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Una questione di umanità | Massimo Temporelli

Testimonianza di Massimo Temporelli
per Fondazioni dicembre 2023

Massimo Temporelli è un fisico e da 25 anni si occupa di diffusione della cultura scientifica, tecnologica e dell’innovazione. Lo fa nelle aule universitarie, sul web, nei musei, nell’editoria, in radio, in televisione, nelle aziende e nei FabLab. Le sue attività si focalizzano soprattutto sul rapporto uomo/tecnologia, con tutte le ripercussioni sociali e antropologiche che questo rapporto comporta e comporterà.

L’essere umano è fatto di biologia e tecnologia; non possiamo scollegare la nostra specie dalla tecnologia che ha realizzato. Non siamo fatti per stare al vertice della catena alimentare, non siamo i più forti, i più veloci, i più grandi, eppure, grazie al nostro rapporto con la tecnologia, abbiamo superato il nostro status di prede e compensato le nostre mancanze biologiche. Tutto questo parte da un presupposto: l’homo sapiens ha rotto le regole naturali, ha disobbedito alla natura. La cacciata dall’Eden è causata della tecnologia che ci potenzia, che ci cambia come specie e non ci rende più soggetti alla selezione naturale. Questa disobbedienza può sembrare diabolica, ma non c’è niente di peccaminoso, anzi. L’homo sapiens ha cominciato questa azione in maniera inconsapevole con l’obiettivo di migliorare la propria condizione, per questo è impossibile discernere cosa nell’umanità ci sia di “naturale” e cosa di “artificiale”. Abbiamo la sensazione di non essere animali, eppure ci pensiamo parte della natura: è contraddittorio. Ogni nostra azione è accompagnata dalla tecnologia, ogni volta che produciamo una nuova tecnologia disobbediamo di nuovo alla natura. Oggi, per esempio, pensiamo di delegare alcune funzioni intellettuali all’intelligenza artificiale, un’ulteriore rivoluzione, un’altra transizione. Questa trasformazione, però, è culturale mediante il digitale. Il centro del discorso è la trasformazione, non il digitale. Quello che il digitale e le nuove tecnologie hanno cambiato è stato il nostro modo di vivere, lavorare, spostarci, dialogare.

“La tecnologia non è neutra, dobbiamo intervenire, coprogettare e non lasciare che sia appannaggio solo di chi la sviluppa. Un filosofo ha competenze diverse da quelle di un fisico o di un ingegnere: perché non possono lavorare insieme per lo sviluppo di nuove tecnologie?”

Ci ha cambiato come esseri umani. Per questo è fondamentale che sulla tecnologia sia attiva una discussione continua e che includa filosofi, sociologi, antropologi e non solo tecnici o ingegneri. Questa discussione non deve avvenire solo dopo che la tecnologia è entrata nelle nostre vite: dobbiamo accompagnare il ragionamento e riflettere sull’impatto che le tecnologie possono avere sull’essere umano. Nel libro “Noi siamo tecnologia”, ho scritto che la tecnologia non è neutra, dobbiamo intervenire, co-progettare e non lasciare che sia appannaggio solo di chi la sviluppa. Un filosofo ha competenze diverse da quelle di un fisico o di un ingegnere: perché non possono lavorare insieme per lo sviluppo di nuove tecnologie? La rivoluzione digitale è una questione di umanità, non esclusivamente di ingegneria. Per partecipare alla discussione, nel 2011, insieme a Francesco Colorni, abbiamo aperto TheFabLab a Milano sull’esperienza dei FabLab di Boston: un luogo di riflessione, ma soprattutto un laboratorio dove le cose si possano fare. “L’innovazione si fa” dice il nostro manifesto. Nel nostro Paese c’è molta teoria, ma ancora poca pratica; l’intelligenza sta anche nelle mani delle persone e bisogna allenarla. Non dobbiamo diventare tutti tecnici, ma possiamo conoscere meglio le tecnologie, fare le domande giuste, essere più partecipi. TheFabLab lo fa con le scuole, come nel caso del progetto “Da Vinci 4.0”, che abbiamo attivato a Brescia, chiedendo ai ragazzi di realizzare dei veri e propri prototipi alla fine del percorso. Lo fa con le aziende come Roche, con la quale abbiamo collaborato per la campagna “Ector the protector”, contro il fumo passivo, realizzando anche un vero e proprio prototipo, un orso di peluche che, grazie a un sensore anti-fumo, tossisce in presenza di fumo passivo o livelli di smog troppo alti. L’obiettivo di tutti deve essere quello di mettere a disposizione contesti dove poter sperimentare, discutere, immaginare il mondo del futuro insieme, in maniera collettiva e collegiale, mescolando competenze ed esperienze.

Dalla rivista Fondazioni settembre – dicembre 2023