Per conoscere meglio Univox abbiamo percorso virtualmente quasi ottocento chilometri. È la distanza che separa Bari, dove vive la fondatrice del progetto Serena De Sandi, da Pisa, dove studia e vive la vicepresidente Lucia Gatto, passando anche da Roma dove vive Matilda Morrone, volontaria e segretaria dell’associazione. Questo ci ha fatto subito capire come la storia di Univox sia nata da un bisogno personale, ma oggi coinvolga in maniera attiva persone da tutta Italia. L’inizio di questa storia, dicevamo, è legato in maniera indissolubile alla sua fondatrice: Serena De Sandi, che all’inizio del 2022 si trasferisce a Bologna per ragioni di studio. «Era un periodo in cui la pandemia aveva ancora un impatto e alcuni esami andavano svolti a distanza. In particolare ho avuto difficoltà a superare l’ultimo esame, non avevo un buon rapporto con il docente e il mio essere perfezionista non mi permetteva di accettare o anche solo di comprendere il fallimento». Questa situazione sfocia in una depressione, nello sviluppo di disturbi alimentari fino a contemplare di togliersi la vita. «Per fortuna ho scelto di chiedere aiuto alla mia psicologa proprio nel momento più difficile per me. Mi ha aiutato e, il giorno dopo, ho aperto un gruppo WhatsApp. Volevo creare una comunità». L’idea iniziale era semplice: sostenere gli studenti, offrire uno spazio in cui parlare apertamente di ciò che fa paura. Nel giro di pochi mesi quel gruppo informale si è trasformato in un ente di Terzo settore, spinto da un bisogno reale e crescente: avere un luogo dove riconoscersi fragili senza sentirsi sbagliati. «Il nome Univox deriva dall’unione di due parole latine: il significato è “una voce”, e l’idea alla base era quella di dare voce a chi sente di non averla», ci dice De Sandi.


Da lì, la rete ha iniziato a crescere. Univox, oggi, è una comunità distribuita in tutta Italia composta principalmente da giovani che imparano ad ascoltarsi e raccontarsi. «Secondo me siamo una generazione di mezzo. In potenza potremmo fare tutto, ma abbiamo tanta paura», dice Lucia Gatto, vicepresidente e tesoriera, che però argomenta: «Spesso non ci danno né la fiducia di provare, né il tempo di costruirci l’esperienza e questo non ci aiuta a crescere come persone o professioniste». Univox, infatti, si è strutturata attorno a ruoli chiari, ma senza una gerarchia rigida: un modello che permette alle persone più giovani di crescere, sperimentare, sbagliare, senza la pressione della performance. Accanto alla dimensione comunitaria c’è un lavoro educativo altrettanto centrale. Entrare nelle scuole, parlare di non violenza, di emozioni, di comunicazione empatica.. De Sandi lo sintetizza così: «L’essere fragili significa accettare le proprie debolezze per potersi fortificare. Gli adolescenti hanno un grande bisogno di sentirsi umani». Univox lavora su questo: sulla possibilità di dirsi vulnerabili senza dover corrispondere a un modello perfetto. «Il perfezionismo travolge i giovani. Aspiriamo a qualcosa che non esiste e non ci diamo mai tregua. È bello anche non essere perfetti, anzi meglio l’imperfezione della perfezione!». Il progetto vincitore della prima edizione di GenP – Giovani che partecipano è un chiaro esempio dell’attività di Univox. “BenEssere in corso” è infatti molto più di un ciclo di incontri: è la struttura portante attraverso cui l’associazione promuove benessere mentale, partecipazione attiva e prevenzione del disagio giovanile. Il progetto nasce per rispondere alla richiesta crescente di ascolto e di sostegno da parte dei ragazzi e si sviluppa attraverso talk, laboratori e una piattaforma di sportelli gratuiti – psicologici, pedagogici e studenteschi – accessibili anche online. Il valore aggiunto è il coinvolgimento diretto dei giovani non solo come partecipanti, ma come protagonisti: sono loro a contribuire alla scelta dei temi, alla progettazione degli incontri e alla comunicazione delle attività. Le iniziative si articolano in incontri di gruppo, momenti pubblici di sensibilizzazione e collaborazioni con scuole, università ed enti locali, con l’obiettivo di normalizzare il dialogo sulla salute mentale e ridurre lo stigma che la circonda. La dimensione ibrida – online e in presenza – permette di includere volontari e partecipanti da tutta Italia e di consolidare una rete nazionale. In questi due anni BenEssere in corso ha coinvolto oltre cinquecento giovani, costruito alleanze educative e rafforzato un modello di supporto tra pari che può essere replicato in altri territori. È da questo lavoro che nasce anche “In buonamente”, il programma che ha dato continuità alle dirette e agli spazi di ascolto, ampliando il raggio d’azione della comunità Univox.
“L’essere fragili significa accettare le proprie debolezze per potersi fortificare.
Gli adolescenti hanno un grande bisogno di sentirsi umani ”
Tutto questo lavoro ha generato anche un orgoglio che emerge chiaramente dalle parole di Matilda Morrone, educatrice e segretaria, mentre descrive i suoi coetanei: «Se devo descrivere la nostra generazione, io penso subito a una parola: consapevole. Siamo consapevoli sul tema della salute mentale ma anche sulla libertà di esprimerci e mostrare noi stessi senza doverci vergognare. Consapevoli e liberi». Questa consapevolezza risuona anche nelle voci di De Sandi e Gatto, che ci parlano di cosa serve per continuare il lavoro di Univox. L’associazione, infatti, è cresciuta velocemente, sostenuta dal lavoro volontario e dalla vittoria di alcuni bandi, ma per continuare e crescere ha bisogno di «fiducia e supporto, non solo economico, ma anche da figure che possano aiutarci a consolidare la nostra realtà o a farci conoscere meglio». La direzione, comunque, è chiara: continuare a essere un luogo accessibile e aperto, dove avvicinarsi ai temi della salute mentale senza imbarazzo. «Lo consiglierei tantissimo a una persona giovane», dice Morrone, «perché è uno spazio in cui crescere, conoscere nuovi mondi, uscire dalla comfort zone». Il valore della partecipazione attiva e la capacità di aprire spazi per esercitarla assumono una posizione centrale in questa storia. Condividere, confrontarsi, conoscersi e riconoscere problemi comuni è fondamentale non solo per superare momenti difficili, ma anche per migliorare la qualità delle nostre vite. Univox vuole continuare a impegnarsi per garantire questi spazi e far sentire la sua voce per tutte le persone che ne hanno bisogno.
Dalla rivista Fondazioni dicembre 2025



