Intervista a Silvia Stilli, portavoce di AOI – Associazione delle organizzazioni italiane di solidarietà e cooperazione internazionale
Nell’attuale scenario globale segnato da disuguaglianze crescenti, conflitti, emergenze ambientali e crisi umanitarie, la cooperazione allo sviluppo dovrebbe rappresentare un pilastro fondamentale della politica estera italiana. Eppure, tra scarse risorse e mancanza di visione strategica il settore fatica a trovare il giusto riconoscimento nelle agende politiche nazionali. Abbiamo intervistato Silvia Stilli, portavoce di AOI – Associazione delle organizzazioni italiane di solidarietà e cooperazione internazionale, che ha fatto il punto sullo stato della cooperazione italiana a partire dalla recente approvazione del Documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo 2024-2026 e dal ruolo del Piano Mattei.
Quale ruolo ha la cooperazione allo sviluppo oggi nel nostro Paese? Quali dovrebbero essere le questioni prioritarie al centro dalle politiche di cooperazione allo sviluppo?
La L.125/2024 inquadra la cooperazione allo sviluppo dell’Italia come parte integrante della politica estera del nostro Paese, riconoscendone la centralità nella strategia alla base dell’azione internazionale. L’art. 1 indica come obiettivo prioritario la promozione di pace, giustizia e relazioni paritarie tra i popoli per un mondo senza povertà e disuguaglianze. Il contesto mondiale ci presenta l’aumento di conflitti diffusi e di crisi umanitarie, gravissime emergenze climatiche, aumento della fame, accesso precluso all’educazione, alle cure, alla vita sociale per tanta popolazione, soprattutto donne, minori, persone fragili: l’1% più ricco del mondo possiede più ricchezza del 99% restante. Non possono esserci pace, sicurezza, giustizia sociale, sviluppo sostenibile se non si investe nell’aiuto pubblico allo sviluppo e nella cooperazione internazionale di sistema. L’interconnessione tra le emergenze e le crisi sociali, economiche, finanziarie, politiche che colpiscono il mondo più povero e i problemi di “casa nostra”, non è percepita dall’opinione pubblica: l’aiuto allo sviluppo non è visto come uno strumento per gestire le crisi, prevenirle e migliorare il mondo.
“Non possono esserci pace, sicurezza, giustizia sociale, sviluppo sostenibile se non si investe nell’aiuto pubblico allo sviluppo e nella cooperazione internazionale di sistema”
È cambiato qualcosa negli ultimi anni? La pandemia, la crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina hanno contribuito a diffondere la consapevolezza che viviamo in una dimensione globale interdipendente?
Purtroppo no. La graduale riduzione di risorse nel budget dello Stato destinate all’aiuto pubblico allo sviluppo e la scelta di investire nelle spese militari penalizzano la cooperazione internazionale. In molti abbiamo visto nel lancio del Piano Mattei una speranza per aumentare l’impegno per la cooperazione internazionale in un’ottica di sistema e indirizzando le risorse verso i Paesi più poveri dell’Africa. Ma non conosciamo nuovi stanziamenti per il Piano: si attinge al Fondo Clima e al budget del MAECI, non emerge il quadro di regolamentazione formale del suo funzionamento. Le priorità per la cooperazione allo sviluppo sono quelle indicate dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite: la cancellazione di ogni forma di povertà e disuguaglianza e la costruzione di una partnership globale per lo sviluppo, partendo dalla valorizzazione delle comunità per un a vera ownership democratica.
In Italia c’è un’attenzione sufficiente rispetto l’educazione alla cittadinanza globale?
L’educazione alla cittadinanza globale è stato lo strumento principale della formazione di una coscienza solidale e della consapevolezza dell’interdipendenza in dimensione globale. Purtroppo, pur esistendo una Strategia Nazionale approvata, che indica anche il percorso di declinazione in Piani territoriali, non ha finanziamenti da più di 3 anni e non è inserita nei piani formativi.
“L’educazione alla cittadinanza globale è stato lo strumento principale della formazione di una coscienza solidale e della consapevolezza dell’interdipendenza in dimensione globale”
Cos’è AOI e perché creare una rete di Ong italiane?
AOI si è costituita nel 2001 a livello nazionale come Associazione delle Ong Italiane. Nel 2015 ha cambiato il nome, ridefinendo la sua costituency e la mission: Associazione delle Organizzazioni Italiane di solidarietà e cooperazione internazionale. L’Associazione vuole rispondere alle nuove sfide della solidarietà e della cooperazione allo sviluppo a livello globale, a partire dalla questione delle migrazioni, dei rifugiati in aumento per i conflitti e a causa delle conseguenze dei cambiamenti climatici. Il concetto stesso di cooperazione allo sviluppo si è trasformato: oggi non si tratta di trasferire competenze e fare azioni progettuali, ma essere attori efficaci della trasformazione verso un mondo più giusto e sostenibile per tutti.
Di cosa si occupano le organizzazioni riunite in AOI?
AOI ha scelto nel 2015 di essere la “casa” delle organizzazioni che intendono dare un contributo al cambiamento con le proprie attività e pratiche. Si va dal soccorso in mare delle persone in fuga da violenza, fame, guerre, alla promozione e diffusione della sostenibilità globale con le pratiche dell’economia civile e del fairtrade. Dall’accoglienza di migranti e rifugiati alla progettazione della cooperazione internazionale in tutti i campi. Dall’educazione alla cittadinanza globale e alla pace, fino alla tutela dei diritti umani e di chi li difende ed è perseguitato e a misure di contrasto alla violenza di genere e verso i minori. Il decreto legislativo 117/2017, istitutivo del Codice del Terzo Settore, evidenzia le caratteristiche del non profit italiano promuovendo nuovi processi di accountability delle organizzazioni, offrendo strade per dare maggiore valore e visibilità all’impatto delle loro azioni sulla società e le comunità e della loro efficacia e trasparenza.
“Il concetto stesso di cooperazione allo sviluppo si è trasformato: oggi non si tratta di trasferire competenze e fare azioni progettuali, ma essere attori efficaci della trasformazione verso un mondo più giusto e sostenibile per tutti “
E qual è il ruolo delle reti?
Le reti nazionali di Terzo settore hanno un compito di accompagnamento delle associate in questi processi e sono luogo di condivisione e sintesi di strategie di advocacy e lobbing abbinate alla formazione e allo stimolo per la co-programmazione e co-progettazione tra privato sociale e pubblico e nel dialogo con altri donor, a partire dal mondo delle Fondazioni. Le organizzazioni sociali di cooperazione internazionale insistono sulla centralità della coerenza tra le politiche, dal livello nazionale a quello europeo e mondiale, come unica possibilità per garantire l’efficacia delle stesse. La rete AOI, in stretta collaborazione con le altre reti di Terzo settore e all’interno del Forum Nazionale del Terzo Settore, vuole dare un contributo fattivo in questa direzione.
Nell’aprile 2025 è stato approvato il Documento triennale di programmazione e indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo 2024-26. Quali sono le sue valutazioni?
Nel nuovo Documento vi è maggiore completezza rispetto al passato delle informazioni e sono state apprezzate le schede specifiche allegate su temi e attività importanti. Sono state accolte gran parte delle osservazioni e delle integrazioni inoltrate alla DGCS dai soggetti che compongono il Consiglio Nazionale della Cooperazione allo Sviluppo nelle fasi di consultazione per la compilazione del Documento. Critico resta il punto dei dati accorpati che non permettono di comprendere con certezza i canali finanziati con la programmazione e manca un rendiconto della gestione del triennio precedente che possa permettere una comparazione. Il Documento è stato approvato a metà ormai del triennio. La programmazione annuale soffre le conseguenze di questo ritardo e sappiamo quanto sia legata alle risorse finanziarie disponibili nella legge di bilancio. Va trovata una strada differente per allineare le tempistiche della presentazione del rendiconto e l’attività di programmazione pluriennale strategica e finanziaria, perché impatto ed efficacia siano valutabili. Il Documento sottolinea la centralità della cooperazione internazionale nella politica estera italiana e in un quadro di coerenza complessiva delle politiche e inserisce il Piano Mattei dentro il percorso della L.125/2014, facendo capire che questa iniziativa strategica rafforzerà l’aiuto pubblico allo sviluppo. Ma tutto ancora è da verificare.
Dalla rivista Fondazioni aprile – giugno 2025