Intervista ad Elisabetta Cibinel, ricercatrice, giornalista e referente dell’Area Filantropia di Percorsi di Secondo Welfare
Solo il 7,1% degli Enti del Terzo settore italiani è guidato da under 35, ma dove questo accade emergono segnali di rinnovamento, maggiore equilibrio di genere e un forte radicamento territoriale. È quanto evidenzia l’indagine “Verso una nuova leadership del Terzo settore”, realizzata da Percorsi di Secondo Welfare, insieme all’Osservatorio Statistico sul Terzo Settore dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, nell’ambito del premio “GenP – Giovani che partecipano”, promosso da Acri. L’indagine offre uno sguardo inedito sulla presenza giovanile nelle posizioni di rappresentanza del non profit italiano, basata sul numero complessivo di ETS iscritti al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (134.815 enti iscritti) nel secondo semestre del 2025. Il quadro che emerge dall’indagine è uno scenario in cui il 92,9% delle organizzazioni iscritte al RUNTS non ha alcun legale rappresentante over 35. L’età media del legale rappresentante è 58 anni e, sul totale delle organizzazioni, appena il 7,1% è guidata da un legale rappresentante under 35. Ma ci sono delle sorprese in merito alla loro distribuzione: la loro presenza è più alta nel Mezzogiorno (circa l’8%, con un picco del 9,7% in Calabria), in Valle d’Aosta (9,6%) e in Trentino-Alto Adige (11,7%). Le organizzazioni guidate dai giovani si distinguono per un maggiore equilibrio di genere: il 59,3% ha una legale rappresentante donna (mentre sono solo il 29,7% se si prendono in considerazione tutti gli ETS). Inoltre, nel 71% dei casi i legali rappresentanti under 35 provengono dalla stessa provincia in cui opera l’ente. Emerge, inoltre, il profilo di un Terzo settore “nuovo”, con il 74% degli ETS guidati da under 35 costituiti da meno di 15 anni – e quasi la metà sotto i 5 anni – a fronte di un’età mediana nazionale di 17 anni. Per provare a entrare più in profondità in questi dati abbiamo intervistato Elisabetta Cibinel, ricercatrice, giornalista e referente dell’Area Filantropia di Percorsi di Secondo Welfare, che ha curato l’indagine.
Il degiovanimento del Terzo settore è un tema di cui ultimamente si sente parlare spesso. Esistono altre indagini su questo argomento? E voi come avete costruito questa ricerca?
Da tempo il Terzo settore si sta interrogando su come rispondere alle esigenze di una popolazione che invecchia: sia dal punto di vista della crescita dei bisogni che sul fronte della composizione degli operatori del Terzo settore. Altre ricerche erano state condotte in precedenza, ma basate su campioni diversi, a livello settoriale o territoriale. L’indagine “Verso una nuova leadership del Terzo settore” è stata costruita basandosi sull’estrazione dei dati del RUNTS, curata dall’Osservatorio Statistico sul Terzo Settore dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. L’Osservatorio fa un prezioso lavoro di raccolta e analisi dei dati del RUNTS, integrando le informazioni incomplete o lacunose con i dati pubblicamente disponibili sui siti internet delle organizzazioni. I dati ottenuti sono perfettamente rappresentativi degli enti iscritti al RUNTS, poiché si tratta del totale degli enti registrati e non di un campione statistico. Tuttavia, il RUNTS stesso non è rappresentativo di tutto il Terzo settore italiano perché non tutti gli enti hanno l’obbligo di iscriversi. Nonostante non copra l’intero settore, il RUNTS è comunque considerato la via più solida e interessante per l’analisi. Inoltre, la platea del RUNTS è in continua crescita, con un elevato ritmo di iscrizione.
Entriamo nei dati. Uno dei più rilevanti è l’incidenza di ETS guidati da under 35, che è appena del 7,1%. Come leggete questo dato?
Il dato del 7,1% di ETS guidati da under 35 era più o meno atteso, in quanto in linea con i risultati di altre ricerche simili. Questo dato è relativo solo alla rappresentanza legale, quindi molto probabilmente sottostima la presenza giovanile nella governance allargata del Terzo settore italiano (per es. nei CdA delle organizzazioni). Nonostante questo, la percentuale del 7,1% è piuttosto bassa. Questa cifra – letta insieme al dato dell’età media dei legali rappresentanti, che è di 58 anni – evidenzia che il ricambio generazionale non sta avvenendo, il che dovrebbe essere un tema cruciale e urgente di riflessione per il Terzo settore.
“Solo il 7,1% delle organizzazioni iscritte al RUNTS è guidato da un legale rappresentante under 35, con un’età media dei rappresentanti pari a 58 anni, segnale di un ricambio generazionale che fatica ad avvenire.”
La ricerca mostra una maggiore presenza di leader under 35 nel Mezzogiorno, in Valle d’Aosta e in Trentino-Alto Adige. Come spiegate questa distribuzione e l’alto radicamento territoriale?
Non è possibile fornire una spiegazione precisa e univoca a questa distribuzione. La geografia dei fenomeni di attivismo cambia molto a seconda dei dati considerati (ad esempio se consideriamo i dati RUNTS rispetto ai censimenti ISTAT). Nel caso del Trentino-Alto Adige, per esempio, questa maggior presenza è coerente con l’elevata propensione al volontariato e con una cultura della partecipazione peculiare di quel territorio. Per quanto riguarda il Mezzogiorno e la Valle d’Aosta, invece, il radicamento territoriale potrebbe essere un fattore determinante e diffuso nelle regioni più “periferiche”.
Le organizzazioni con leader under 35 risultano più equilibrate dal punto di vista del genere rispetto alla media complessiva: nel 59,3% dei casi hanno una legale rappresentante donna. Secondo voi, perché?
Anche questo risultato era in parte atteso. Le generazioni più giovani mostrano una maggiore attenzione verso le questioni di genere. La società sta cambiando, e l’equilibrio è inevitabilmente diverso rispetto a 20 o 50 anni fa. Si tratta di un dato positivo. Tuttavia, è un singolo indicatore che andrebbe approfondito per comprendere in modo più completo l’equilibrio di genere all’interno del Terzo settore. Infatti, sebbene l’occupazione femminile sia in crescita, ci sono ancora molte questioni aperte.
“Da tempo il Terzo settore si interroga su come rispondere alle esigenze di una popolazione che invecchia, sia per la crescita dei bisogni sia per la composizione degli operatori del Terzo settore.”
La ricerca evidenzia una forte correlazione tra recente costituzione dell’ente e presenza di un legale rappresentante under 35. Mentre l’età mediana degli enti non profit italiani è 17 anni (ovvero costituiti nel 2008), quelli guidati dagli under 35 sono quasi tutti più giovani: il 74% è nato dopo il 2010; il 46% è nato dopo il 2020. Perché per molti giovani l’ingresso nel Terzo settore passa dalla fondazione di nuove organizzazioni?
I dati a disposizione non sono sufficienti per spiegare con certezza perché i giovani preferiscano fondare nuove realtà piuttosto che entrare in quelle esistenti. Commentare questa correlazione sarebbe speculativo e rischierebbe di cadere in narrazioni ideologiche. Il ricambio generazionale, tuttavia, resta un tema cruciale che riguarda tutte le organizzazioni, incluse quelle giovani, poiché gli enti devono avere una vita indipendente dai loro fondatori, per evitare la perdita del bagaglio di conoscenze e per acquisire nuovi punti di vista.
Possiamo ipotizzare che molte di queste nuove realtà non superino i primi anni di vita?
Questa è una possibilità che potrebbe essere collegata alla volatilità di alcune forme di attivismo. Tuttavia, in questo momento non disponiamo dei dati necessari per registrare le traiettorie degli ETS più giovani e quante organizzazioni cessino di esistere dopo pochi anni. Elaborare con costanza i dati estratti dal RUNTS permetterà, tra qualche anno, di fare riflessioni più sviluppate sulla longevità delle organizzazioni.
“I dati mostrano una forte relazione tra leadership under 35 e recente costituzione degli ETS, ma non consentono spiegazioni causali né valutazioni sulla loro longevità. Il ricambio generazionale resta critico: solo analisi longitudinali e approcci integrati potranno chiarirne le traiettorie future.”
Quali potrebbero essere gli sviluppi futuri della ricerca?
Questa ricerca può essere considerata esplorativa, e i suoi limiti rappresentano le piste più promettenti per gli approfondimenti futuri. Le aree di indagine più urgenti e interessanti sono: la longevità degli enti; il ricambio generazionale (capire se, quando e come avviene); il radicamento territoriale; e l’ambito di attività. È necessario un approccio combinato. Servirebbero sia approfondimenti quantitativi (ad esempio, nuove rilevazioni sul RUNTS o survey basate sui dati estratti) sia approfondimenti di tipo qualitativo (come interviste e focus group con le organizzazioni), per andare oltre il dato numerico e comprendere i fenomeni in profondità. Inoltre, la possibilità di effettuare un’analisi costante sui dati RUNTS, pur non mostrando cambiamenti stravolgenti di anno in anno, permetterà nel lungo periodo di mostrare traiettorie significative.
Uno sguardo al futuro: se oggi la presenza under 35 nella leadership è appena al 7,1%, quale scenario possiamo immaginare per i prossimi decenni?
Sulla base dei dati attuali, non è possibile fare delle previsioni. Tuttavia, ciò che si può affermare è che il ricambio generazionale fatica ad avvenire. L’età media dei legali rappresentanti è elevata (58 anni). Il ricambio è fondamentale per la sostenibilità di qualsiasi organizzazione: da un lato per evitare la perdita di conoscenze, dall’altro per acquisire nuove energie e risorse che garantiscano la sopravvivenza stessa dell’ente. L’importanza di ricerche come questa sta proprio nel puntare i riflettori sulle criticità – come il ricambio generazionale – e nell’indicare le strade possibili per promuovere uno sviluppo più solido del Terzo settore.
Dalla rivista Fondazioni dicembre 2025


