Intervista a Davide Nanna, Fondatore di Cammini d’Italia
«Penso spesso a chi viene in Italia per vedere in pochi giorni Roma, Firenze e Venezia e poi ripartire. Gli direi: “Ti sei perso tutto quello che c’è in mezzo!”. E quello che sta in mezzo è proprio l’Italia». Queste le parole di Davide Nanna, fondatore di Cammini d’Italia, una startup nata nel 2023 per promuovere il turismo lento, valorizzando i cammini e i territori che attraversano a 360 gradi. L’abbiamo intervistato.
Cos’è Cammini d’Italia?
Cammini d’Italia nasce nel 2017 da una mia idea, o meglio, da una mia disavventura. Da assoluto principiante, sono partito per percorrere la “Via degli Dèi”, il cammino di circa 130 chilometri che collega Bologna e Firenze, e ho commesso tutti gli errori che un camminatore alle prime armi può commettere: abbigliamento, scarpe, attrezzatura, organizzazione del viaggio. Un vero disastro che mi permise però di scoprire il senso profondo dei cammini: rallentare, staccare la spina dalla routine quotidiana, conoscere altri camminatori. Da quest’esperienza è nata una nuova passione, che poi si è trasformata in un lavoro. Cominciando a cercare, mi sono reso conto che in Italia esistevano tantissimi cammini, quello che mancava era uno spazio in cui aggregarli e raccogliere suggerimenti e avvertenze da chi li aveva già percorsi. Inizialmente è nata una semplice pagina Facebook, negli anni il progetto è cresciuto sempre di più fino ad arrivare al 2023, dove insieme ai miei soci Francesco Boggi e Vincenzo Caruso abbiamo fondato la startup Cammini d’Italia, che oggi è ormai un’azienda di promozione turistica verticale sul mondo del turismo lento, con un sito web e una specifica app.
L’app è gratuita sia per i lettori che per i promotori dei cammini?
È gratuita per tutti. Vogliamo che non ci siano barriere all’ingresso, che potrebbero finire per privilegiare cammini già attivi da tempo, a scapito di quelli inaugurati più recentemente. Quando dobbiamo censire un nuovo cammino, valutiamo alcune caratteristiche di base e poi stringiamo un “patto” con l’ente gestore: noi lo inseriamo sul portale e loro si impegnano ad aggiornare costantemente le informazioni. La sostenibilità economica dell’impresa si deve ai servizi di promozione per gli enti gestori dei cammini: piani editoriali o digitali, docufilm, organizzazione di eventi e progettualità legate alla promozione di un cammino o dei territori attraversati.
Cos’è il “turismo lento”?
È l’opposto del turismo “mordi e fuggi”. Penso spesso a chi viene in Italia per vedere in pochi giorni Roma, Firenze e Venezia e poi ripartire. Gli direi: “Ti sei perso tutto quello che c’è nel mezzo!”. E quello che c’è nel mezzo è proprio l’Italia! Perché la caratteristica principale del nostro Paese, oltre alle città d’arte, è proprio un territorio costellato di piccoli centri, poco distanti tra loro, con un’estrema varietà di paesaggi, culture e tradizioni che convivono a pochi chilometri di distanza.
“La caratteristica principale del nostro Paese, oltre alle città d’arte, è proprio un territorio costellato di piccoli centri, poco distanti tra loro, con un’estrema varietà di paesaggi, culture e tradizioni che convivono a pochi chilometri di distanza”
Come spiega l’attuale grande attenzione di cui godono i cammini?
Credo che sia la risposta a un bisogno della nostra società. Oggi viviamo in un’epoca dove tutti i ritmi sono accelerati, non solo a livello lavorativo. In contrapposizione a tutto questo, spesso si cerca una via di fuga, un’alternativa, una connessione con la natura e un modo per rallentare il proprio ritmo. Lo si fa andando a piedi, in bicicletta, a cavallo, qualsiasi modo che permetta di immergersi appieno nella natura e di sperimentare nuove forme di ospitalità.
Perché, pur avendo a disposizione tanti modi più comodi per spostarci, stiamo tornando a camminare?
Ci sono infinite motivazioni che portano a scegliere questo tipo di esperienza. Alcuni hanno un approccio religioso-spirituale e percorrono i sentieri degli antichi pellegrinaggi che univano alcuni luoghi di culto. Altri hanno un approccio spirituale-introspettivo. Per altri ancora il cammino è una “vacanza esperienziale”, ovvero non è un viaggio organizzato, ma un’avventura che prende in considerazione l’eventualità degli imprevisti, come gli incontri inaspettati o le intemperie. C’è anche chi affronta i cammini come un’attività sportiva, chi lo fa per interesse culturale, chi per scoprire antichi sapori e tradizioni…
Come nasce un cammino?
Lo scenario è molto variegato. Può nascere per iniziativa di associazioni, fondazioni, organizzazioni senza scopo di lucro che si costituiscono proprio con l’intento di promuovere una “destinazione”, ma anche start up o soggetti pubblici. Non è necessario ricalcare un’antica strada ma l’importante è che si tratti di percorso per andare dal punto A al punto B, perché quello che conta è ciò che si trova nel mezzo: il patrimonio immateriale e paesaggistico che attraversa. Un cammino nasce infatti per promuovere il patrimonio culturale, naturale, eno-gastronomico, religioso, spirituale…
“Il cammino è una “vacanza esperienziale”, ovvero non è un viaggio organizzato, ma un’avventura che prende in considerazione l’eventualità degli imprevisti, come gli incontri inaspettati o le intemperie”
Una volta che un cammino è stato istituito, chi si occupa della sua manutenzione?
I cammini si sviluppano lungo sentieri pubblici e privati, poi ci sono anche i sentieri Cai (Club Alpino Italiano). Tanti sono dunque i soggetti che si occupano della manutenzione, spesso con l’aiuto fondamentale dei volontari. Ma i principali manutentori di un cammino sono i camminanti: più un cammino viene percorso, più si fa manutenzione ordinaria, perché il miglior diserbante su un sentiero sono gli scarponi di chi lo calpesta. C’è inoltre una questione “culturale”, che è quella del rispetto del bene comune. Alcuni di questi luoghi, lontani dai centri abitati, corrono costantemente il rischio essere trasformati in discariche a cielo aperto. Infatti, se da un lato ci sono associazioni di cittadini che tutelano il paesaggio e ne promuovono la fruizione, contemporaneamente ci sono cittadini che considerano un bene di tutti come uno spazio di nessuno, trasformandoli in discariche abusive e vanificando il lavoro degli altri. I camminanti, dunque, contribuiscono al lavoro delle associazioni di cittadini di tutela del paesaggio e promozione della fruizione, proteggendo i luoghi da questi rischi.
Tra i tanti cammini percorsi, a quale è rimasto più legato?
Ce ne sono tantissimi. Quello che ho percorso più recentemente è il “Cammino dei borghi silenti”: si tratta di un cammino nell’Umbria meridionale, che incontra piccoli borghi, qualcuno ha appena 5 o 10 abitanti. Si tratta di un’area della regione lontana dalle tradizionali mete turistiche. Qui, un giovane under 40 ha avuto l’idea di tracciare un cammino insolito, collegando comuni che sono stati investiti da un terribile spopolamento. L’intuizione è stata lungimirante. Oggi questi sentieri richiamano circa 15mila persone all’anno. Questo ha rivitalizzato i borghi lungo il cammino, offrendo opportunità lavorative agli abitanti e ai giovani che decidono di stabilircisi.
“I camminanti contribuiscono al lavoro delle associazioni di cittadini di tutela del paesaggio e promozione della fruizione, proteggendo i luoghi da questi rischi”
Cosa significa per le aree marginali essere attraversate da un numero crescente di “camminatori”? Non corriamo il rischio di spostare nelle aree interne i difetti del turismo delle città d’arte?
È un tema di cui si parla molto ma io non credo che possa verificarsi il fenomeno dell’overtourism come nelle grandi città, perché i cammini sono un patrimonio diffuso e sono legati a persone in movimento che quindi non mettono a repentaglio il funzionamento dei servizi locali. Le criticità che stanno emergendo sui sentieri in montagna sono più legate a una specifica categoria di viaggiatori che potremmo definire “turisti” e non camminatori, che non condividono affatto lo spirito e l’obiettivo caratteristici di chi decide di percorrere un cammino.
Dalla rivista Fondazioni settembre – dicembre 2024