Il 22 aprile scorso il mondo è sceso in campo in difesa dell’ambiente. Come ogni anno è stata celebrata la Giornata della Terra, arrivata alla 43a edizione. Milioni di persone si sono mobilitate per ricordare alla più ampia opinione pubblica che quello che inquiniamo, sfruttiamo, corrompiamo nei suoi equilibri più delicati è il nostro pianeta: un habitat raro per accogliere, far germogliare e conservare la vita così come la conosciamo. L’obiettivo di questa giornata, istituita nel 1970 dalle Nazioni Unite quando venti milioni di americani risposero a un appello del senatore democratico Gaylord Nelson partecipando a una manifestazione in difesa del pianeta, è quello di “inspirare consapevolezza e apprezzamento dell’ambiente”. Un tema, questo, caro anche alle Fondazioni di origine bancaria, che considerano il rispetto dei criteri di eco-compatibilità e la tutela dei propri territori una valenza imprescindibile e trasversale alla pluralità dei loro interventi, al di là dello specifico impegno in progetti di promozione della cultura ambientale e di salvaguardia della natura. Ambiente, infatti, sopra ogni cosa è relazioni fra l’insieme dei beni che costituiscono l’habitat e la comunità delle donne e degli uomini che con questi beni ha rapporti di vita, influenzati da valori ma anche da bisogni. Così l’ambiente diventa un insieme di relazioni: l’habitat e le condizioni di vita degli uomini. Dunque non solo un settore nel quale le Fondazioni possono intervenire, ma una componente trasversale di tutti i settori; non una politica, ma la qualità del bene comune presente nelle varie politiche settoriali. Pertanto un’iniziativa di recupero urbano non è solo sviluppo, ma anche qualità ambientale; un sistema di innovazioni tecnologiche nella produzione di energie alternative non è solo ricerca e attività scientifica, ma anche una rilevante iniziativa ambientale; il recupero di prodotti alimentari non venduti e la loro donazione alle associazioni caritatevoli non è solo assistenza e solidarietà, ma anche iniziativa per la riduzione dei rifiuti. Ed è proprio in questi termini che il professor Enrico Giovannetti, dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, ha affrontato il tema “Il ruolo delle Fondazioni di origine bancaria nell’ambiente” nel suo intervento che ha aperto l’incontro dal titolo “Le Fondazioni, l’ambiente, lo sviluppo”, organizzato il 12 aprile a Milano dalla Commissione Ambiente dell’Acri, presieduta dall’avvocato Piergiuseppe Dolcini, già alla guida della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì. Sebbene i dati sulle erogazioni nel settore Protezione e qualità ambientale, registrati annualmente dall’Acri, mostrino percentuali contenute di progetti diretti al comparto (27,7 milioni di euro nel 2011), dallo studio di Giovannetti emerge che la componente ambientale nella sua accezione più ampia è presente in molti interventi delle Fondazioni e va al di là della mera classificazione statistica dell’Associazione, costituendo una qualità propria della loro missione, connaturata agli scopi e alle loro origini. Per arrivare a queste considerazioni Giovannetti ha strutturato il suo lavoro considerando l’ambiente da semplice “esternalità” a risorsa economica, allargando il suo significato fino a comprendere, oltre alle risorse naturali, gli aspetti economici e sociali che definiscono in modo congiunto, e non separabile logicamente, il concetto di sostenibilità. Il territorio, sia in relazione alle connessioni reciproche fra i processi di globalizzazione e i sistemi locali sia per l’influenza dei modelli di sviluppo urbano nei confronti della distribuzione abitativa, viene visto non come una realtà statica ma come processo. Per cui il territorio, o meglio, la comunità territoriale è la nuova unità di analisi economica, diversa dall’impresa e, nel contempo, anche dalle reti, dai sistemi e dai distretti. È un’entità riconoscibile e valutabile non solo in base alla dotazione di infrastrutture, ma anche alla qualità delle sue risorse umane, all’ammontare del suo capitale sociale e alla sua capacità innovativa. Se questa complessa entità è l’interlocutore delle Fondazioni ne discende che i progetti “ambientali” e le erogazioni “ambientali” delle Fondazioni possono, inevitabilmente, essere pensati e realizzati distintamente e separatamente da altri oppure essere inseriti in altre iniziative e in altri interventi o essere agli stessi trasversali. L’analisi di Giovannetti si sviluppa seguendo diverse tappe. Parte dal quadro di riferimento costituito dalla base dati dell’Acri, i cui risultati sono stati catalogati e aggregati secondo diversi parametri di classificazione al fine di costruire una mappatura della dimensione, delle tipologie e della direzione di tali finanziamenti nei differenti territori. Passa poi alla discussione dell’azione dei vari enti sulla base delle loro specifiche dimensioni patrimoniali, nel tentativo di individuare e descrivere le differenti filosofie di governance in materia ambientale. Infine affronta l’analisi dei casi di studio e delle buone pratiche. I risultati dell’indagine fanno emergere, come afferma Giovannetti, che: «il sistema delle Fondazioni fa moltissimo per la sostenibilità ambientale, ma, in larghissima misura, sembra farlo in modo quasi inconsapevole». In conclusione, quali iniziative ambientali delle Fondazioni vanno considerate non solo quelle propriamente e strettamente di questo settore, ma anche quelle che sono presenti e/o caratterizzano progetti di altri settori. Peraltro è quanto mai significativo che alla parola “ambiente” si faccia riferimento nel d.lgs. n. 153/1999 istitutivo, di fatto, delle odierne Fondazioni di origine bancaria, indicandolo specificatamente fra i loro settori di intervento (esattamente Protezione e qualità ambientale). Come si è detto le esperienze registrate nella catalogazione Acri come squisitamente ambientali non sono esaustive degli interventi al riguardo. Eppure una schematica ricapitolazione delle tipologie di intervento delle Fondazioni a favore dell’ambiente è fattibile e in queste pagine illustreremo nel dettaglio qualche esempio concreto. Si va dagli interventi più generali di formazione e sensibilizzazione culturale sul tema, in particolare nelle scuole, agli interventi più specifici diretti a vere e proprie realizzazioni modificative di situazioni esistenti. Parliamo di progetti di efficienza energetica di edifici pubblici o di uso pubblico, di studi sull’uso dei terreni e il rapporto fra le aree verdi e quelle edificate, ma anche di progetti relativi alla mobilità urbana e alla riduzione del conseguente inquinamento con la promozione di trasporti non inquinanti e la realizzazione di piste ciclabili, senza trascurare le iniziative per la tutela e la valorizzazione delle biodiversità fino ai progetti per il recupero alla fruibilità dei cittadini di luoghi verdi delle città.
da “Fondazioni” maggio-giugno 2013