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Le idee della giuria

Democrazia

di GIANCARLO MORETTI Portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore

Il concetto di partecipazione è direttamente legato a quello di democrazia: per la stessa Costituzione italiana la democrazia è basata sulla partecipazione e, in particolare quella dei giovani, è fondamentale per rendere vivo il sistema democratico, consentendogli di assorbire il “nuovo” e di rafforzarsi. Non solo, è alla base dello sviluppo sociale del Paese: partecipare vuol dire contribuire a un obiettivo che si concepisce come collettivo, di tutti. Da qui deriva anche il concetto di solidarietà. Nel Terzo settore la partecipazione delle persone, la cittadinanza attiva, è insita nel DNA di tutte le organizzazioni. Ma non va mai data per scontata e infatti credo che bisogna impegnarsi molto, a maggior ragione in questi anni in cui è sempre più forte la cultura dell’individualismo e dell’egoismo, per rinnovare le modalità di coinvolgimento dei più giovani, per creare nuovi spazi per la loro espressione. Questo impegno va approfondito anche all’interno del Forum stesso, attraverso l’ascolto e l’ampliamento della partecipazione. Sia attraverso le sue reti, sia con azioni proprie, il Forum promuove la partecipazione giovanile. Negli ultimi anni, un lavoro molto importante che stiamo portando avanti, e inizia a dare i suoi frutti, è quello per il riconoscimento delle competenze dei volontari e di chi fa esperienza nel Servizio Civile Universale. È un impegno che abbiamo preso soprattutto pensando ai più giovani, perché per loro è davvero fondamentale poter far valere, nel mondo della formazione e del lavoro, le competenze acquisite in quei contesti. Anche la recente iniziativa del Premio Claudia Fiaschi, per giovani studiosi e ricercatori su temi sociali, va in questa direzione. Far sì che i giovani trovino nel Terzo settore un luogo in cui sentirsi protagonisti, in cui poter costruire reti sociali, sviluppando anche strumenti e capacità personali, relazionali e professionali, credo sia un vero e proprio imperativo che dobbiamo porci.

Fiducia

di FERRUCCIO DE BORTOLI, Giornalista

La partecipazione giovanile, non solo auspicabile ma necessaria, diventa reale se trova spazio per essere esercitata, ed è strettamente legata al riconoscimento. Nel nostro Paese, purtroppo, c’è ancora molta reticenza all’ascolto e alla valorizzazione delle competenze dei nostri giovani, e la prospettiva demografica certamente non aiuta. Siamo un Paese spettatore, spesso passivo, di un fenomeno in crescita come quello della “fuga di cervelli” o della “rassegnazione” di tanti giovani, e il fatto più grave e che non c’è riflessione critica (e autocritica) a riguardo. La vera sfida, sociale e politica, è quella di scrollarsi di dosso il giudizio morale, e a volte un po’ paternalista, per dare spazio ai nostri giovani, alla loro visione, alla valorizzazione delle loro competenze in luoghi decisionali riconosciuti. Investire nella loro partecipazione significa rafforzare la democrazia. Per farlo, bisogno prima di tutto riconoscere un movimento attivo di tanti giovani che già si muove su temi prioritari come la scuola, il cambiamento climatico, il disagio sociale, in modalità e luoghi diversi (reali e virtuali) della nostra società. È necessario, inoltre, un cambiamento di prospettiva che coinvolga i diversi attori: dall’istruzione all’educazione, dalla politica alla società civile, perché possano diventare laboratori di pensiero e luoghi di rappresentanza dove i giovani abbiano voce e siano coinvolti nei processi decisionali. Verso una società generativa, ci ricorda il sociologo Mauro Magatti, “che è un processo che va oltre la semplice produttività, includendo la capacità di dare vita a nuove organizzazioni, idee e soluzioni, affrontando al contempo le sfide e le contraddizioni della contemporaneità”.

Innovazione

di LUCA GORI Presidente Commissione Innovazione sociale di Acri

Il protagonismo giovanile nel Terzo settore è un tema centrale, ma pone una domanda preliminare: il settore è davvero pronto ad accoglierlo? Non basta aprire spazi ai giovani, serve aprirsi alle loro modalità organizzative, ai loro linguaggi e alle loro priorità. Questo significa abbandonare anche alcune chiavi di lettura più tradizionali: i giovani chiedono governance più snelle, attività che passano dai canali digitali e legate alla rigenerazione dei luoghi. Questa trasformazione è già in corso e va ascoltata. Anche perché il ricambio generazionale già incontra difficoltà strutturali: precarietà lavorativa, tempi di vita frenetici, minore disponibilità di tempo libero e indebolimento dei tradizionali luoghi di partecipazione collettiva. Nonostante questo, l’impegno non manca: molti giovani si attivano nella rigenerazione dei beni comuni, nella protezione civile, nell’organizzazione degli eventi locali o in esperienze imprenditoriali che uniscono impatto sociale e lavoro. Non è solo una questione di “lasciare spazio”, ma di riconoscere che spazi nuovi sono già nati. Le Fondazioni di origine bancaria possono svolgere un ruolo decisivo accompagnando questi fermenti giovanili, offrendo risorse e possibilità di orizzonti ambiziosi, includendo stabilmente il punto di vista dei giovani nei processi decisionali. Devono essere coinvolti nell’individuazione dei temi prioritari e delle modalità di erogazione, fino alla governance e alle interlocuzioni istituzionali. I giovani portano competenze digitali, capacità collaborative e uno sguardo più libero da vincoli. Quando sono messi nelle condizioni di incidere, propongono modelli organizzativi innovativi e strategie comunicative efficaci. Per favorire davvero la partecipazione servono, quindi, riconoscimento e fiducia: riconoscere pubblicamente l’importanza della loro presenza, l’essenzialità del loro contributo e della trasformazione che reclamano. Inoltre, è necessario e mettere a disposizione loro risorse e strumenti per sperimentare e anche sbagliare, dando tempi e opportunità che si concilino con le loro esigenze, aspirazioni, desideri, bisogni.

Incontro

di LUCREZIA FERRARA, già componente Young Advisory Board, Fondazione Compagnia San Paolo

Essere parte dello Young Advisory Board della Fondazione Compagnia di San Paolo è stato, per me, un percorso formativo e trasformativo. Ha significato confrontarmi con persone di età, competenze e sensibilità diverse, in un dialogo continuo che ha ampliato la mia prospettiva e la mia capacità di ascolto. Non sempre si era d’accordo, ma proprio nel confronto tra idee differenti nascevano proposte più solide e inclusive. Tra noi giovani diciamo spesso che ogni incontro “è un esercizio di democrazia”: una definizione che descrive bene il senso di questo spazio di lavoro condiviso. L’esperienza mi ha permesso anche di conoscere da vicino il funzionamento di una grande fondazione filantropica e di portare la voce delle nuove generazioni all’interno di processi decisionali reali. Per questo considero importante la scelta della Fondazione di investire tempo, risorse e fiducia in un organo consultivo giovanile: è un segnale di apertura e visione di lungo periodo, tutt’altro che scontato. Perché promuovere la partecipazione giovanile non significa solamente “ascoltare i giovani”. Significa invece riconoscere loro un ruolo attivo e non accessorio, coinvolgendoli in modo strutturato nei processi di progettazione e decisione. Non è solo ascolto, dunque, ma possibilità di incidere concretamente su strategie che riguardano il futuro di tutti. È un esercizio di cittadinanza attiva, condivisione di responsabilità e costruzione di uno spazio in cui generazioni e linguaggi diversi possano dialogare. La partecipazione è anche fiducia reciproca: delle istituzioni nel lasciare spazio e dei giovani nell’assumersi l’impegno di riempirlo con serietà e responsabilità. Sempre più enti stanno andando in questa direzione, riconoscendo che senza lo sguardo dei giovani si perde una parte essenziale di energia e prospettiva.

Rappresentanza

di GIUSEPPE PIERRO Capodipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale

Il termine “partecipazione” rappresenta l’impegno civile, la cittadinanza attiva, la presenza nella vita collettiva e la volontà di contribuire al benessere della comunità. È su questa dimensione che si concentra l’attività del Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale, impegnato a garantire l’accesso a spazi di partecipazione e assicurare opportunità che rendano i giovani protagonisti reali, e non solo osservatori, dei processi sociali. Negli ultimi anni il Dipartimento ha promosso forme innovative di ascolto e coinvolgimento, utilizzando in particolare la Carta Giovani Nazionale. Attraverso questionari mirati, migliaia di giovani hanno potuto esprimere esigenze, aspettative e criticità, offrendo un contributo concreto alla definizione di politiche più aderenti alla realtà. Il questionario sul disagio giovanile diffuso nel giugno 2024, a cui hanno risposto oltre trentamila ragazze e ragazzi, ha fornito indicazioni preziose che hanno portato all’avvio dell’avviso pubblico “RiGenerazioni”, un intervento dedicato a rafforzare inclusione, partecipazione e protagonismo giovanile, dotato di un finanziamento complessivo di 25 milioni di euro nell’ambito del programma promosso dal Ministro per lo Sport e i Giovani con il supporto di Sport e Salute Spa. Ad aprile 2025 la Carta Giovani Nazionale è stata nuovamente utilizzata per diffondere il questionario realizzato dalla Commissione europea nell’ambito del Dialogo dell’UE con i Giovani, dedicato proprio al tema della partecipazione in Europa. Con oltre 13mila contributi raccolti, l’Italia è risultata lo Stato membro con il livello più alto di partecipazione giovanile. Inoltre, il Dipartimento, attraverso il Servizio Civile Universale, offre ai giovani delle opportunità di crescita personale, formazione e partecipazione attiva alla società, promovendo inclusione e pari opportunità e coinvolgendo i giovani in progetti sociali, culturali e ambientali, rendendoli così protagonisti del cambiamento.

Spazi

di TOMMASO SALAROLI Cofondatore e amministratore delegato di Scomodo

Scomodo nasce nel 2016 a Roma dall’iniziativa di un gruppo di liceali che voleva reagire alla solitudine e al disinteresse diffusi tra i più giovani. L’obiettivo, allora come oggi, era creare luoghi reali di incontro, espressione e condivisione. Negli anni l’esperienza si è strutturata: ci siamo dati un’organizzazione, assunti responsabilità e costruito una comunità di oltre mille persone impegnate nell’apertura di grandi spazi pubblici dedicati alle nuove generazioni, nella produzione di contenuti editoriali multimediali e nella realizzazione di eventi aperti alle città. Gli spazi fisici sono il cuore del progetto. In un contesto in cui molti giovani si sentono isolati, avere redazioni e luoghi aperti, gratuiti e inclusivi dove incontrarsi, lavorare insieme o semplicemente stare, è diventato raro. Per questo riteniamo fondamentale continuare ad aprirne di nuovi e speriamo che Scomodo possa ispirare altre realtà a intraprendere percorsi simili. La rigenerazione urbana, però, incontra ostacoli significativi. La principale difficoltà riguarda l’acquisizione degli spazi da recuperare: nonostante in Italia esista un enorme patrimonio di edifici pubblici e privati abbandonati, ottenere strumenti, risorse e fiducia per riaprirli è spesso un percorso complesso. Per noi è chiaro che una comunità organizzata, una rete di partner solidi e una visione imprenditoriale orientata all’impatto siano condizioni necessarie per una rigenerazione davvero utile e non speculativa. Fin dall’inizio abbiamo creduto nel dialogo intergenerazionale: confrontarsi con chi è più grande o più giovane non è solo importante, ma può fare la differenza nella costruzione di idee e progetti condivisi. Durante la pandemia abbiamo ricevuto centinaia di messaggi da ragazze e ragazzi di tutta Italia che chiedevano di portare Scomodo nelle loro città. L’esigenza di stare insieme nello spazio reale non ha confini. E le soddisfazioni non mancano: a Empoli, un ragazzo di 17 anni ci ha detto “è tutta la vita che sogno di andarmene, se apriamo uno spazio qui, resto”. È in testimonianze così che ritroviamo il senso più profondo del nostro lavoro.

Voce

di CLARA MORELLI Autrice Will Media

La consapevolezza di poter incidere sulla realtà, di poter contribuire concretamente al dibattito pubblico e alla qualità della vita delle proprie comunità. Questa è partecipazione giovanile. Per farlo è importante informarsi con spirito critico, farsi domande, prendere posizione, abitare i luoghi, fisici e digitali, in cui si costruiscono idee, scelte e visioni per il futuro: dalle scuole alle piazze, dai social alle associazioni, dalle istituzioni locali ai gruppi informali. La partecipazione è un percorso di crescita collettiva e personale che permette di riconoscersi come cittadini attivi e come protagonisti del cambiamento, nonostante (e a volte proprio grazie) alla complessità del mondo. Per questo Will la promuove offrendo un’informazione chiara, accessibile e affidabile, senza semplificare o banalizzare. Traducendo temi complessi in un linguaggio diretto e comprensibile, Will aiuta i giovani a dare un senso a ciò che accade, a distinguere i fatti dalle opinioni e a costruire un proprio punto di vista informato. Attraverso i social, i podcast, i video, le newsletter e gli eventi dal vivo, Will crea luoghi di confronto in cui i giovani possono approfondire, dialogare e trovare strumenti per capire il mondo. Non solo canali di informazione, ma spazi di partecipazione, dove si incontrano idee, competenze e curiosità. Questo significa ridurre la distanza tra cittadini, istituzioni e processi decisionali, mostrando che il dibattito pubblico non è un’arena riservata agli esperti, ma un campo aperto in cui ciascuno può portare il proprio contributo. È così che l’informazione diventa un primo passo verso l’impegno: aiuta i giovani a sentirsi legittimati, preparati e motivati a partecipare. In questo senso, Will non invita solo a comprendere il presente, ma a immaginare il futuro: un futuro in cui i giovani non aspettano che le cose cambino, ma scelgono di essere parte del cambiamento.

Dalla rivista Fondazioni dicembre 2025