In una fase di incertezza e di poli-crisi come quella che stiamo attraversando, la coesione sociale è un bene prezioso e da consolidare: ecco perché (e come) le comunità, per una Fondazione di origine Bancaria, rappresentano al tempo stesso origine e destinazione del proprio essere e del proprio agire
Dall’editoriale di Giorgio Righetti per Itinerari Previdenziali
“Comunità: insiemi plurali” è il titolo del prossimo Congresso Acri che si terrà a Gorizia il 12 e 13 giugno dell’anno venturo, in collaborazione con la Fondazione della città. E sul concetto di comunità, Itinerari Previdenziali ha voluto incentrare, con grande soddisfazione di Acri, l’incontro annuale 2024 dedicato alle Fondazioni, in un percorso di avvicinamento al Congresso dell’Associazione che si articolerà in numerose tappe declinate in una molteplicità di forme espressive.
Ma perché parlare ancora di comunità, quando l’uso e forse l’abuso che se ne è fatto negli ultimi decenni rischia di svilirne il significato?
Semplicemente perché la comunità, o meglio, le comunità esistono, a prescindere dal fatto che se ne parli o meno e hanno propri elementi distintivi e identitari. E sono, al tempo stesso, insiemi che si intersecano e sottoinsiemi di insiemi via via più vasti fino a ricomprendere, idealmente, l’intera cittadinanza globale. Sono tessere, anche minute, di un mosaico vastissimo la cui singola tessera e l’immagine che ne scaturisce possono essere di una sconfinata bellezza o di una mediocrità disarmante. Tutto dipende da quali sono i valori su cui le comunità si incardinano.
Se desideriamo che le singole tessere e l’intero mosaico siano di sconfinata bellezza, è pertanto necessario che le comunità siano nutrite di valori positivi, che le facciano crescere sane, robuste, attraenti e inclusive: partecipazione, coesione, inclusione, uguaglianza, solidarietà. Ed è necessario che lo sviluppo nel tempo di una comunità coniughi, in modo armonico e duraturo, tre dimensioni fondamentali su cui la comunità stessa si incardina: quella economica, quella sociale e quella culturale. L’equilibrio tra queste tre dimensioni è condizione per uno sviluppo equo e sostenibile, in grado cioè di garantire il benessere delle presenti e delle future generazioni, senza portare nocumento ad alcuno. Oltre che complesso di per sé, questo equilibrio è di sovente minacciato dai continui e repentini mutamenti del contesto di riferimento, sia sul piano locale, sia su quello nazionale e internazionale, che, negli ultimi anni, sembrano dipanarsi senza soluzione di continuità. Proprio per questo è necessario che tutte le forze attive della comunità cooperino affinché quei valori positivi e quel processo armonico di sviluppo siano in grado di affrontare le criticità nelle quali inevitabilmente si imbatte per ritrovare, di volta in volta, un nuovo e più virtuoso punto di equilibrio.
La comunità, per una Fondazione di origine Bancaria, è al tempo stesso origine e destinazione del proprio essere e del proprio agire. Dalla comunità traggono origine le risorse di cui una Fondazione dispone e le “intelligenze” che la guidano, e allo sviluppo della comunità sono destinate le azioni che la stessa mette in campo. Ma ancora di più, e sempre di più, nel percorso evolutivo delle Fondazioni, esse sono divenute compagne di viaggio delle comunità stesse, in un cammino simbiotico in cui i destini di entrambe sono inscindibilmente collegati e uniti. Non tanto, quindi, un’azione per la comunità, ma piuttosto un’azione con la comunità, insieme alla quale si condividono analisi, strategia e risorse, nell’esclusivo interesse di un bene comune superiore. Questa convinzione, tanto per intenderci, è stata alla base della trasformazione del nome di “Fondazione per il Sud” in “Fondazione con il Sud”: una differenza lessicale, che ne sottende una sostanziale di importanza vitale.
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