Testimonianza di Gabriele Giacomini
per Fondazioni dicembre 2023
Gabriele Giacomini insegna Teoria politica del digitale e Sociologia dei media presso l’Università degli Studi di Udine. Fra le sue pubblicazioni: Potere digitale. Come Internet sta cambiando la sfera pubblica e la democrazia (Meltemi 2018), Il governo delle piattaforme. I media digitali visti dagli italiani (Meltemi 2022).
Il termine “Rete” oramai è diventato il sinonimo più comune per definire Internet. Ma cos’è una rete? Si tratta di una struttura formata da tanti centri. In effetti Internet non ha un unico centro: l’intelligence americana che la concepì la fece volutamente senza un punto nevralgico, così da renderla più resistente in caso di attacco nucleare da parte dei sovietici. Quindi Internet è una rete composta da tante intersezioni collegate l’una all’altra. Pensiamo alla rete del pescatore oppure a quella del ragno: anche queste strutture hanno tante parti legate l’una all’altra. Ma, mentre queste ultime sono formate da confluenze uguali, Internet è composto da nodi giganteschi e nodi microscopici. Le piattaforme come Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft (GAFAM) hanno nel web un peso gravitazionale enorme. Da queste partono miliardi di fili che lungo il percorso possono ridursi e giungere a nodi piccoli, sempre più piccoli che consistono negli utenti. Dunque, l’individuo ha un potere relativo, non comparabile a quello delle grandi piattaforme. Il singolo cittadino ha certamente la possibilità di condividere su Internet, ma può aumentare la massa critica solo se riesce a intercettare un grande gruppo di suoi simili. Altrimenti, ricoprirà sempre un ruolo marginale. Inoltre, il cittadino ha una visione parziale dell’universo digitale e questa prospettiva diviene ancor più limitata con i fenomeni del “filter bubble” e l’“echo chamber”. Questi due meccanismi sono frutto della trasformazione che sta attraversando la comunicazione nell’epoca della transizione digitale. La filter bubble è uno spazio personalizzato che mostra all’utente ciò che vuole vedere: motivo per cui i nostri social network appaiono allineati ai nostri interessi. L’algoritmo memorizza le nostre preferenze e le ripropone in un ciclo perpetuo.
“Sarà essenziale bilanciare i benefici della tecnologia con la salvaguardia dei diritti fondamentali e della privacy, garantendo che le innovazioni potenzino e non limitino la nostra autonomia e libertà di pensiero”
Anche l’echo chamber è un meccanismo per cui incontriamo in genere informazioni coerenti con le nostre visioni, che così rimangono impermeabili a idee differenti. Tuttavia, l’abitudine al confronto con il diverso in democrazia è un valore primario: senza quello si rischia di vivere in una dimensione irreale. Ecco come le piattaforme che tengono i fili della Rete influenzano la democrazia, avviando meccanismi distorcenti che generano messaggi che fanno leva su un determinato target. Le democrazie liberali occidentali mettono al centro il valore della libertà grazie a lotte secolari contro il potere autoritario. Se la tecnologia indebolisce le fondamenta della democrazia, allora può generare anche un terremoto che scuote le libertà dell’individuo o, se non altro, le modifica. La libertà nel passato era concepita come habeas corpus, una libertà che veniva violata dall’incarcerazione, dalla tortura, dall’impossibilità di circolare liberamente, tutte limitazioni fisiche, impedimenti corporei. Oggi la libertà non è più soltanto fisica, ma è diventata anche “habeas mentem”, ovvero la possibilità di scegliere liberamente le categorie concettuali con le quali vedere il mondo. Le piattaforme digitali, come detto, comportano una prevedibilità della mente umana molto efficace. Allora sarebbe opportuno porsi una domanda: che ne sarà di una mente quasi costantemente monitorata e condizionata da meccanismi tecnologici che ne limitano scelte e confronti? Sarà essenziale bilanciare i benefici della tecnologia con la salvaguardia dei diritti fondamentali e della privacy, garantendo che le innovazioni potenzino e non limitino la nostra autonomia e libertà di pensiero. Il percorso verso la protezione delle libertà in un’era digitale richiede un impegno collettivo per assicurare che la tecnologia rafforzi, piuttosto che eroda, i principi democratici.
Dalla rivista Fondazioni settembre-dicembre 2023