inoltre, in collaborazione con l’Università di Torino, la Compagnia offre percorsi di laurea in Scienze Politiche e Giurisprudenza per i detenuti: iniziativa che ha permesso fino a oggi a 19 di loro di laurearsi. Recentemente, infine, la Compagnia ha stanziato un milione di euro per sostenere 28 nuovi interventi nelle carceri in Piemonte e a Genova. Questi progetti coinvolgono circa 200 detenuti in percorsi di inserimento lavorativo e attività di formazione professionale e consentono ad altri 2mila di partecipare ad attività artistiche, culturali, sportive, di socializzazione e di sostegno alla genitorialità. Tra le varie iniziative molto particolare è quella che si sta realizzando nella Casa Circondariale Marassi di Genova: qui i detenuti stanno letteralmente costruendo un teatro all’interno del penitenziario. Si tratta di una sala polifunzionale, realizzata tutta in legno, con una capienza di circa 200 posti, dotata di tutte le attrezzature necessarie per la rappresentazione di spettacoli, l’organizzazione di mostre, convegni e conferenze. Ma non c’è solo la Compagnia San Paolo. In Lombardia dal 2011 la Fondazione Cariplo rinnova un bando per migliorare la qualità dei percorsi di reinserimento socio-lavorativo e per aumentare il numero di soggetti ammessi alle misure alternative alla detenzione. Fino a og gi sono stati realizzati 5 progetti in 50 penitenziari della regione. Passando al Centro Italia, la Fondazione Pescarabruzzo ha donato alla Casa Circondariale di Pescara un intero laboratorio per la panificazione (forno e attrezzature) e in questi mesi un gruppo di detenuti sta seguendo un corso finanziato dalla Regione Abruzzo per imparare a produrre pane, pizza e dolci da vendere all’esterno: imparano così un mestiere che potrà aiutarli nel loro reinserimento nella società. Molto ambizioso è anche il progetto sostenuto dalla Fondazione con il Sud insieme a Enel Cuore e Ministero della Giustizia: si chiama “Terzo Tempo” ed è portato avanti dall’Uisp – Unione Italiana Sport per Tutti. Ha come target i ragazzi ristretti negli istituti minorili di otto città del Mezzogiorno e mira a riqualificare gli spazi per l’attività sportiva all’interno delle strutture detentive, ovvero palestre, piscine e campetti. I promotori dell’iniziativa si augurano che, dopo aver reso gli spazi fruibili per la popolazione detenuta, questi stessi spazi possano essere utilizzabili anche dai ragazzi dei quartieri che circondano gli istituti, attivando così forme di integrazione tra “dentro” e “fuori” all’insegna dello sport.