Nel Gran Sasso Velino un “cammino narrante” ha restituito la voce alle persone che vivono nelle aree interne, risvegliando il senso di comunità del territorio. L’iniziativa nasce dal sostegno di Fondazione Carispaq.
A conclusione di questo numero, abbiamo compreso che un cammino non è solo un percorso a tappe che si attraversa con le scarpe da trekking o in bicicletta, ma è un valido strumento di sviluppo territoriale il cui fine non è solo far conoscere i luoghi e attrarre persone, ma anche, e soprattutto, prendersi cura di quei luoghi e delle persone che li abitano. Per questo, il progetto che abbiamo deciso di raccontare in questo numero non corrisponde a un cammino tradizionalmente inteso; si tratta invece di un percorso narrativo che ha posto, sì, su un’unica linea, 15 piccoli borghi dell’entroterra abruzzese, in provincia de l’Aquila, ma lo ha fatto attraverso la narrazione dei volti e delle storie degli abitanti che li tengono in vita. Non viene dunque consegnato un testimonium e non serve scaricare le mappe GPS o avere un zaino buono, ma lo consideriamo comunque un cammino, un “cammino narrante”, perché ha dato nuova linfa ai borghi, li ha uniti e ha innescato un processo di sviluppo del territorio, oltre a farli conoscere all’esterno.
Si chiama “Paesi narranti – A passi di vita” e nasce con l’obiettivo di dare parola e permettere di raccontarsi alle tanto citate e studiate aree interne, che troppo spesso vengono romanticizzate e svuotate del loro valore intrinseco da immaginari stereotipati, creati spesso da chi, quei luoghi, non li vive. Come afferma Filomena Spagnoli, co-ideatrice e responsabile dell’iniziativa e referente alla progettazione della cooperativa Il Bosso, che ha promosso e realizzato il progetto, «le persone si sono sentite protagoniste, ma non di una fiction. Si sono sentite protagoniste con le loro vite».
Siamo andati nel cuore dell’Abruzzo, a Navelli, in provincia de L’Aquila. Da lì abbiamo percorso alcune delle tappe di questo cammino narrante accompagnati da Paolo Setta, co-ideatore e responsabile del progetto e direttore della cooperativa Il Bosso, realtà che da venticinque anni lavora sul territorio portando avanti, con grande risolutezza, un percorso di promozione e valorizzazione del territorio che va dal Gran Sasso alla Costa dei Trabocchi, passando dalla Maiella e dal Tirino. Non a caso il nome “Il Bosso”, con il quale è noto il buxus sempervirens, una pianta sempreverde tipica della valle del Tirino.
La cooperativa, oltre a creare nuove opportunità occupazionali per gli abitanti, ha avviato attività turistiche ma, come Paolo Setta tiene a sottolineare «non siamo commercianti del turismo, siamo professionisti di un turismo che rispetta i luoghi e le comunità e che crea valore sia per chi li abita che per coloro che vengono a scoprirli». Con la stessa passione, senso di responsabilità e rispetto per i propri luoghi nasce il progetto “Paesi narranti – A passi di vita”, sostenuto ai primordi da Fondazione Carispaq, nell’ambito del bando “Turismo esperienziale”. «Abbiamo scelto questo progetto per il format originale nel raccontare il territorio – afferma il direttore della Fondazione David Iagnemma – coinvolgendo non solo i viaggiatori, ma anche gli abitanti, che si sono riscoperti orgogliosamente attori protagonisti di paesi ricchi di storia e bellezza».
“Paesi narranti racconta le vite di chi ha scelto di restare,
di chi ha trovato un nuovo inizio e di chi è tornato alle proprie origini,
conservando l’autenticità dei volti, delle parole e dei racconti”
In questa prima edizione, il progetto prevedeva un ciclo di eventi in sei diversi paesi, con trekking urbani e naturalistici, degustazioni di prodotti tipici e concerti in collaborazione con Paesaggi sonori, che propone musica in sintonia con l’ambiente naturale e, infine, letture in piazza su curiosità e storie dei luoghi. Il progetto ha avuto grande seguito e partecipazione, anche e soprattutto dagli abitanti di tutti i paesi coinvolti, che si sono incontrati, conosciuti e riconosciuti. L’obiettivo era stato raggiunto: creare dei ponti tra le comunità. Nonostante la conclusione del progetto, l’idea all’interno del gruppo Il Bosso continuava a fermentare, fino a trovare una nuova possibilità di evoluzione all’interno del più ampio “Progetto Astri”, sostenuto dal Gruppo di Azione Locale – Gran Sasso Velino. Da sei, i paesi narranti sono diventati quindici, costituendo le tappe di un rinnovato cammino narrante, diventato anche una docuserie. Con un accurato lavoro cinematografico, la docuserie racconta le vite di chi ha scelto di restare, di chi ha trovato un nuovo inizio e di chi è tornato alle proprie origini, con la scelta di conservare quanto più possibile l’autenticità dei volti, delle parole e dei racconti. Per questo la mirata scelta del bianco e nero, per far emergere l’essenza delle storie senza il rischio di edulcorarle o romanzarle. Con Paolo Setta raggiungiamo Barisciano come prima tappa, dove ci accoglie Rachel Glew in un soggiorno con un piccolo tavolo e una sedia di fronte a una pittoresca finestra affacciata sulle pendici di un colle alberato. Sei anni fa, Rachel, da Letchworth Garden City, una cittadina vicino Londra, si è trasferita a Barisciano.
Una personal trainer dai ritmi di lavoro molto serrati, sempre in viaggio e negli angoli più disparati del mondo, decide di iniziare una nuova vita in un piccolo paese di circa 1.700 abitanti. «Perché?» le chiediamo, «perché avevo bisogno di fermarmi, di sentirmi parte di una comunità, di ritrovare la convivialità e il rapporto con le persone e con la natura».
Con il suo forte accento inglese, confida che «essere una delle protagonista di questo cammino narrante mi ha dato grande fiducia e mi ha confermato di essere considerata parte integrante della comunità». Ora sta studiando per diventare una guida naturalistica e trovare il suo modo di partecipare alla vita del territorio.
La salutiamo in direzione di Santo Stefano di Sessanio, per raggiungere la bottega di Valeria Gallese, che da Avezzano è arrivata quindici anni fa in quelle zone come studentessa di veterinaria, per analizzare l’allevamento delle pecore. Oltre a innamorarsi del Gran Sasso, decide di rimanere e di concentrarsi sulla tosatura, la lavorazione e la trasformazione in filato della lana, ancora poco valorizzata. Così è rimasta e non è più andata via. Con grandi sforzi ha avviato la propria produzione, fino a creare una bella rete che oggi funziona e produce lana di qualità, che rappresenta l’identità di quel territorio, senza farsi contaminare dal mercato del filato sintetico e dal guadagno veloce. «Qui, lavorare – ci spiega – è vivere e far vivere questi posti. Per noi questo non è solo il luogo in cui lavoriamo è il luogo in cui viviamo e diamo vitalità al paese». Parla al plurale perché si sente uno degli anelli della comunità dei produttori locali: «Io dico sempre: fin quando tutti campano bene qui, anche io vuol dire che sto forte».
La salutiamo e ci dirigiamo verso la prossima tappa, Castel del Monte, dove ci aspettano Alessandro e Marinella Perini, due produttori di salumi e formaggi. Ci troviamo a Campo Imperatore, un altopiano dove la tradizionale cultura della transumanza e le relative produzioni casearie, come il tipico Canestrato di Castel del Monte, sono divenute presidio Slow Food e i produttori, come i coniugi Perini, sono raccolti in un Consorzio di tutela. Un allevamento etico il loro, che rispetta gli animali e il loro ritmi di crescita, trasformando i prodotti senza l’uso di conservanti o altri additivi. La giovane coppia, così orgogliosa e appassionata del proprio lavoro, ha scelto volutamente di continuare solo con la vendita diretta, mantenendo una produzione locale di altissima qualità. «È facile trasferirsi in città e cedere alle logiche del mercato – affermano –. Noi invece restiamo, piccoli ma restiamo, con coraggio e determinazione».
“Non si tratta solo di un’iniziativa di mera promozione turistica e folcloristica;
questo cammino narrativo ha portato a un fatto epocale: 15 sindaci si sono incontrati e, seduti allo stesso tavolo,
stanno dando vita a un nuovo progetto territoriale comune”
Riprendiamo il cammino: «Qui si fa la resistenza sociale. Chi vive qui non lo fa per interessi o per arricchirsi, lo fa perché non vuole abbandonare questi posti, nonostante le intemperie, lo spopolamento e i disastri naturali. Queste sono le storie che abbiamo voluto raccontare in questo progetto». Le parole di Paolo Setta sono così forti e sentite che risuonano fino alla nostra prossima tappa, Ofena, dove tre anni fa è stata riattivata una scuola di calcio, dopo circa un decennio di totale mancanza di attività sportiva per bambini e ragazzi. «I ragazzi giocavano sempre a pallone in piazza e allora abbiamo pensato di proporre al sindaco di riattivare il campo di calcio, per dare loro uno spazio dove incontrarsi e fare sport», ci racconta il presidente della ASD Ofena Calcio, Christian Morelli. Mentre parliamo cominciano ad arrivare tanti ragazzi e ragazze di diverse età, il presidente li saluta per nome uno per uno, e il campo piano piano si anima alla luce del tramonto che illumina le montagne circostanti. «Questo non è solo un campo di calcio – continua – è tanto altro: un presidio educativo, un punto di incontro, una piazza comune, che ha fatto conoscere ragazzi e famiglie di tutti i paesi circostanti». Il mister Moreno Sablone, con emozione, ci racconta la soddisfazione di vedere i ragazzi trasformarsi nel corso di questi tre anni, trovando un luogo accogliente dove stare in compagnia, imparare a socializzare e sentirsi parte di un gruppo. Ciò che accomuna tutte queste storie è l’incredibile risonanza che delle iniziative e attività apparentemente “piccole” possono avere.
Ce lo conferma il sindaco di Navelli, Paolo Federico, nonché presidente del GAL – Gruppo di Azione Locale: «Paesi narranti ha portato a un fatto epocale in queste zone: 15 sindaci si sono incontrati e si sono seduti allo stesso tavolo per realizzare e dare seguito a questa esperienza». Da questo tavolo è stato registrato il marchio dei Paesi narranti, con l’obiettivo ulteriore di mettere a sistema un’entità giuridica costituita da una rete che coinvolga tutti e 15 i comuni, supportati dalla cooperativa Il Bosso e dal GAL. I cammini, dunque, non sono fatti solo di sentieri e tappe, sono fatti anche di persone e di storie. I passi che si percorrono sono anche passi di vita. Non si tratta di un’iniziativa di promozione turistica e folcloristica, si tratta di un progetto che ha ridato nome, voce e dignità alle persone che con tenacia tengono in vita questi luoghi. E, dalla riappropriazione della propria storia territoriale, ha acceso l’urgenza di mettersi insieme e ha portato ad avviare un progetto territoriale comune, «facendoci sentire – come ci ha detto Mirella – che il territorio c’è, che è reale, che è vivo».
Non solo una docuserie
Il progetto “Paesi narranti – A passi di vita” rientra in un’ampia iniziativa, il Progetto ASTRI – Agricoltura Sociale, Turismo e Rinascita, promosso dal Gruppo Azione Locale- Gran Sasso Velino e finalizzato a raccontare il territorio senza filtri, indagandone opportunità e punti critici con un occhio sempre rivolto all’arte nascosta tra le pieghe delle vite comuni. I 15 comuni coinvolti sono: Barisciano, Calascio e Rocca Calascio, Capestrano, Caporciano, Carapelle Castelvecchio Calvisio, Castel del Monte, Collepietro, Navelli, Ofena, Prata d’Ansidonia, Santo Stefano di Sessanio, San Benedetto in Perillis, San Pio delle Camere, Tussio, Villa Santa Lucia, Navelli. Oltre al cammino narrativo e alla realizzazione della docuserie, il progetto prevede: attività di educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile nelle scuole; un rubrica online dedicata alla cucina dei Paesi Narranti per raccontare le pieghe nascoste dei piccoli posti, le tradizioni e le abitudini quotidiane di chi, senza fretta, vive a contatto con la terra e con i suoi frutti; un ciclo di 10 workshop per sensibilizzare all’importanza della riscoperta di professioni che potrebbero rappresentare il futuro di queste aree interne, e dare una seconda opportunità a chi vive in condizioni di difficoltà; un piano di marketing territoriale per promuovere la destinazione turistica dei Paesi Narranti, come una destinazione fatta di luoghi e di persone; l’avvio del Cinefestival dei Paesi Narranti, un festival di cortometraggi con concorso annesso, con l’obiettivo di celebrare e raccontare i paesi del territorio attraverso opere cinematografiche, attraendo professionisti e appassionati di cinema nei territori del Gran Sasso Velino. L’edizione 2024, che è stata l’occasione per raccontare il progetto e le attività avviate, ha visto la partecipazione di numerosi relatori, testimoni e ospiti, con la conduzione di Federico Quaranta. L’obiettivo è di rendere il festival un appuntamento annuale fisso.
Dalla rivista Fondazioni settembre – dicembre 2024