Contributo di Generazione T per il sito di Fondazioni
Dall’accesso ai bandi alle dinamiche decisionali, le opportunità pensate per i giovani rischiano spesso di rimanere fuori dalla loro portata. I linguaggi istituzionali, i tempi della progettazione, la frammentazione delle reti di accesso finiscono per escludere proprio quei destinatari che si vorrebbe coinvolgere. Eppure, in molte realtà locali, soprattutto nei contesti più marginali, cresce una domanda implicita di protagonismo, ascolto e partecipazione attiva.
Nel frattempo, anche le fondazioni stanno affrontando una trasformazione. Sempre più spesso si interrogano su come costruire alleanze che non si esauriscano nella logica del finanziamento a pioggia, ma che accompagnino processi di impatto e inclusione. La sfida è duplice: da un lato rafforzare la relazione con le nuove generazioni, dall’altro sostenere quei soggetti intermedi del terzo settore, associazioni, imprese sociali, reti civiche, che possono agire da ponte tra la progettazione e i territori.
È in questo spazio, tra distanza percepita e desiderio di attivazione, che alcune esperienze stanno aprendo strade nuove. Una di queste è quella di Generazione T, impresa sociale umbra che dal 2021 lavora con i giovani nei comuni dell’Italia centrale. Qui, dove l’isolamento geografico spesso si somma a quello sociale, l’organizzazione ha scommesso sulla capacità dei ragazzi e delle ragazze di diventare protagonisti del cambiamento, attraverso strumenti concreti e relazioni solide con istituzioni, realtà private, cittadinanza e fondazioni.
È proprio sul rapporto con le fondazioni che si gioca oggi una sfida chiave per l’impresa sociale: costruire alleanze strategiche capaci di durare nel tempo, aprendo canali di dialogo tra generazioni e promuovendo nuove forme di partecipazione civica. In questo percorso, due esperienze hanno segnato un punto di svolta: quella con la Fondazione Musei Senesi e quella con la Fondazione Monte dei Paschi di Siena.

Il valore della partecipazione: il Consiglio dei Giovani con Fondazione Monte dei Paschi
Con Fondazione Monte dei Paschi di Siena l’incontro avviene in un contesto informale, ma da subito emerge una volontà comune: rompere la logica paternalistica tipica di molti meccanismi filantropici e creare nuovi spazi di ascolto, davvero aperti ai giovani.
“Ci siamo accorti che spesso i bandi per i giovani non arrivano mai davvero ai giovani – spiega Ginevra Denei, referente per Generazione T nel progetto – perché non esistono i canali giusti. Fondazione MPS, da questo punto di vista, ha voluto sperimentare qualcosa di diverso, e ci ha chiesto come coinvolgere attivamente i ragazzi nel processo decisionale”.
Nasce così prima “Uno sguardo giovane”, rivolto alle associazioni universitarie, poi il “Consiglio dei Giovani”, un organo consultivo che oggi coinvolge 16 ragazze e ragazzi tra i 16 e i 30 anni, rappresentativi di una comunità ampia e diversificata. Il Consiglio si riunisce in plenaria quattro volte l’anno, elabora proposte progettuali, stila cronoprogrammi e budget, e discute direttamente con la Fondazione. Non solo: partecipa a tavoli con l’Università di Siena e altri attori istituzionali.
Questa logica scardina il paradigma che vede le proposte calate dall’alto, perché si fonda sulla necessità del coinvolgimento giovanile in un tavolo capace di prendere le decisioni giuste: sono i giovani a spendersi per primi nella raccolta delle proprie necessità e nella progettazione che colloca idee e risorse in programmi condivisi. Un ribaltamento che accoglie l’idea alla base di ogni attività di Generazione T: i giovani sono prima di tutto una risorsa e la cessione di potere deve diventare un approccio programmatico per chiunque abbia davvero a cuore la questione giovanile.
La cultura come spazio di accesso e attivazione: l’esperienza con Fondazione Musei Senesi
Con Fondazione Musei Senesi, il primo incontro avviene nel 2024, in occasione di una riunione promossa da Patto Vato, un tavolo interistituzionale, per lavorare alla mappatura e al rafforzamento dell’offerta culturale nei musei del territorio. Da lì, inizia una collaborazione che prende forma attorno a un progetto tanto semplice quanto prezioso: visitare oltre quaranta musei tra Trasimeno e Orvietano, somministrare un questionario definito insieme ai partner, raccogliere dati e suggestioni non solo su strutture, collezioni e iniziative, ma soprattutto su un indicatore nuovo: l’accessibilità intergenerazionale.
Quanto è attrattiva oggi l’offerta museale per un giovane? Che spazi di fruizione e partecipazione offre? Le risposte, restituite in un report redatto tra settembre e novembre, hanno aperto un dialogo continuativo tra Generazione T e la Fondazione Musei Senesi, sfociato in un secondo progetto, tuttora in corso: “Gioventour”.
“Gioventour” nasce con l’obiettivo di rendere i musei spazi attivi, partecipati, non convenzionali. Dopo una call to action, sono stati selezionati dieci giovani che, affiancati dal team di Generazione T, stanno co-progettando eventi culturali pensati per coinvolgere i loro coetanei. Il processo è articolato: prima la somministrazione di un questionario per raccogliere spunti, poi la fase di progettazione condivisa degli eventi, infine la loro realizzazione nei musei della rete della Fondazione Musei Senesi. L’obiettivo è duplice: aprire nuovi spazi di espressione e dare strumenti replicabili ad altre realtà territoriali. Il progetto si concluderà nel 2026, ma la collaborazione è destinata a proseguire.
“La nostra forza – racconta Anna Leone, referente per Generazione T nel progetto – è essere una realtà a metà strada tra il pubblico e il privato, capace di dialogare in modo fluido con i giovani e con le istituzioni. In questo, possiamo essere un alleato prezioso per le fondazioni che vogliono lavorare con e per le nuove generazioni, anche cercando e scrivendo insieme bandi che possano convogliare risorse nei territori”.
“Questa logica scardina il paradigma che vede le proposte calate dall’alto, perché si fonda sulla necessità del coinvolgimento giovanile in un tavolo capace di prendere le decisioni giuste: sono i giovani a spendersi per primi nella raccolta delle proprie necessità e nella progettazione che colloca idee e risorse in programmi condivisi…”
Un modello replicabile
Le due esperienze raccontano di un modello che funziona. Un modello che si fonda su ascolto, fiducia e co-progettazione. Un modello in cui le fondazioni non calano progetti dall’alto, ma si mettono in gioco come partner, disposte ad aprire spazi di autonomia e sperimentazione.
Generazione T, dal canto suo, offre una struttura agile e un radicamento reale. Conosce il linguaggio dei giovani, i loro bisogni, le potenzialità inespresse. E sa trasformarli in azione. L’obiettivo è chiaro: costruire insieme percorsi che mettano al centro i giovani, i territori, le comunità. Concreti, misurabili, condivisi. Perché, come dimostrano i progetti realizzati finora, i giovani non sono solo beneficiari: sono protagonisti. Basta dar loro fiducia.